Questa storia che le statue inanimate debbano essere prese ad esempio di battaglie sociali o presunte tali, invece che mere commemorazioni come in questo caso, e posto che l’arte in sé ha anche lo scopo di suscitare qualcosa nell’animo umano, ed è per questo che esiste, potrebbe anche finire, fatevelo dire.

Sì, d’accordo, va bene la statua di Pasquino alla quale nella Roma papalina il popolo affidava messaggi contro il potere, ma chiunque abbia un minimo di educazione estetica, intesa come categoria  filosofica, sa che un conto è l’arte un conto è l’occhio di chi guarda, e stavolta l’occhio, purtroppo per tutti noi, è stato quello di Laura Boldrini e di Monica Cirinnà alle quali si è accodato l’altro noto maître a penser che va sotto il cognome nome di Gassman – cognome e solo quello – che probabilmente oltre che da un oculista dovrebbero andare da qualche altra parte.

Oggetto dello scandalo stavolta la statua, giudicata troppo formosa, dedicata alla spigolatrice di Sapri inaugurata nientepopodimeno che – perdonate il gioco di parole – da un ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che a quanto pare si sta riciclando come ospite di eventi (aspettiamo le discoteche). Il lato b del monumento, che non si può più chiamare neanche sedere o c..o per non conturbare ulteriormente i maniaci sessuali repressi di tutto il mondo, sarebbe stato giudicato eccessivamente rappresentato dall’autore, lo scultore cilentano Emanuele Stifano, il quale giustamente ha replicato “io l’avrei fatta nuda”. E per noi avrebbe fatto anche bene, perché è solo dell’artista la decisione di come raffigurare il concetto che dà vita a un’opera. E perché bisogna avere qualche turba per eccitarsi per delle forme di bronzo, quando praticamente tutta la storia dell’arte antica è un catalogo di anatomia umana e solo qualche malato, che pur esisterà, gioisce della sessualizzazione di una statua.

Ma dalla sessualizzazione di una statua alla sessualizzazione della donna in carne e ossa è un attimo, ed ecco che per Laura Boldrini l’opera è addirittura “un’offesa alle donne che la storia dovrebbe celebrare”, un corpo pornografico, l’ennesimo sopruso del maschilismo italico. Sia chiaro: che in Italia in alcuni contesti, in particolare, ci sia ancora un maschilismo strisciante e duro a morire retaggio di una società non ancora evoluta in termini di parità, oltre che di genere proprio tra individui, è verissimo ma non ci possiamo ancora nascondere dietro a un c..o. Ancora con queste pruderie da educande… sarebbe invece l’ora di apprezzare il fatto che la spigolatrice di Sapri non sia stata rappresentata con un burka o, non rappresentata affatto, in omaggio a una cultura che vieta qualsiasi tipo di rappresentazione iconografica della figura umana e che per fortuna, cara Boldrini, nonostante i suoi sforzi intellettuali, ancora non è la nostra.

Passiamo dunque all’omaggio: una statua nulla deve dire “dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare al lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico” come ha tuonato la senatrice Monica Cirinnà chiedendone addirittura la rimozione, perché lo dice già il motivo storico-culturale per cui l’hanno dedicata, come si dice: è in re ipsa. Mi sembra poi un’ottima idea rimuoverla così della Spigolatrice, che se si chiedesse a un diciottenne qualsiasi non saprebbe nemmeno dire chi sia, e della vicenda borbonica non ne rimarrebbero proprio nemmeno traccia.

La ciliegina, infine, ce l’ha regalata il suddetto figlio d’arte, Alessandro Gassmann, mettiamo anche il nome anche se inutile, con una pensata sublime. “Occhio per occhio” e twitta una statuetta bronzea di nudo maschile corredata dalla frase “ma se la spigolatrice di Sapri va bene così, potrebbe andare bene questa per Garibaldi?”. Scusi Gassmann, occhio per occhio di che? Da quando Garibaldi aveva un corpo dotato di forme giunoniche tipicamente femminili? Ci avesse fatto vedere un membro alla David tanto tanto, perché con la questione gender ormai tutto è possibile, anche che le mele vogliano sentirsi e farsi chiamare pere e chi siamo noi per giudicare, però vorremmo davvero sapere da quale Iperuranio nostro figlio e le due signore pescano queste idee a dir poco bislacche. Ma abbiamo smesso di farci domande da tempo.

Aggiornato il 30 settembre 2021 alle ore 11:53