Carta e pirateria: allarme editori

Carta cara e pirateria in aumento. Due allarmi lanciati in pochi giorni dal presidente degli editori, Andrea Riffeser Monti. Tutta la filiera dell’editoria sarebbe a rischio e gli editori stanno già riducendo la foliazione dei quotidiani e dei settimanali. Cosa sta accadendo? In sei mesi a causa della crisi economica, dell’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti, della scarsità dell’alluminio sui mercati internazionali si è registrato un incremento esponenziale dei costi. Fare informazione di qualità e diffonderla sta diventando, osserva il presidente della Fieg, sempre più difficile. Tutto il settore della carta sta soffrendo situazioni impreviste con l’aggravante dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La carta viene importata in gran parte dai Paesi dell’Europa del nord, mentre il reperimento dell’alluminio è reso più complesso e costoso dal caro carburanti. Gli alti costi dei trasporti (benzina, diesel, metano) si ripercuotono sulla distribuzione dei giornali e riviste nei 26mila punti vendita italiani. Per Riffeser Monti occorre che il Governo e il Parlamento varino nuovi provvedimenti di sostegno del settore, in quanto gli aiuti che erano previsti nel Decreto “Sostegni” non sono ancora arrivati alle aziende.

Gli effetti ricadono su tutta la filiera e quindi, osserva Riffeser Monti, “rischiamo di dover sospendere le pubblicazioni, mettendo in difficoltà tutti: giornalisti, poligrafici, distributori nazionali e locali, edicole”.

Quali le soluzioni immediate? Secondo gli editori trasferire immediatamente alle imprese le risorse per il sostegno al settore già stanziate e prevedere più significativi interventi sul mercato della carta e dell’energia. Il secondo fenomeno è quello della pirateria editoriale: sono stati accertati ben 322mila furti al giorno, con una perdita di 250 milioni di euro per i giornali e di 770 per i libri. Secondo gli ultimi dati contenuti nel rapporto Ipsos, gli italiani che usano illegalmente materiale editoriale sarebbero il 35 per cento del totale.

La portata del fenomeno secondo il presidente dell’Associazione italiana degli editori è allarmante e in crescita. Le case degli italiani sono inondate da fotocopie illegali, file digitali messi in circolazione oltre le norme anche attraverso lo scambio tra soggetti di password riguardanti gli abbonamenti. Nel corso della ricerca è stato tentato di individuare in dettaglio le categorie dei pirati. È risultato che l’80 per cento degli studenti universitari e il 50 per cento dei professori praticano la pirateria editoriale. La conseguenza è anche una perdita di posti di lavoro: circa 5mila diretti e 13mila indiretti. Non è facile raggiungere un utilizzo sano degli strumenti digitali. È comunque una questione di costume, culturale. L’associazione che ha presentato i dati al ministero della Cultura ha quantificato in 1,88 milioni di euro il danno complessivo sul Prodotto interno lordo.

L’allarme è stato recepito dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Giuseppe Moles, secondo il quale occorre mettere insieme un pool costituito da esperti dell’Agcom e della Guardia di finanza per operare chiusure e sequestri dei canali di diffusione illegale. Servono iniziative che spingano verso comportamenti virtuosi, tra questi incentivi che accompagnino i giovani all’acquisto di regolari prodotti editoriali. A costi ragionevoli. La sfida all’educazione digitale dovrebbe partire, comunque, dalla scuola ma l’anno scolastico sta avviandosi alla conclusione in un mare di guai che non derivano solo dal Coronavirus.

Aggiornato il 31 marzo 2022 alle ore 11:50