Un doblone per Raffaella Carrà

È esistito un tempo nel quale questo nostro oggi eclissato e sbiadito Paese è stato segnato dall’aver in corso, come moneta, la tanto rimpianta lira. Eravamo tutti più benestanti allora, ci divertivamo con minori spese: quando si aveva in tasca un bigliettone da centomila lire, ci sentivamo dei veri e propri nababbi. Che l’euro, come moneta, sia stata la più solenne truffa data al popolo italiano è cosa nota a tutti, ma c’è un altro aspetto che va considerato, partendo dalla notizia dell’Ansa, che vorrebbe a breve essere emesso un nuovo conio raffigurante Raffella Carrà. Dice il lancio d’agenzia: “La moneta con Raffaella Carrà sarà parte della Serie Grandi Artisti Italiani, chiaramente ha un valore nominale ma è una serie che interesserà soprattutto i collezionisti numismatici. Nel 2022 lo stesso omaggio era stato dedicato ad Alberto Sordi. L’attore romano era stato preferito in un sondaggio a Nino Manfredi, Pier Paolo Pasolini e Ugo Tognazzi. L’artista incisore Claudia Momoni, in quel caso, aveva realizzato una moneta in bronzital cupronichel dal valore nominale sempre di 5 euro, un taglio che non è certo in circolazione. La Carrà, nel sondaggio realizzato, ha invece vinto la concorrenza di Anna Marchesini, Anna Magnani e Monica Vitti. Dopo l’approvazione della Commissione artistica, saranno presentati i primi bozzetti con l’immagine dell’attrice e presentatrice e il ministero dell’Economia pubblicherà i decreti tecnici per il conio e l’emissione. La presentazione ufficiale della moneta con la Carrà, se la scelta sarà confermata, è programmata a gennaio 2023, in una cerimonia dedicata della Zecca dello Stato e del Mef”.

La scelta di dedicare una moneta alla nota e scomparsa show-girl è stata proposta, quindi, dai clienti del Poligrafico-Zecca di Stato in attesa, comunque, della decisione ufficiale – ma pressoché certa – della Commissione tecnico-artistica presso il ministero dell’Economia. Quindi, se sino all’anno del Signore 2001 le monete italiane hanno avuto le effigi dei nostri – e spesso universali – grandi geni del passato, quali Giuseppe Verdi o Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, o Michelangelo Buonarroti e altri ancora come Cristoforo Colombo, tanto per non restare soltanto nel campo dell’arte, il segno del decadimento culturale e non soltanto monetario ed economico dell’Italia riceve adesso questo ulteriore segnale. Affermiamo tali parole senza nulla togliere al valore e alla bravura nazional-popolare con il suo conseguente successo pluridecennale, nella nostra Penisola e in alcuni altri Paesi latini, della “più amata dagli italiani”. Ma forse – opiniamo – avrebbe avuto più senso di una grandezza ormai trascorsa l’effigiare un poeta, uno scrittore, un musicista, nel metallo bicolore.

Perché non commemorare un grande recentemente scomparso come Ennio Morricone? Un poeta come Eugenio Montale? Avevamo l’imbarazzo della scelta. E non diciamo, invece, che la scelta effettuata sia imbarazzante, ma di sicuro ci dà l’esatta cifra del livello culturale degli italiani. Oltre a ciò, ma ci porterebbe a un discorso molto, troppo ampio, senza per questo addentrarmi in settori che non sono mia competenza, quali l’economia e la finanza, dallo stato del conio in circolazione, dal suo aspetto, dalla sua estetica si potrebbero dedurne evidenti perdite di ciò che realmente dovrebbe essere il denaro, divenuto oggi sempre più volatile ed evanescente con le valute elettroniche e il suo sganciamento dall’asset aureo.

È sotto gli occhi di chiunque non voglia essere cieco come il mondo attuale – e con esso l’arte, anche quella numismatica resa ancor più preziosa dai grandi artisti del Rinascimento, che ci hanno donato monete quali veri e propri capolavori assoluti – abbia radicalmente mutato il proprio rapporto con il “dio quattrino”, osservandolo ogni giorno di più rarefarsi in flusso di bit, in attesa del suo ritorno alla base aurea.

La moneta con l’effige di Raffaella Carrà segna così, ancora una volta, quell’aspetto dei tempi ultimi che un metafisico del calibro di René Guénon ha definito efficacemente come il “regno della quantità”. La qualità, il valore, il significato persino trascendente e spirituale insito nelle monete si è definitivamente spento… non sono più l’eroismo né l’arte a campeggiare su di esse, ma la televisione e i suoi spettacoli – spesso squallidi e scadenti – a dominare questo mondo.

Aggiornato il 07 settembre 2022 alle ore 11:26