I timorati del virus

Non ne avete abbastanza del terrorismo mediatico? Di stare attaccati al bollettino delle 18 per i dati sui contagi? Di sentire il brusio di fondo di quegli zelanti commentatori, che – attrezzati di grafici e curve planetarie da far invidia agli informatori medico-scientifici delle più gettonate case farmaceutiche – vi promettono, sempre un poco più in avanti, la restituzione di “normalità” e libertà? Sembra quasi che con il vaccino ci sia richiesto anche voto di fede assoluta nel suo potere carismatico e voto di silenzio per non esternare dubbi o dissenso. Oltre che il precetto di vivere terrorizzati. Il timor di Dio è diventato timor del virus.

Lo sapevano fin dall’inizio che i vaccini erano parzialmente “neutralizzanti” ma non “sterilizzanti”. Ossia che il virus circolava, circola e circolerà, con o senza vaccini. L’immunità di gregge è una chimera. Siamo quasi al 90 per cento di vaccinati e si cercano ancora gli untori che gli permetterebbero di scorrazzare liberamente e di variare senza freni. Con il virus – come con milioni di altri che abitano ogni centimetro del nostro corpo – si arriverà a conviverci. Volenti o nolenti.

In nome del terrore emergenziale ci fanno digerire la fantasiosa teoria che saranno i debiti del Pnrr e la lucida follia della rivoluzione verde a salvarci. Perché? Qual è la correlazione? Quale il raziocinio? Uno stato di emergenza, che dovrebbe essere, per definizione, imprevedibile, contingibile, urgente e temporaneo, dopo 2 anni diventa un ossimoro di ordinaria straordinarietà. E serve da pretesto per orientare – o meglio disorientare – la decisione su chi avrebbe più merito, esperienza e prestigio per salire al Colle.

Aggiornato il 15 dicembre 2021 alle ore 13:05