Al Nord si concentra il maggior numero di persone in povertà assoluta

Con molta approssimazione e ignoranza dei numeri, quando si ipotizzano nuove misure per il contrasto della povertà si fa riferimento al Mezzogiorno, come se al Nord il fenomeno fosse inesistente o comunque tale da non destare allarme sociale. È una impostazione miope, ma soprattutto sbagliata. I dati Istat elaborati dal Censis, contenuti nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2021, dimostrano tutta l’infondatezza dell’assunto secondo cui la povertà sia concentrata al Sud. Vediamo i dati: le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta sono di poco superiori a due milioni. Erano 980mila nel 2010, quindi sono aumentate del 104,8 per cento in soli undici anni.

L’incremento del numero delle famiglie cadute in povertà, tuttavia, non è omogeneo e colpisce maggiormente il Nord (+131,4 per cento) rispetto al Centro (+67,6 per cento) e al Sud (+93,8 per cento). Nel primo anno di pandemia, il 65 per cento delle famiglie cadute in povertà assoluta risiede al Nord. Complessivamente, le famiglie in povertà assoluta sono 942mila al Nord, 290mila al Centro e 775mila al Sud.

È evidente che il Nord industriale paghi maggiormente la crisi economica e lo stop a settori produttivi che è stato imposto dalla pandemia. Il blocco delle attività ha avuto come conseguenza che in tanti si sono ritrovati privi di reddito o, comunque, con redditi fortemente ridotti che hanno fatto precipitare le famiglie sotto la soglia di povertà. Il luogo comune di un Nord ricco e di un Sud in situazione di povertà deve essere superato in base alla cruda realtà dei numeri, soprattutto per quanto riguarda la corretta destinazione di misure di sostegno.

Aggiornato il 08 aprile 2022 alle ore 11:29