Addio a Tito Stagno, l’uomo che raccontò il primo allunaggio

“Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!”. É la frase che i venti milioni di telespettatori in quella notte del 20 luglio 1969 non si dimenticheranno mai. Avveniva l’allunaggio dell’Apollo 11, raccontato nella prima maratona Rai da un neanche quarantenne Tito Stagno, ragazzo di provincia che di provinciale non aveva quasi nulla. Stagno ci lascia oggi, all’età di 92 anni. Primo di otto fratelli, abituato a viaggiare sin da piccolo, si trasferisce con la famiglia prima a Parma poi a Pola. Prima di iscriversi alla Facoltà di Medicina ha una breve esperienza come attore, nei film Marinai senza stelle e Il vedovo. Poi, nel 1954, la svolta. Si trasferisce nella Capitale dopo aver vinto un concorso per radiocronisti, per lavorare nella redazione del Telegiornale, quello di Vittorio Veltroni. Ma è solo nel 1956 che inizia l’attività di telecronista, quando racconta le Olimpiadi Invernali di Cortina e, qualche anno dopo, le gare di Pallacanestro dei Giochi Olimpici di Roma del 1960. È in questa finestra di tempo che Tito inizierà la sua carriera di “Astronauta ad Honorem” (come lo battezzò scherzosamente Mariano Rumor), seguendo il lancio del sovietico Sputnik 1.

Furono però quelle 25 ore di diretta, tra il 20 e il 21 luglio del ‘69, che iscrissero Stagno nell’albo d’oro delle personalità italiane del Novecento. Avendo cominciato a seguire le missioni lunari dal 1957, e avendo compiuto diversi viaggi di formazione negli stati uniti (a Huston, Huntsville e Cape Kennedy), era ovvio che il radiocronista sardo fosse l’uomo perfetto per raccontare quell’avvenimento. “Io di quella missione sapevo tutto anche per questo sono stato scelto per la diretta più lunga della tivù, occorreva improvvisare, rischiare” racconta Tito in un’intervista, probabilmente cosciente anche del fatto di aver partecipato ad un evento forse più importante dell’allunaggio in sé: La prima maratona Rai, intermezzato da cartoni animati, film, canzoni… come la definì a posteriori Walter Veltroni: “Il primo grande contenitore informativo della televisione”. Insomma: molto più di una diretta: Tito Stagno fu la voce di un’esperienza collettiva. Celebre anche il siparietto tra lui e Ruggero Orlando al momento dell’atterraggio: Tito aveva annunciato lo sbarco, quando invece delle antenne del Lem stavano solo sondando il terreno. 20 secondi dopo, compresi di battibecco tra i due, fu Orlando a dichiarare lo sbarco, seguito dal secondo applauso dello studio.

Abile comunicatore, fu tra gli anni Sessanta e Settanta inviato speciale al seguito delle grandi personalità del novecento, tra cui John F. Kennedy e i Papi Paolo VI e Giovanni XXIII. Per 17 anni fu il responsabile dello sport per Rai Uno e, da pensionato, continuò a scrivere per L’Eco di Bergamo e La Gazzetta di Parma. Tito Stagno ebbe infine anche il merito di consigliare il nome di Gian Piero Galeazzi come conduttore di telegiornali e del programma Domenica Sportiva. Entrambi giornalisti d’altri tempi, leggende della televisione, ci lasciano con un ricordo amaro di “una stagione di entusiasmi, di coraggio, di desiderio di conoscenza che si rivelò poi troppo breve”, come lo stesso Tito ricordava.

Aggiornato il 01 febbraio 2022 alle ore 13:21