Via la toga e al posto della retribuzione un assegno alimentare. La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura “punisce” così il giudice Angelo Giorgianni, consigliere alla Corte d’appello di Messina e già sottosegretario all’Interno con il Governo Prodi, per l’intervento fatto alla manifestazione del 9 ottobre scorso dei No Green pass a Roma, che poi sfociò nell’assalto alla sede della Cgil.
Lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, come chiesto dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. “In nome del popolo italiano il Green pass è abrogato” aveva proclamato Giorgianni dal palco di piazza del Popolo. Poi era stato tutto un crescendo di toni: la manifestazione dipinta come un “preavviso di sfratto” a “coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere” e l’invocazione di un processo, “una nuova Norimberga” per i governanti. Una richiesta fatta in nome del “popolo sovrano” che “reclama giustizia per i morti, le privazioni, la sofferenza che hanno causato”.
Il tutto sbandierando il suo ruolo di magistrato venuto a “onorare” quel popolo. In chiusura, quello che sembrava l’annuncio di dimissioni immediate dall’ordine giudiziario: “A coloro che dicono che la mia posizione è incompatibile, rispondo che lascio la toga”.
Ripreso in un video finito sul web, il comizio aveva fatto subito discutere, come era accaduto quando era stato pubblicato il suo libro sull’emergenza Covid, “Strage di Stato” scritto con il medico “negazionista” Pasquale Bacco e con la prefazione del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. E così, scoppiata la bufera e accertato che in realtà Giorgianni ha chiesto di andare in pensione ma solo da gennaio dell’anno prossimo, sono partite le iniziative nei suoi confronti. Prima è intervenuto il Csm con la richiesta del gruppo di Area di aprire una pratica nella Commissione che dispone i trasferimenti d’ufficio per incompatibilità dei magistrati, poi la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha incaricato i suoi ispettori di procedere ad accertamenti. Quindi la mossa del Pg della Cassazione, che ha portato alla sospensione da parte della sezione disciplinare (impugnabile davanti alla Cassazione). Una pronuncia che la difesa di Giorgianni ha tentato, inutilmente, di far slittare, allegando la richiesta del magistrato di anticipare a novembre di quest’anno il suo pensionamento.
Aggiornato il 27 ottobre 2021 alle ore 17:36