Sulla libertà

Un fantasma visibile si muove nei cieli e sulla terra delle democrazie occidentali, il Fantasma della “Illibertà”. Chi non vede tale spettro è cieco, mente o vanta un nostro merito che stiamo perdendo. Quando la libertà è sottomessa al dualismo radicale, cessa di esistere. Se il vaccinato era nel vero e nel giusto e lecito, e il non vaccinato volontario era nell’ingiusto, illegale, dannabile, non vi è quel “medio” che è appunto la libertà. Se chi è contro la Russia ed il suo Presidente è nel vero, nel giusto, nel consentito e chi ha renitenze, dubbi e obiezioni non è addirittura autorizzato a parlare e considerato traditore dei valori occidentali, perdiamo quel “medio” che ci rende liberi. Al dunque, in nome della libertà stiamo pugnalando la gola della libertà. Per difendere la libertà togliamo libertà.

Ma come è concepibile affermare la libertà se impediamo ad altri di essere liberi? Si dice: impediamo la libertà a chi sostiene l’errore e mette a repentaglio la libertà, la salute, l’interesse nazionale. Ma come faccio a sapere che vi è tale rischio se ne impedisco l’espressione? Potrei sostenere il contrario, che sotto le sembianze di correre dei rischi impedisco il dissenso. Entrambe le ipotesi sono affermabili. Chi governa può ostracizzare la critica dandole connotazioni di eversione. Però, la critica può effettivamente essere eversiva. Allora? Ecco la necessità della libertà. Perché è nella manifestazione di questa che possiamo valutare se abbiamo da fronteggiare eversione o critica.

Se per esempio un gruppo di terroristi piazza bombe, abbiamo a che fare con eversivi, se un gruppo di intellettuali vuole discutere abbiamo a che fare con la critica. Non è così, troppo semplice. Le parole sono esplosive? Giustissimo. Ma se l’opinione equivale ad un esplosivo e la impediamo, non ci rendiamo liberali. È in tale equiparazione che i sistemi si differenziano: quando la parola viene considerata un esplosivo. A parola va contrapposta parola, non la recisione amministrativa. Dicono: i non vaccinati mettono a rischio la salute pubblica. Dicono: gli estimatori del Presidente russo mettono a rischio l’interesse nazionale. Fatemi parlare e dopo vedremo, se non mi fate parlare non sapremo se ho torto. Dicono: se ti faccio parlare puoi dire qualcosa di danneggiante. Dico: come fai a sapere che danneggio se non mi fai parlare. Dicono: chi governa ha il diritto a stabilire regole. Dico: il cittadino ha il diritto di discuterle. Dicono: una volta stabilite bisogna rispettarle. Dico: rispettarle non significa non discuterle.

Come è noto, le polemiche all’infinito non recano soluzione. È come dire: Dio ha creato il mondo ma chi ha creato Dio? Di solito si risponde, Dio non è creato. Altrimenti: un Dio ha creato Dio, un Dio ha creato Dio. Ma i filosofi sostengono la non razionalità dei processi all’infinito. Ci vuole un punto fermo, assiomatico, fondato come valore indiscutibile ma non dimostrabile. Un assunto. O abbiamo fede nella facoltà critica o la riteniamo un azzardo da ritirare secondo le circostanze. Decise da chi? Da un potere che ha vantaggio nel contrastare il rischio della libertà critica (Benedetto Croce opportunamente definì “religione della libertà” la sua convinzione. Quindi “fede” come è nelle religioni). Se al momento di una libera critica sanzioniamo immediatamente e scorgiamo pericolo da intimidire o sanzionare, non solo non vi è “fede” nella libertà ma addirittura la libertà diventa mezzo per reprimere.

La libertà non si difende eliminando la critica ma lasciandola… libera. E se esce danno? Non più di quanto reca danno la illibertà. Infatti, perché mal giudichiamo le società illiberali? Perché eliminano il bene della libertà. Dunque, noi per combattere le società illiberali dovremmo combattere in noi la libertà? È contraddittorio. Ma sono discorsi di teorizzazione. Nella sostanza storica, situazionale: le democrazie occidentali vivono la situazione più impervia della loro storia. Il capitalismo non dà occupazione a causa della automazione e del contrasto con paesi che producono a costi competitivi vincendo nei mercati. La “transgenesi” altera i sistemi alimentari e biologici. Il controllo sociale con i mezzi di comunicazione orienta l’opinione pubblica, la sottomette unilateralmente.

Per sostenere questo marasma occorre tenere a freno la protesta. Niente di più provvidenziale che fare passare la protesta come un pericolo sociale. Ma se questa diventa un pericolo noi non siamo più società liberali. Siccome non vogliamo riconoscerlo fingiamo che sia eversione la libertà. Ma questa sarà difesa da chi scopre che il rischio non è nella critica ma nel far concepire la critica come eversione, e ad ogni attimo minacciare bandi e sanzioni. Non prevarranno. La libertà ha vinto fascismo, nazismo e comunismo. Vincerà anche quanti per non saper sciogliere la crisi dei nostri sistemi mettono la museruola ai critici dei vaccini e agli estimatori della cultura russa. In entrambi i casi la realtà (il pensiero critico come protesta sociale) prevarrà sull’ostracismo. I vaccini ormai sono problematici, con la Russia sarà indispensabile trovare soluzioni comuni. Al dunque, se vogliamo distinguerci dalle società illiberali che combattiamo dobbiamo accettare un dissenso interno. Altrimenti avremmo la stravagante situazione di combattere società illiberali rendendoci illiberali.

Aggiornato il 14 aprile 2022 alle ore 11:35