In Italia, da qualche anno, si continua a registrare un aumento di minori che fanno uso di sostanze stupefacenti, malgrado le campagne di sensibilizzazione sui rischi portate avanti anche nelle scuole. Il dato è reso più allarmante dal fatto che si è progressivamente abbassata l’età media del primo consumo, che si aggira adesso intorno ai 14-15 anni, come è stato rilevato anche dal Dipartimento per le politiche antidroga nella relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia presentata nel mese di giugno 2021. Se un tempo i giovani facevano uso di droghe con intento di trasgressione, oggi l’assunzione di sostanze psicotrope già in età adolescenziale e preadolescenziale sembra invece essere legata a un profondo disagio.
Dai primi risultati dell’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani è emerso che circa il 10 per cento degli 8 milioni e 200mila giovani che vivono in Italia si è dichiarato insoddisfatto delle proprie relazioni sociali e/o familiari, manifestando anche timore per il futuro. Angoscia, paura, senso di inadeguatezza, sfiducia nelle relazioni interpersonali sono elementi comuni nei diversi casi di dipendenze patologiche, sia da uso di sostanze che di tipo comportamentale. Dai dati del Dipartimento per le politiche antidroga pubblicati nel 2021 e relativi al 2020, è emerso che il 26 per cento degli studenti italiani, di età compresa fra i 15 e i 19 anni, ha utilizzato almeno una sostanza stupefacente (oppiacei, cocaina, stimolanti, allucinogeni o cannabis) nel corso della propria vita, con una prevalenza dei maschi (28 per cento) sulle femmine (24 per cento).
Con riferimento ai 12 mesi precedenti la ricerca, il 19 per cento degli studenti ha riferito di aver utilizzato almeno una sostanza stupefacente nel corso dell’ultimo anno e anche in questo caso è stato registrato un numero maggiore di consumatori maschi (21 per cento) rispetto alle femmine (16 per cento). Il 6,4 per cento degli intervistati ha riferito di aver utilizzato, nei 30 giorni precedenti l’intervista, sostante psicoattive illegali (7,9 per cento di maschi e 4,6 per cento di femmine). L’1,9 per cento ha riferito un uso frequente (anche in questo caso con una prevalenza dei maschi, al 2,7 per cento, contro l’1 per cento delle femmine) e ha quindi utilizzato 20 o più volte cannabis e/o 10 o più volte altre sostanze (cocaina, stimolanti, allucinogeni, oppiacei) nel corso del mese. Lo 0,6 per cento di studenti ha ammesso di aver provato sostanze senza conoscerne gli effetti o il contenuto.
Fra le sostanze più consumate, al primo posto si colloca la cannabis (25 per cento), seguita al 4,1 per cento dalle cosiddette nuove sostanze psicoattive (Nps), al 2 per cento dai cannabinoidi sintetici e all’1,9 per cento dagli stimolanti. Fra gli studenti intervistati solo l’1,5 per cento ha dichiarato di far uso o di aver consumato cocaina, allucinogeni e oppiaci, che in generale risultano meno diffusi fra i giovani e giovanissimi. Dall’indagine sono emersi anche dati sull’accessibilità e sulla percezione del rischio. Per quanto riguarda la reperibilità, il 77 per cento di coloro che hanno consumato sostanze nei 12 mesi precedenti ha ammesso di non avere difficoltà: il 68 per cento ha riferito di conoscere i posti dove reperire facilmente sostanze (fra questi il 76 per cento ha parlato degli spacciatori in strada, mentre il 3,9 per cento ha ammesso di poterla reperire in casa). Le ragazze hanno riferito di trovare sostanze stupefacenti a casa di amici (42 per cento), in discoteca (34 per cento) e a scuola (32 per cento). Il 9 per cento degli studenti consumatori ha utilizzato la rete internet (11 per cento i maschi e 8,1 per cento le femmine). Per quanto riguarda invece la percezione dei gravi rischi connessi al consumo, questa è risultata maggiore fra gli studenti che non fanno uso di sostanze, sia con riferimento al consumo occasionale (30 per cento contro il 4,3 per cento dei consumatori) sia con riferimento al consumo regolare (61 per cento contro il 24 per cento dei consumatori). Fra i consumatori di cannabis si registra un numero maggiore (circa il doppio) di studenti con rendimento scolastico basso o molto basso.
I minori che hanno fatto uso di droghe sono risultati in genere poco consapevoli degli effetti dannosi delle sostanze assunte ed hanno altrettanto sottovalutato la possibilità di sviluppare dipendenze. Secondo gli ultimi dati Istat del 27 maggio 2021 sulle dipendenze patologiche diffuse fra i giovani, “nel 2019 le dimissioni ospedaliere di giovani fino a 34 anni con diagnosi principale droga-correlata sono state 2.918, pari a circa il 40 per cento del totale dei ricoveri droga-correlati. Nei giovani di 15-24 anni i tassi di ospedalizzazione sono rispettivamente 18,7 e 59,3 per 100mila residenti L’aumento dei ricoveri dei giovani droga-correlati negli ultimi cinque anni è stato significativo: i tassi hanno fatto registrare un aumento del 44 per cento nel complesso e del 49 per cento nei giovani di 15-24 anni considerando tutte le diagnosi”. Con riferimento ai decessi, nella medesima indagine l’Istat ha rilevato che negli ultimi anni, dopo una prima riduzione dei casi di mortalità droga-correlata nei giovani, si è osservata “una ripresa sia del numero assoluto dei decessi droga-correlati sia della proporzione di questi sulle morti fino a 34 anni”.
Nel 2019 l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, nel segnalare la pericolosità dell’uso di sostanze stupefacenti da parte dei giovani, ha sottolineato come il problema non possa essere risolto soltanto sul piano della sicurezza e degli interventi repressivi: l’Autorità ha osservato che “occorre contestualmente portare avanti l’esperienza di pratiche dissuasive dall’uso di sostanze, in modo uniforme sul territorio”. Più di recente il Garante, dopo aver messo in evidenza come l’uso di sostanze stupefacenti comprometta la crescita e le potenzialità dei giovani, ha ribadito l’importanza che le istituzioni – a tutela dei minori – promuovano stili di vita sani.
La proposta di legalizzare la cannabis non va certamente nella direzione di tutela dei minori in quanto, laddove venisse approvata, produrrebbe fra i suoi effetti negativi quello di indurre erroneamente a credere che si tratti di una sostanza innocua, quando invece è noto che oltre a essere dannosa per l’organismo determina altresì dipendenza. Ai sensi dell’articolo 33 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, gli Stati aderenti, fra cui vi è anche l’Italia, sono chiamati ad adottare “ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti”.
Lo Stato dovrebbe quindi contrastare la produzione, il consumo e il traffico di stupefacenti sempre e comunque perché nessuna droga può dirsi innocua. Non si può pensare di contrastare efficacemente la dipendenza dalla droga – specie nei più giovani ‒ facendo credere che esistano delle droghe “legali” approvate dallo Stato. La scuola e la famiglia sono fondamentali per prevenire il consumo di droga fra i più giovani, ma il loro impegno deve essere sostenuto da interventi legislativi e politici coerenti.
(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino
Aggiornato il 17 dicembre 2021 alle ore 11:42