Ricomperare via Solferino, costa 70 milioni a Rcs

Non tutto va male nell’editoria. Il mondo della comunicazione e dell’informazione italiana resta debole nonostante le spinte del digitale. Le criticità risalgono agli anni passati, quando soprattutto non si è pensato a collegare la formazione dei giovani alla lettura. La crisi economica che si protrae dal crollo delle banche americane del 2008 e la mazzata della pandemia da Covid degli ultimi due anni hanno inciso, profondamente, sulle modalità d’informarsi da parte di milioni di cittadini. I più giovani hanno trovato rimedio nei telefonini, nei tablet, nei social. I più anziani ricorrono sempre più spesso all’ascolto dei telegiornali nazionali o locali e nella miriade di trasmissioni cosiddette di approfondimento.

I quotidiani e i periodici arrancano. Uno spiraglio di vivacità viene dal Corriere della Sera che il dinamico editore del gruppo Rcs, della tv “La7” e di Cairo Communication, Urbano Cairo, sta riportando ai vertici delle eccellenze giornalistiche europee. Per crescere “l’informazione è decisiva” ha osservato durante la tappa finale a Milano del “Ceo talk di Rcs Academy” e “la transizione ecologica è un elemento chiave per il futuro del mondo produttivo”. Alla base delle nuove sfide del giornalismo c’è anche la riconversione del capitale umano sulla quale stanno investendo i grandi gruppi del web come Google. Lo scenario mondiale vede cinque miliardi di persone connesse a Internet, con 30 miliardi di device (dispositivi, periferiche) che fanno in modo che l’economia della conoscenza pervada ogni aspetto della nostra vita.

Dopo due anni di choc per la pandemia sanitaria qualcosa si muove nel mercato della pubblicità, che chiuderà l’anno con una piccola perdita dell’uno per cento a fronte di una tenuta complessa di otto miliardi. Gli effetti combinati di un’inflazione vicina al 10 per cento e dell’incertezza per il prolungarsi della guerra in Ucraina potrebbero determinare un aggravamento della situazione, senza correttivi fiscali per gli investimenti pubblici come sollecitato dal presidente dell’Upa (Utenti pubblicità associati), Lorenzo Sassoli de Bianchi, nell’ultima assemblea annuale.

I dati per il Corriere della Sera li ha snocciolati Cairo. Il quotidiano di via Solferino ha riconquistato copie in edicola, raggiungendo quota 257mila al giorno, mentre gli abbonamenti digitali (on-line) sono passati a 439mila, superiori di due volte rispetto al 2019. Queste prestazioni hanno consentito al quotidiano diretto da Luciano Fontana di distanziare il concorrente “La Repubblica”, giornale guidato da Maurizio Molinari, di oltre 100mila copie. L’obiettivo di lungo periodo è il raggiungimento di un milione di abbonati per inserirsi nella scala dei big dei quotidiani europei.

È stato quindi motivo di soddisfazione la chiusura positiva della controversia che durava dal 2013 sulla sede di via Solferino venduta agli americani di Kryalos e Blackstone dalla precedente cordata che guidava il gruppo Rcs. Per 70 milioni la sede storica è tornata di proprietà del gruppo Rcs. Al recupero di un simbolo del giornalismo italiano e mondiale si aggiunge il risanamento economico iniziato dal 2016 da Cairo, con l’azzeramento di un debito che era salito a 430 milioni e che aveva comportato pesanti sacrifici ai giornalisti e ai tipografi con pensionamenti, prepensionamenti, ristrutturazioni aziendali e nuovi piani editoriali.

Il palazzo in stile liberty, austero ed elegante, fu inaugurato nel 1904 all’interno del quartiere Breda. Dopo i mitici direttori Eugenio Torelli Viollier e Luigi Albertini sono ormai 118 gli anni di storia e cultura.

Aggiornato il 18 luglio 2022 alle ore 11:20