
Come si distrugge una società civile, un mondo intero? Con i bombardamenti? Con le pandemie? Con un’economia capitalistica iper-sospinta all’estremo? Non solo, forse il modo migliore e meno appariscente, quasi un veleno invisibile ma mortale, è il privare i cittadini delle proprie basi culturali, eliminandole sin dalla prima età negli istituti scolastici. È quanto sta avvenendo da tempo in alcuni atenei anglosassoni e americani, ma adesso ci giunge notizia dal quotidiano El Mundo che il Governo spagnolo ha dato il permesso di togliere la Filosofia e l’insegnamento cronologico della Storia nell’istruzione secondaria obbligatoria del Paese.
Dunque, una Storia insegnata a grandi linee, priva di dettagli fondamentali, non cronologica e soprattutto privata del supporto della disciplina consorella che è la Filosofia, equivale a far sì che gli studenti più giovani, smettano – ammesso che abbiano mai cominciato – d’interrogarsi sul perché delle cose, perdano ogni senso degli eventi passati e dunque qualsiasi capacità di comprendere cosa li abbia condotti dai secoli addietro ai nostri giorni. Tali studi verranno sostituiti da “Valori civici ed etici” comprendenti “memoria democratica”, “ecofemminismo”, “etica della cura” e “diritti Lgbtiq+”. Inutile forse commentare, perché già questo spiega tutto il disegno neanche così sottile che si estende sotto questa azione di deculturazione condotta in maniera sistematica. Questo tentativo è tuttavia in corso da anni anche qui in Italia, ancora non riuscito ma per quanto tempo ciò possa continuare è difficile a stabilirsi. È il sogno proibito della sinistra italiota, sin dagli anni Sessanta, e non è un segreto per nessuno, in minima parte ostacolato dall’opposizione di destra, non dimentichiamolo.
Intanto, per distrarre l’attenzione della gente dai tragici fatti che stanno incendiando l’estremo Est dell’Europa, per far sì che non si comprenda come siamo giunti a una fase di una “resa dei conti” ben più antica della Nato, dell’Unione europea e della stessa Russia, gettando cortine fumogene sul genocidio sistematico perpetrato negli ultimi secoli dai “signori oscuri dell’economia”, sempre la cronaca scolastica crea il caso – risibile e irrilevante sotto ogni punto di vista – di una preside ancora piacente (oggi le definiscono Milf, ai tempi in cui io ero al liceo c’erano altri termini ma il concetto era equivalente) che presa dalla passione e quindi spinta a soddisfare le proprie voglie – come canta Fabrizio De André – instaura una liaison con un proprio alunno maggiorenne, seppur da poco.
Non citerò quindi come fatto da troppi, i film con liceali, professoresse, ripetenti e altro della nostra gioventù, con Alvaro Vitali e Gloria Guida, con Lino Banfi e con Edwige Fenech, perché sappiamo tutti – anche se gli ipocriti moralisti non lo ammetteranno mai – che il “sogno erotico” di un qualsiasi studente (anche irrealizzato il più delle volte) è sempre stato quello di godere delle grazie muliebri di qualche procace insegnante. Una forma di vendetta del discente sulla docente? O più freudianamente una forma di transfert edipico non sta a me dirlo, dacché non sono uno psicologo, affermo però che non soltanto il caso della preside del liceo Montale di Roma, Sabrina Quaresima – mi si perdoni il lazzo ma di mortificazione delle carni, fortunatamente ne vedo poche – parrebbe edificato artatamente, ma vorrei che si ponesse il pensiero invece sulla comune pratica, diffusa ma certo non di tutti, nelle Università italiane dove spesso docenti, molto più in là con gli anni, intraprendono relazioni affettuose con le loro studentesse. È sempre successo, accadeva quando – raramente – frequentavo l’Università e l’ho visto innumerevoli volte. Si sa, è così, e allora vogliamo usare una doppia morale? Anzi un dubbio, bieco, ipocrita, puritano moralismo? La donna adulta e insegnante, ancorché preside in questo caso, non può avere una relazione amorosa con un suo alunno maggiorenne e consenziente pena l’essere posta alla gogna mediatica, e invece nessuno s’indigna se un barone universitario si accompagna a una propria allieva dalla quale lo separano molti anni, tanti da poterne essere più che padre, addirittura avo?
Suvvia, ci si tolga quelle maschere incartapecorite di falsità e bigottismo, laddove si è sempre pronti a elargire buoni consigli – non richiesti peraltro – quando non si può dare il cattivo esempio.
Aggiornato il 04 aprile 2022 alle ore 10:32