Lo sport offre talvolta esempi di grandi atleti che, per le loro gesta, sembrano inarrivabili e anche immortali. Il problema di questi campioni (o almeno per alcuni di loro) è che gradualmente anch’essi assorbono pian piano la sensazione di essere praticamente “evergreen” ma, purtroppo per loro, la carta d’identità spesso è spietata.
L’altro giorno allo stadio Libero Liberati di Terni si giocava Ternana-Parma. A difendere la porta degli emiliani c’era tal Simone Colombi, ventenne di belle speranze. La sua riserva (seduta mestamente in panchina) era nientepopodimeno che Gianluigi Buffon, 43enne portiere pluridecorato e da molti considerato il miglior portiere del mondo. La cronaca ci dice che Colombi ha preso un gol e si è infortunato lasciando il posto al veterano che di gol ne ha beccati due, firmati Marino Defendi e César Falletti. Allora viene da chiedersi: perché non “appendere i guantoni al chiodo” quando si è al top? Perché, invece, trascinarsi a tutti i costi in avventure che rischiano seriamente di sfiorare il senso del ridicolo?
Valentino Rossi, a 42 anni suonati, ha (finalmente) annunciato che al termine della stagione dirà stop alla sua splendida carriera motociclistica nel corso della quale, tra l’altro, ha vinto ben nove titoli mondiali: uno dei più forti campioni di sempre. Ma gli ultimi tempi di Rossi sono stati caratterizzati da una serie di piazzamenti imbarazzanti e da cadute al limite del comico che evidentemente lo hanno aiutato a realizzare che era giunta l’ora di dire “basta!”.
Questi sono soltanto due esempi (forse i più noti) tra tanti che fanno finta (?) di non rendersi conto che l’avanzare dell’età non fa sconti a nessuno. Capacitarsi che è giunto il momento di smettere crediamo costituisca una fondamentale caratteristica di un vero campione (e non soltanto nello sport).
Aggiornato il 24 settembre 2021 alle ore 11:02