Denatalità, l’Italia destinata a sparire

Se le nascite continueranno a calare, l’Italia si ritroverà senza popolazione”. La preoccupazione è stata formulata da Elon Musk. Il miliardario di Tesla ha esaminato i dati della denatalità, verificando che il nostro Paese ha una preoccupante curva negativa. Secondo uno studio di Dinamica demografica, nel 2021 la popolazione residente in Italia è scesa ancora dello 0,4 per cento. Tra spinte immigratorie, profughi dalle guerre e stranieri che si trasferiscono, gli italiani sono diventati un’etnia protetta. Magari l’italianità avrebbe bisogno di progetti di sostegno, i quali invece mancano. E non è solo un fattore statistico, perché l’“italianità” ha significato a lungo “genio italico”.

Molti penseranno che sia una mentalità conservatrice che lambisce il razzismo, che nel mondo globalizzato e delle politiche sull’immigrazione è italiano chiunque viva nello Stivale. E dunque, se un uomo di colore vince i 100 piani con la maglia Italia sul podio, è diventato un beniamino tricolore. Tutto vero in parte, ma quel nucleo fondativo che nei secoli ha trasferito la genialità della forma mentis latina e greca si va sempre più smarrendo. Questo dovrebbe sollevare preoccupazione e misure opportune, ma negli ultimi anni la sinistra, che ha strappato più governi, ha imposto la sua mentalità civica, fondata sui bonus e facilitazioni, a qualunque gruppo estero in difficoltà che è giunto nel nostro Paese, per trovarvi dimora e ristoro. Un modo per divorare i fondi europei e stravolgere i partiti tradizionali.

Lavoro e studio pochissimo, per cui non abbiamo acquisito manodopera o integrato lavoratori giovani che ci pagheranno le pensioni, come si dice. Abbiamo aperto le porte dell’Italia a una invasione estera, come ai tempi dei “normanni” (uomini del Nord), che calavano al solo scopo di saccheggiare fino a Carlo Magno, che poi nella notte dell’800 si incoronò. La nostra condizione attuale è di saccheggio. Tutti vogliono venire in Italia, in Europa, per godere dei benefici, per sfuggire ai propri Paesi con guerre e dittature, e fare razzia, interpretando “la fratellanza” espressa anche dal Papa nell’ultima enciclica come “il diritto ad avere”, secondo altre culture e religioni fondate su sensi diversi dello spirito. Questi stranieri, che poco lavorano e molto consumano, fanno figli sia perché è loro tradizione e sia perché riprodursi è il modo di beneficiare copiosamente di diritti e sostegni. Tutto a discapito del made in Italy. Ma quando si sarà logorata questa peculiarità, cosa resterà del nostro mondo e dei nostri assi vincenti?

I post-sessantottini, quelli che a scuola volevano il “6” politico e si lamentavano di tutto, pare ci godano. Inoltre, con il gender e la propaganda omosessuale le coppie eterosessuali che si formano sono sempre meno. E sempre più confuse e smarrite. I giovani convivono per lo più senza figli. Femminicidi, divorzi e famiglie sbandate hanno logorato l’immagine della romanissima “mamma dei Gracchi” per cui i figli erano gioielli. Nonostante l’inversione di tendenza delle star, che dai Ferragnez alla coppia Paolo Ciavarro-Clizia Incontrada (o Belén Rodríguez-Stefano De Martino) espongono i loro neo-bebè come un trofeo sui social, a dimostrare che bimbo è bello” e che fare figli è un’industria fiorente. Ma la campagna attecchisce poco. I figli sono pensieri, oggigiorno. Sono costi, sono grane tra coniugi all’inevitabile separazione e anche la scuola batte una ritirata spaventosa.

Non che all’estero vada meglio. Una flessione drastica della procreazione si è registrata anche in Giappone, Stati Uniti – dove ormai da 50 anni la curva del rimpiazzo generazionale è sotto di parecchio – a Hong Kong e in Corea. Il Covid e i conseguenti lockdown hanno ferito anche quei Paesi per cui procreare era l’unico destino femminile. Molti pensano che “siamo troppi”: la popolazione mondiale ha sfiorato gli otto miliardi di individui e nel 2050 potrebbe raggiungere i 50. I Paesi con il più alto tasso di fecondità sono il Niger, la Guinea, il Burundi (dal 6 al 5 per cento) e in genere gli Stati africani e asiatici.

Del tema se ne è occupata anche la regista Cristina Comencini, che il 30 maggio scorso ha scritto un articolo sul Corriere della Sera, in cui ha sostenuto che “fare un bambino non ha mai avuto un valore pubblico, oggi non ha più un valore privato”. E ha coniugato il calo del desiderio di maternità con la pillola, l’aborto e tutte le misure che hanno scisso l’atto sessuale da quello riproduttivo. Si fa sesso, ma non amore. Le nostre nonne dicevano così, che l’amore era la famiglia. Ma gli anni Settanta hanno imposto la rivoluzione sessuale e oggi ne paghiamo il conto. Si fa un gran parlare di emancipazione femminile, per cui la donna accantona o ritarda l’idea della maternità per raggiungere ruoli e soddisfazione. La sterilità intanto aumenta e procreare diventa sempre più difficile con il figlio unico sempre più gettonato. Sino alle contraddizioni estreme, per cui nascono cliniche per “maternità surrogate” per coppie omosessuali che non vogliono rinunciare al figlio. Oltre all’etica e alla religione, le nuove abitudini snaturano l’economia sbandata, costosa e infelice.

Tra femminismi, immigrazioni, gender e sessismo è giunta l’ora di una bella inversione di tendenza. Compito della politica, destinata a colmare questo vuoto, è saper fare proposte nuove, avere fantasia, sconvolgere l’omologazione castrante e il paradigma femminista-sessista riformulando eterosessualità-famiglia-lavoro-tempo libero. Ci vuole molto a immaginare meno bonus per i migranti prolifici e più incentivi per gli italiani e le donne-mamme? Elon Musk, che ha sette figli, ha incoraggiato anche i ricchi, che sono diventati sterili e avari di genitorialità: “Fare figli è necessario ad accrescere il patrimonio”.

Aggiornato il 31 maggio 2022 alle ore 11:38