8 marzo, politicamente corretto e follia dilagante

Capita che lo scorso 8 marzo, giornata internazionale che celebra le donne, la prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, abbia presentato le scuse formali  alle migliaia di donne perseguitate in Scozia più di 5 secoli fa come streghe, e per questo torturate e mandate al rogo. Mi domando: perché un primo ministro, oltretutto donna, ha sentito il bisogno di scusarsi per azioni sicuramente condannabili ma commesse cinquecento anni fa? Ah già, il politicamente corretto impone di prendere atto degli errori del passato e fare ammenda (mi chiedo come, dato che scusarsi non riporterà in vita le persone ingiustamente uccise).

Davanti al parlamento scozzese ha parlato di “una enorme ingiustizia storica: coloro che hanno incontrato questo destino non erano streghe, erano persone, ed erano per la maggior parte donne”.

Grazie per aver specificato che si trattava di esseri umani e non di creature demoniache, senza questo chiarimento probabilmente qualcuno avrebbe continuato a fare confusione...

Non paga, dato che questo “mea culpa” postumo pare fosse atteso da tempo, ha aggiunto: “In primo luogo riconoscere l'ingiustizia, non importa se lontana nel tempo, è importante. (…) Ci sono parti del nostro mondo dove ancora oggi, donne e ragazze affrontano persecuzioni e talvolta la morte perché sono state accusate di stregoneria (…) In Scozia la legge sulla stregoneria può essere stata consegnata alla storia molto tempo fa, ma la profonda misoginia che l'ha motivata non lo è. Viviamo ancora con quella stessa misoginia di sottofondo. Oggi si esprime non in affermazioni di stregoneria, ma in molestie quotidiane, minacce di stupro online e violenza sessuale”. Quindi ripeto, come si risolve questa “misoginia di sottofondo”? Di certo non con dichiarazioni del genere!

Le parole della ministra erano probabilmente sentite però, forse, risultano pronunciate dalle persone sbagliate, nel momento sbagliato. Non solo perché in Europa è scoppiata una guerra che rischia di coinvolgere il mondo intero. Non tanto perché due anni di pandemia ancora in corso hanno pesato soprattutto sulle donne (le prime a perdere il lavoro), che sono tornate indietro di decenni sulla loro autonomia economica e quindi indipendenza sociale. Ma soprattutto perché nella società politicamente corretta dilagante a livello mondiale, le donne vengono licenziate dalle università se asseriscono una banale verità scientifica: maschi e femmine sono diversi biologicamente. Sì, questa banalità non si può dire altrimenti si viene tacciati di transfobia. E poco importa il progresso fatto dalla medicina di genere. Nulla contano le battaglie, quelle vere, per i diritti (incluse quelle per proteggere il “malefico” maschio etero bianco dalla accusa perpetua di machismo/sessismo).

Insomma, per tornare alla prima ministra, forse il suo discorso era un modo indirettamente carino per mandare un messaggio inequivocabile a tutte le persone, non solo donne: rassegnatevi, perché se credete nella giustizia in terra dovrete aspettare come minimo cinquecento anni per ricevere delle scuse inutili.

Semplicemente desolante.

Aggiornato il 11 marzo 2022 alle ore 10:06