“Un gigante di più di due metri, uno degli Angeli del San Filippo, intento a curare i pazienti e a proteggere con la sua imponenza i colleghi dai medesimi, è morto dopo aver contratto il Covid. Un dolore scellerato ci ha investito tutti”. Con queste parole Shahram Sherkat, neurochirurgo dell’ospedale romano di via Giovanni Martinotti, annunciava la scomparsa di Luciano Quaglieri, infermiere deceduto a quarantasette anni il 13 novembre 2020. Adesso, a ricordare Lucianone c’è un murale: si trova alla stazione dei treni San Filippo Neri. L’opera è stata progettata e realizzata da Silvia Moccia e Domenico Portale. Quest’ultimo, all’Opinione, ha rivelato: “Personalmente non ho mai avuto l’onore di conoscere Luciano. Mi sono documentato su di lui, per capire che tipo di persona fosse. Il lavoro è venuto da solo: abbiamo utilizzato spray e acrilici per le pareti. Il messaggio che abbiamo voluto mandare? Come dico sempre, siamo tutti eroi nella vita, per i sacrifici che facciamo ogni giorno. E Luciano rappresenta un eroe”.
All’architetto Gina Portale è spettato il compito di seguire la parte burocratica, che non ha avuto una strada in discesa. Alla fine, però, una soluzione è stata trovata: “L’idea nasce dopo la petizione on-line. Conosco Alessandro Sereni, caposala del San Filippo Neri, che mi ha seguito in questa fase. Trovato lo sponsor (Luigi Portale srl) abbiamo avuto contatti con il Municipio XIV di Roma: grazie al consigliere Sandro Chinni (M5S) siamo riusciti ad arrivare a Virginia Raggi che, in forma personale, si è mossa con Rfi. Quest’ultima, alla fine, ha messo a disposizione una parete della stazione ferroviaria San Filippo Neri”.
La scorsa settimana il murale ha preso forma: “La prova del nove è stata quando la moglie di Luciano ha visto l’immagine. E ha esclamato è lui! Ci siamo commossi, è stato un momento toccante, veramente. È una storia che ha coinvolto tutti in questo ultimo anno. Un’esperienza che non dimenticherò”.
“Migliaia di lavoratori della sanità pubblica si prodigano, spesso volontariamente, a curare i pazienti colpiti dal Coronavirus – aveva ricordato Shahram Sherkat nella petizione on-line – spesso operano in condizioni estreme. Troppo di frequente arrivano a sacrificare la propria vita”. E “non c’è indennità né premio sufficienti a rendere onore a questi eroi”. Eroi che, con il lavoro e la propria umanità, rimarranno sempre nel cuore di tutti. Eroi in prima linea. Eroi come Luciano.
Aggiornato il 30 ottobre 2021 alle ore 09:22