L’Italia non ha l’indipendenza alimentare

La crisi internazionale e l’impennata dei prezzi delle materie prime hanno messo drammaticamente in luce quali possono essere le conseguenze della non autosufficienza energetica e della dipendenza dall’estero. Ma c’è un altro settore, ancor più vitale, nel quale l’Italia non è autosufficiente: quello alimentare. Importiamo in grandi quantità prodotti di prima necessità quali carne, pesce, mais, frumento, latte, patate, orzo, e zucchero, ma anche prodotti tradizionali come l’olio di oliva. Siamo esportatori, invece, di vino, formaggi e pasta, anche se quest’ultima è prodotta perlopiù con grano d’importazione a causa dell’insufficienza della produzione nazionale. Il saldo della bilancia dei pagamenti dei prodotti alimentari è storicamente negativo e solo dal 2019 fa registrare un modesto surplus, determinato soprattutto dall’aumento delle esportazioni di vino e uva. Per il resto, dipendiamo fortemente dall’estero.

L’attacco russo all’Ucraina sta facendo emergere i nostri limiti e la Borsa merci di Bologna, dove si decidono i prezzi dei prodotti agricoli, fa registrare rincari giorno dopo giorno, soprattutto per quanto riguarda l’import, con grano, mais e soia in testa. Non è una sorpresa, se si pensa che Russia e Ucraina sono entrambe grandi produttrici e che non si sa neppure se l’Ucraina quest’anno riuscirà a fare il raccolto. Le ripercussioni potrebbero farsi sentire anche in altri settori, perché il mais (che scarseggia e che ha fatto registrare un più 28 per cento del prezzo dall’inizio della guerra) è alla base dell’alimentazione degli animali da stalla. Possibili ripercussioni potranno aversi su tutte le produzioni alimentari di origine animale, fino a latte, uova e derivati.

Recentemente, una nave che trasportava mais diretto in Italia si è arenata nello stretto dei Dardanelli: il fatto in altri tempi sarebbe passato inosservato, ora invece la notizia è finita sui giornali. L’abbondanza a cui siamo abituati ci ha portati a dare per scontato che la filiera alimentare sia in grado di soddisfare i bisogni alimentari di tutta la popolazione italiana, ma è evidente che non è così. L’autosufficienza alimentare non è meno importante di quella energetica. E non si deve arrivare al caso limite della piccola Ungheria, dove il governo ha bloccato le esportazioni di prodotti alimentari riconoscendo un diritto di prelazione allo Stato ungherese per assicurare gli approvvigionamenti, minando, in questo modo, il principio di libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione europea.

Aggiornato il 14 marzo 2022 alle ore 11:21