Cosa resta di Mani Pulite

Tra il 18 febbraio (arresto di Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio) e il 27 marzo (chiusura dei verbali dell’interrogatorio del Pm Antonio Di Pietro al carcere di San Vittore) scattarono quelli che passeranno alla storia come “ i tempi di mani pulite”. Siamo nel 1992. Cosa è rimasto trent’anni dopo di quella vicenda? Una volta si sarebbe detto che sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Ai tempi dei computer e degli archivi digitali il materiale è reperibile con un clic sulla voce tangentopoli. Quella fase della inchiesta della Procura di Milano, diretta da Francesco Saverio Borrelli, è riproposta ai lettori nel libro Il tempo di mani pulite di Goffredo Buccini, l’allora giovane cronista appena uscito con Peter Gomez dalla scuola di giornalismo lombardo De Martino. Uno al Corriere della sera di Ugo Stille e l’altro al Giornale di Indro Montanelli erano in concorrenza con altri tre colleghi di Repubblica, della Stampa e dell’Ansa. Sono loro che verranno a sapere, per primi, della famosa “dazione” dell’ingegnere Mario Chiesa. Il sistema del 10 per cento per ogni appalto, così ripartito: 25 per cento alla Dc, 25 per cento al Psi, 25 per cento ai ministri in carica dei partiti minori, 25 per cento al Pci-Pds non in forma di danaro ma in quote di lavoro per le Cooperative. Mister dieci per cento (Chiesa) controllava migliaia di voti tramite l’istituto.

L’accusa di Di Pietro è corruzione aggravata e continuata e fa arrestare 8 imprenditori. Appalti di grandi ditte di costruzione, pulizie e trasporti, sanità. I giovani cronisti s’infilano nelle pieghe dei documenti, vengono a conoscere molti affari riservati, vengono usati come megafoni dalla Procura milanese. Clamoroso quando da un telefono pubblico del bar all’angolo del carcere i giovani cronisti a turno informano i capi in redazione. Il Corriere uscì con il titolo Così pagavamo ai boiardi dei partiti, circa 150 miliardi di lire in cambio di appalti di opere pubbliche. Al ristorante Gambarotta a due passi da via Solferino sede del Corriere, nasce il pool dei giovani cronisti che si occupano di “Mani pulite”. La regola comune diventa che nessuna notizia sarà occultata dopo due verifiche prima della divulgazione. Il patto dei cronisti regge con lealtà. La mappa del malaffare si allarga. Poi i processi, i suicidi, le condanne, le assoluzioni. Trent’anni di vita della società milanese e italiana con imprenditori, politici, giudici, giornalisti.

Dopo trent’anni cosa rimane? Goffredo Buccini, oggi inviato del Corriere della sera, mette nel risvolto del libro queste osservazioni: “Mani pulite non è stata soltanto un’inchiesta che ha rivoluzionato la politica in Italia. È stata soprattutto una stagione di grandi illusioni: l’illusione della fine della corruzione e degli intrighi, l’illusione di vedere nei magistrati i vendicatori della società civile contro una politica marcia”. Buccini ricorda il ruolo e le profezie di Bettino Craxi ma anche quanto scrisse Sergio Moroni prima di suicidarsi. “Sì, Mani pulite è stata la scoperta dell’acqua calda. Finanziarsi tra giganti etero-foraggiati come Dc e Pci doveva restare per i socialisti altro dal bussare a tangenti”. L’altra grande menzogna viene dall’avversario di Craxi, Antonio Di Pietro. Dalle sue ambiguità tutte politiche e dalle ragioni mai chiarite delle sue dimissioni dalla Magistratura. Il lascito è il desiderio di giustizia inevaso, con un’Italia dove nessun problema appare risolto. Rimborsopoli del 2012/14 consegna la fotografia di una classe dirigente convinta di poter mettere nel conto delle proprie spese qualsiasi somma di denaro pubblico.

Aggiornato il 28 febbraio 2022 alle ore 11:58