Bene informazione Rai: inchiesta, corruzione, appalti

La grande macchina informativa della Rai sta spiegando tutte le sue energie per coprire il dramma dell’Ucraina invasa dalle forze militari russe. Un grande spiegamento di inviati e cronisti dopo il discorso del presidente Vladimir Putin che ha lanciato una sfida che mette a rischio i fragili equilibri mondiali. I giornalisti italiani di tutte le testate sono impegnati su diversi fronti che vanno dalla Crimea a Kiev, dalle sedi Nato a Bruxelles a quelle delle Ambasciate dei paesi occidentali. Putin ha messo in discussione l’indipendenza e l’esistenza dell’Ucraina e la stampa è chiamata ancora una volta a coprire avvenimenti drammatici. Giornalismo in prima fila per informare la comunità internazionale in fibrillazione. Sul tavolo principi universali, relazioni internazionali, aspetti economici. All’escalation russa corrisponde un aumento delle sanzioni. Tutti sono mobilitati: dai governi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Occorre, quindi, un largo impiego di giornalisti per raccontare con i massimi dettagli quanto sta accadendo nell’est dell’Europa. In pericolo migliaia di vite e milioni di sfollati. Putin vuole riscrivere, con i carri armati e i missili, il nuovo ordine europeo determinato dal crollo del muro di Berlino nel 1989 e dell’impero comunista. Per la Rai, che negli ultimi mesi ha retto la concorrenza grazie alle Olimpiadi di Pechino e alle gradi fiction, si tratta dell’occasione per buttare dietro le spalle le tegole che erano cadute sulla testa dei vertici di Viale Mazzini. La necessità di impegnare tutte le strutture informative sull’invasione dell’Ucraina ha spazzato in breve le angustie delle polemiche interne per il taglio delle terze edizioni dei telegiornali regionali deciso unilateralmente dall’amministratore delegato Carlo Fuertes, contro il quale si è espresso duramente il sindacato Usigrai.

Passano in secondo piano i guai della vicenda del conduttore e vicedirettore di Report Sigfrido Ranucci, anche se la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per presunte fatturazioni fittizie (già smentite) per produzioni di appalti relativi al 2014. Dopo un primo momento di sbandamento si cerca di minimizzare l’inchiesta tangenti per scenografie nei centri di produzione di Milano, Torino e Roma. Di certo si sa che la Guardia di Finanza di Roma ha eseguito alcune perquisizioni in base delle quali il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dell’ex capo della Direzione acquisti Gianluca Ronchetti e di due imprenditori lombardi i fratelli Giorgio e Andrea Gnoli.

L’accusa è di corruzione e turbativa d’asta e riguarda 190 affidamenti senza gara competitiva nel periodo 2014/2019 relativi a servizi di facchinaggio e manovalanza per gli allestimenti scenici in cari centri televisivi, attraverso una società facente capo ai due fratelli. Gli appalti diretti o con procedure negoziate sotto la soglia dei 40mila euro per evitare l’appalto erano firmati da Ronchetti con il coinvolgimento di altri tre dipendenti Rai Bruno Bortolotto, Corrado Pirola, Massimiliano Mazzon. Le Fiamme Gialle nel corso della perquisizione del 31 gennaio nella casa romana del manager hanno trovato nei vasi in giardino un tesoro: 194mila euro in contanti, buste con decine di anelli, bracciali, pepite d’oro, Rolex e Cartier. L’inchiesta non è chiusa e nella relazione del Gip ci sono molti omissis che stanno togliendo il sonno a molti funzionari legati all’aggiudicazione di appalti, compresa la produzione di Sanremo Young del 2018. Sarebbero in corso nuove acquisizioni di atti relativi ai vari centri di produzione. Si starebbe muovendo anche la Commissione parlamentare di vigilanza presieduta dal senatore Alberto Barachini.

Aggiornato il 25 febbraio 2022 alle ore 15:43