Maturità: Pascoli e greggi

Astariti è la dimostrazione vivente che la scuola italiana funziona con chi non ne ha bisogno!”: così Silvio Orlando (alias il professor Vincenzo Vivaldi) si sfoga agli scrutini finali nel film La scuola (1995) di Daniele Luchetti, parlando di un “primo della classe”. Perché “Astariti non c’ha i capelli tagliati alla moicana, non si veste come il figlio di uno spacciatore, non si mette le scarpe del fratello che puzzano. Astariti è pulito, perfetto”.

Ma il concetto di perfezione, si sa, è relativo. Come accaduto di recente: un insegnante di un istituto superiore di Orzinuovi, in provincia di Brescia, mette a nudo un errore apparso, a suo dire, nelle tracce proposte per il tema di italiano della prima prova di Maturità andata in scena il 22 giugno. Nel dettaglio, al centro della querelle la nota del ministero in merito al femminil lamento di Giovanni Pascoli.

Il docente, al Giornale di Brescia, spiega: “Il ministero nella nota numero 8 della poesia di Pascoli La via ferrata attribuisce il femminil lamento citato dall’autore al fatto che i fili del telegrafo emettono un suono che talora pare lamentosa voce di donna”. Ma “in realtà non è così. Il lamento viene paragonato da Pascoli al treno e non al telegrafo”.

Il ministero dell’Istruzione, da par sua, precisa che “le note non sono state elaborate dagli estensori della traccia, ma sono tratte dall’edizione citata come fonte. Nel caso della poesia La via ferrata, la nota in questione è tratta da Poesie di Giovanni Pascoli, Garzanti, Milano, 1994, note a cura di Maurizio Cucchi, poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista italiano”. Insomma, un colpo di tacco che forse anche il buon Gianpaolo Astariti avrebbe fatto. Perché la perfezione, alla fine, è relativa. Come insegna La scuola (italiana).

Aggiornato il 24 giugno 2022 alle ore 10:48