Femminicidio: famiglie vittime possono chiedere il risarcimento dello Stato

Massimiliano Annetta è un editorialista dell’Opinione e un avvocato, il primo, che ha fatto condannare l’Italia dalla Cedu per violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo. Nello specifico, non sarebbe stato in grado di evitare l’omicidio di un bambino di un anno e il tentato omicidio della mamma che aveva presentato varie denunce contro il compagno.

“Sullo Stato incombe il dovere di prevenire questi reati e, in via assolutamente prioritaria, di proteggere la vittima – ha detto il legale in una intervista all’AdnKronos – obbligo che viene ben prima rispetto ai tradizionali doveri degli inquirenti di ricercare i colpevoli di un reato già commesso e assicurarli alla giustizia. Questo obbligo è imposto dal recepimento delle norme sovranazionali: penso alla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, ma anche, e soprattutto, alla direttiva dell'Unione europea numero 29/2012, che lo Stato ha ratificato da anni, ma che ancora fa fatica ad applicare compiutamente”.

In pratica, la sentenza della corte di Strasburgo ha puntato la lente di ingrandimento sulla magistratura, che sarebbe rimasta immobile davanti ai rischi che correva la donna, che ha ricevuto 32mila euro come risarcimento. Mettendo da parte la cifra simbolica, è emerso un principio: la tragedia poteva essere evitata, se ci fosse stato un intervento immediato seguendo le misure previste dalla legge.

Annetta poi, sulla scorta del recente fatto di cronaca, che visto Alessandra Matteuzzi uccisa dall’ex compagno Giovanni Padovani, denunciato un mese fa per molestie, ha raccontato sempre all’agenzia di stampa: “Non conosco nel dettaglio il caso di Bologna, posso soltanto dire che, se sussistessero i medesimi presupposti anche in questo caso, e, più in generale, in tutti i casi in cui le vittime abbiano sporto denunce rimaste inascoltate, può essere immediatamente proposto ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo per chiedere allo Stato un risarcimento in conseguenza della violazione dell’obbligo di protezione della vittima”.

Uno degli obblighi imposti allo Stato dalla direttiva europea, ha proseguito Annetta, “è quello della formazione degli operatori: la norma europea prevede che tutta la “filiera” degli inquirenti e degli operatori – dal commissario di paese sino ad arrivare al pubblico ministero e al giudice – siano adeguatamente formati, e conseguentemente responsabilizzati, per l’attivazione immediata di tutte le procedure di ascolto e protezione della vittima. Le norme, come le idee, camminano sulle gambe degli uomini, e se queste non sono forti non vanno lontano”.

Aggiornato il 29 agosto 2022 alle ore 12:06