Marc Innaro: rischia il posto dopo aver ricordato l’allargamento Nato

La frase scomoda di un giornalista inviato fa arrabbiare il Partito Democratico, che si scaglia contro la Rai “filo-Putin”. Il “caso” del capo dell’ufficio di corrispondenza del servizio pubblico a Mosca, Marc Innaro, rischia di arrivare in Commissione di Vigilanza e potrebbe mettere a rischio il posto del giornalista. Egli, in collegamento con il Tg2, sabato sera ha detto che “gli europei scontano una totale assenza di memoria storica e di comprensione delle dinamiche più profonde che ha subito la Russia nellultimo secolo e negli ultimi trentanni, basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trentanni non è stata la Russia, è stata la Nato”. Il direttore del telegiornale, Gennaro Sangiuliano, ha cercato subito di riportare nei termini corretti la discussione, asserendo che “qui c’è un aggressore, cioè Putin, e una vittima, Zelensky e il popolo ucraino”, condannando inoltre la violazione dei trattati internazionali e l’uso della violenza da parte del Cremlino.

Innaro, che dal nuovo assetto aziendale della Rai dipende non dal direttore, ma direttamente dall’Amministratore delegato, si è ritrovato in un vortice di accuse dopo questo suo intervento considerato dalla maggioranza dei colleghi e dell’opinione pubblica fuori luogo. In particolare, Andrea Romano, deputato del Pd, accodandosi all’attivista e collaboratrice del Riformista, Elena Mongelli, descrive questo fatto come “vergognoso per il servizio pubblico” e che “quanto detto nell’intervista è di una falsità gravissima, ancor più per il momento drammatico che lUcraina sta vivendo”. Il politico italiano, che guarda caso è anche membro della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, scrive sui Twitter che “la Rai sta svolgendo una preziosa opera di informazione sullaggressione russa contro lUcraina. È ancora più prezioso che la Rai eviti di dare spazio a falsità palesi e interpretazioni compiacenti verso i crimini di Putin. Attiveremo anche la Vigilanza”.

Stando a Repubblica, a essere stato infastidito dall’intervento di Innaro è stato anche il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Infatti, tra i corridoi degli uffici della Radiotelevisione italiana gira la voce che “sia tempo di cambiare” il corrispondente a Mosca. Un altro punto dell’interrogazione di Romano è sui tempi di rotazione dei direttori degli uffici di corrispondenza, in modo tale da “garantire pari opportunità alle tante professionalità presenti, assicurando così, anche attraverso la mobilità interna alla Rai, un maggiore pluralismo”.

Questa del ricambio generazionale è una problematica che finora non sembrava tangere l’azienda di comunicazione, tanto che si porta dietro diverse critiche, prima di tutte quella dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico: “Contro il collega Marc Innaro sono state mosse accuse pretestuose e infondate. In decenni di attività si è sempre distinto per competenza e rigore. Qualità che non sono venute meno neanche nei momenti più concitati e difficili di questi giorni di guerra. Un ascolto attento e non superficiale delle sue corrispondenze, anche quelle messe allindice su organi di stampa, basterebbe a smentire le illazioni infamanti e riprovevoli che vogliono fare di lui un seguace di Putin”.

Oltre al sindacato, anche Daniela Santanché, anch’essa in Vigilanza (capogruppo di Fratelli d’Italia) si definisce indignata dall’ipotesi di “silurazione” dell’inviato, portando avanti un duro attacco a Letta e al suo partito: “Nemmeno nellUnione Sovietica o nella Cina comunista si ha la pretesa di piegare la tv di Stato agli umori del segretario del Partito Democratico. Un conto è portare avanti una posizione politica, un altro è arrivare a paventare addirittura rimozioni di giornalisti che sono al servizio della Rai da oltre un decennio. Probabilmente perché, per il Pd, devono liberare quel posto per altri”.

Aggiornato il 20 aprile 2022 alle ore 15:48