Gorgoni di ieri e di oggi

Non si dovrebbe, ma in un Paese, il nostro, dove troppi continuano a fare ciò che non dovrebbero, sono sicuro vorrete considerare il mio parlare di un mio lavoro, un peccato veniale che di certo, se raffrontato ai molti peccati mortali che gravano sulla mia anima, non sarà il coup de grace che mi garantirà la residenza perpetua in uno o più dei gironi infernali. Nel mio recente libro Benvenuto Cellini. Artista, uomo d’arme e occultista, tra i tanti argomenti ho voluto trattare della creazione del Perseo che ancora oggi ingraziosisce con la sua bellezza la Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria a Firenze. Ora qualcuno si chiederà perché vada a ripescare da un passato ormai distante quasi cinque secoli quest’opera d’arte sublime, per parlare di qualcosa che riguarda questi tristi giorni di guerra che stiamo vivendo. A parte il fatto che cinquecento anni fa, non era una piccola porzione dell’Europa dell’Est ad essere in fiamme, ma “tutto il mondo era già in arme” come scrive lo stesso Cellini nella propria biografia, la bronzea scultura dell’eroe e semidio greco che con una mano impugna l’harpe, la spada falcata, e con l’altra mostra a tutti – a tutti perché tutti vedano, apprendano e comprendano – la mozzata testa gorgonea della Medusa, ancora stillante il proprio icore come un chiaro messaggio politico. Insomma, cerco di arrivare prestamente al dunque, cosa unisce “l’oggi” di Vladimir Putin al lontano (ma non poi così tanto) “ieri” della Firenze medicea? Il significato allegorico di quell’opera straordinaria, concepita contro le stelle avverse e con il dominio sovrannaturale del fuoco è il trait d’union.

Benvenuto Cellini volle – in accordo con Cosimo I de’ Medici – che fosse proprio il figlio di Danae a simboleggiare uno dei fatti storici più gravi e feroci del tempo e così, diremmo oggi, “trasmettere il messaggio” al popolo tutto che il Governo fiorentino voleva comunicare. Il trionfo di Perseo sulla Medusa è la manifestazione, fusa nel bronzo imperituro, della vittoria di Cosimo I sull’esperienza repubblicana, alla quale egli pose la parola fine nella sua Firenze. Dalla testa della Gorgone fuoriescono infatti serpenti e sangue venefico che simboleggiano le discordie, le menzogne e le falsità che avevano da lungo tempo corrotto una reale democrazia qual era quella medicea. Ecco allora ancor oggi manifestarsi l’attuale valore “metapolitico” del Perseo celliniano, messaggio non verbale, comunicazione altissima d’immagine che vale anche per la Russia – non più Urss da molti anni – la nuova Santa Madre Russa che ha ricostruito le proprie tradizioni cultuali e culturali non in nome del criminale bolscevismo, dei suoi eccidi, ma in ricordo di quello che fu la Terza Roma, i cui sovrani erano Tzar ovvero la traduzione e derivazione di Caesar, per “spegnere i tiranni” e restituire al popolo sovrano, anche e soprattutto a quello ucraino, la propria libertà. Se avesse vissuto questi nostri tempi apocalittici, Benvenuto Cellini avrebbe combattuto certamente per la Santa Russia come fece per difendere il Pontefice durante il sacco di Roma del 1527, a Castel Sant’Angelo e certamente avrebbe creato una grandiosa scultura per ricordare alle genti che la tirannide travestita da democrazia viene sempre, infine, soppressa da un eroe. Fortunato sì è, infatti, quel popolo che ha ancora degli eroi.

Aggiornato il 01 marzo 2022 alle ore 14:56