Libertà, Libertà, Libertà!

I sistemi sociali tendono a riequilibrarsi, o in forma restaurata o in forma rivoluzionaria. La forma restaurata cerca di ritornare alla fase precedente il mutamento. La forma rivoluzionaria cerca un ordine diverso e innovativo. Le ragioni di questi cambiamenti, falliscano o si attuino, secondo alcune teorie sono provocate dalla invenzione dei mezzi di produzione. È una teoria semplice abbastanza motivata. Se, poniamo, viene inventata la macchina che permette i prodotti in serie, è pressoché impossibile che il prodotto artigianale regga, e quindi un diverso soggetto entra nei sistemi sociali. Nel caso del prodotto della produzione in serie dovuta alle macchine, entrano nella scena sociale il borghese proprietario delle macchine e il proletario proprietario della sua forza lavoro e sparisce o si attenua l’artigiano. E questo avviene in ogni epoca, secondo le circostanze specifiche.

Siamo in presenza di una modificazione dei sistemi produttivi che necessariamente esige con i nuovi soggetti nuove strutture istituzionali, una nuova politica? Pare proprio di sì. Attualizziamo la teoria. Le multinazionali e la globalizzazione che ne è il risultato, giacché le multinazionali producono per il globo, quindi necessitano di una diffusione mondiale, non sopportano barriere nazionali, culture localizzate, prodotti specifici, tendono alla merce globale in un mondo globalizzato, quindi sovranità specifiche, limiti, renitenze, resistenze, sono vetriolo negli occhi dei globalisti, insopportabile, li rendono furibondi.

Il mondo è interpretato secondo i presunti ostacoli che la merce globale incontra e le multinazionali devono affrontare. Riattualizziamo la situazione, la globalizzazione che sembrava trionfante dopo il crollo del sistema sovietico, ha paradossalmente creato l’antitesi. Come mai? Perché la globalizzazione ha bisogno di mano d’opera a basso costo, di mercati, territori, materie prime, e inevitabilmente sviluppa il nemico, lo crea addirittura. È il caso della Cina e della Russia. La globalizzazione ha creato la Cina per avere lavoratori a basso costo e ha potenziato la Russia per avere materie prime a basso costo.

Ma i teorici del capitalismo occidentale non sono minimamente ingenui, tutt’altro, sono veri e propri teorici della politica e stanno inventando, in qualche modo hanno inventato, il modo per sgonfiare quei nemici che loro hanno provocato. Ma come si fa a sgonfiare la Cina e la Russia? Questo è il problema. Una delle possibilità è non avere più rapporti economici e poiché soprattutto l’Europa ne aveva con la Russia ma anche ovviamente con la Cina, si ricorre alla vecchia formula delle sanzioni, il divieto di commerciare. Ma le sanzioni sono sempre a doppia faccia, possono anche danneggiare chi sanziona ed è quel che sta accadendo.

E allora si ricorre a qualcosa molto più grave delle sanzioni, ossia l’atto estremo, la guerra. Ormai è inutile farsi illusioni, vi è una specifica e netta concezione e convinzione di pensatori, diciamo, occidentali i quali ritengono inevitabile la globalizzazione governata dall’Occidente, ma che può attuarsi solo annientando, debilitando i paesi antagonisti Russia e Cina. Ma non basta, anche annientando e debilitando i propri cittadini, e far loro sopportare la crisi, addirittura provocarla per stremarli, riducendoli così eterodiretti, impauriti, impoveriti, malati da non avere la forza di reagire, di opporsi, di ribellarsi, di criticare, con un sottilissimo accrescimento debilitante: colui il quale critica, dubita, protesta, è asservito al nemico, responsabile dei mali.

A questo punto non resta che sottomettersi, obbedire, temere di essere punito e ringraziare di non essere massacrato, considerando straordinario sopravvivere, anche con la fame, la penuria, che sarebbero danni minori rispetto alle malattie, alla guerra, al dominio del “nemico”. Perché tutto questo? Semplicissimo, perché la crisi dei sistemi economici occidentali è tale e tanta che si può controllarla solo asservendo il cittadino, ma nello stesso tempo la falsificazione è tale e tanta che non si ricorre a forme dittatoriali, ma si dice che non bisogna favorire il nemico, che bisogna pensare alla salute, che i tiranni sono gli altri, in maniera che il cittadino si schiavizza volontariamente. Convincere il cittadino ad asservirsi volontariamente è il capolavoro dei mezzi di comunicazione. La schiavitù ti rende libero, è questo il progetto che dovrebbe governare il mondo?

Annientare con la guerra gli ostacoli o debilitarli? Annientare il dissenso interno, la protesta con l’incubo di favorire il nemico o di non tutelare la salute? È così. Si tenta di soffocare il dissenso interno dovuto alla crisi interna ai nostri sistemi accusandolo di favorire il nemico, ripeto o che la crisi ci viene dal nemico. Ma è un tentativo. Vi sono delle controindicazioni radicali. Nessuno può prevedere le conseguenze della guerra, nessuno può essere sicuro di controllare il popolo convincendolo di rendersi servo, nessuno può essere certo che un solo paese può dirigere il mondo, nessuno può scindere gli avvolgimenti economici.

Al dunque, rischieremmo l’apocalisse della guerra e dell’immiserimento debilitante con esiti realmente apocalittici, non di un nuovo ordine, ma l’apocalisse non controllata. Sarebbe dunque opportuno, necessario, indispensabile, cercare una strada meno apocalittica. Perché avere tanta sfiducia nell’Occidente da pensare che solo la guerra può salvarci e che i nostri popoli possono governarsi impoverendoli, vietando la critica, rendendoli controllati, microchippati? Non è salvezza dell’umanità. E se ne pala come ipotesi da avverare. Sarebbe questa la difesa della civiltà occidentale? Credo che verrà tentata questa “soluzione”, tra guerra e impoverimento e popoli annichiliti al guinzaglio dei convincenti mezzi di comunicazione e ritrovati immissivi che orientano dall’esterno. Un tentativo ci sarà, c’è.

Ma credo che l’umanità non farà questa fine servile. Vi è un serpente animoso che non accetta guerra, miseria, e suggestioni orientativi per farsi dominare. E se la libertà è la nostra conquista e diciamo di lottare per mantenerla ebbene cominciamo a mantenerla da noi per noi. Sarebbe, è un paradosso lottare in nome della libertà negandola a noi. E, senza retorica, se siamo capaci di mantenere la libertà di opinione, qualcosa di salutare uscirà. La morte è sempre al seguito di chi nega che si possa dire: sbagli. Se tu sbagli e non posso dirti sbagli, pensa, finisci nell’abisso credendo di salvarti. Innanzitutto, libertà. E le vie di scampo si apriranno.

Aggiornato il 09 giugno 2022 alle ore 09:50