Qualche riflessione sulla mortalità in Italia in vigenza di pandemia

Negli ultimi giorni di agosto è stato pubblicato sul sito web de Il Messaggero un articolo che informa di uno studio coordinato dalla professoressa Anna Odone, professore ordinario di Igiene dell’Università di Pavia, e pubblicato sulla rivista Public Health, sull’aumento dei decessi provocati da patologie diverse dal Covid-19 a causa dell’interruzione delle cure ospedaliere, delle visite di controllo e degli screening. Prendendo spunto da tale segnalazione può essere utile fornire qualche informazione sull’andamento della mortalità (sia Covid-19 sia per qualsiasi altra causa) in Italia negli ultimi mesi, alla luce dei dati resi pubblici dal Dipartimento della Protezione civile e dall’Istituto nazionale di statistica (Istat). L’Istat, in particolare, da maggio 2020 rilascia mensilmente – con un delay di circa due mesi – i dati dei decessi giornalieri che avvengono per qualsiasi causa in tutti i comuni italiani, suddivisi per sesso e per classi di età. L’ultimo rilascio è datato 26 agosto 2021 e contiene i dati di tutti i decessi giornalieri avvenuti in Italia, dal 1° gennaio 2011 fino al 30 giugno 2021, insieme alla stima dei decessi regionali avvenuti nel mese di luglio 2021.

Stando ai dati ufficiali rilasciati dall’Istat, l’anno 2020 ha avuto complessivamente 746.146 decessi, presentando un eccesso di mortalità del 15,57 per cento rispetto al valore medio degli anni 2015-2019, cioè ha avuto 100.526 decessi in più rispetto alla media dei decessi avvenuti nei cinque anni precedenti (645.620 decessi). Se si considerano, invece, i decessi complessivi avvenuti dopo l’esplosione dell’emergenza sanitaria, cioè quelli del periodo marzo-dicembre 2020, essi sono stati oltre 628mila, cioè 108mila in più (+20,8 per cento) rispetto al valore medio dei decessi del periodo marzo-dicembre degli anni 2015-2019 (519.879). Nel 2020, pertanto, i 74.159 decessi Covid-19, censiti nei bollettini pubblicati dalla Protezione civile da marzo a dicembre 2020, rappresentano il 12 per cento dei decessi totali avvenuti per qualsiasi causa nello stesso periodo marzo-dicembre (628mila). Inoltre, rapportando i decessi Covid-19 del 2020 (74.159) all’eccesso di mortalità del periodo marzo-dicembre 2020 (108.178), si riscontra che essi coprono il 69 per cento dell’eccesso di mortalità: cioè, ogni 10 decessi in più (rispetto alla media del quinquennio precedente), avvenuti da marzo a dicembre 2020, 7 sono stati decessi Covid-19. A livello di annualità intera, invece, i decessi Covid-19 del 2020 coprono il 74 per cento dell’eccesso di mortalità dell’anno e il 10 per cento dei decessi avvenuti per qualsiasi causa.

Ma nel 2021 i dati cambiano. Per il 2021, infatti, l’Istat informa che i decessi avvenuti per qualsiasi causa nel periodo gennaio-giugno sono stati 363.548, cioè +8,51 per cento rispetto al valore medio dei decessi del I semestre in Italia degli anni 2015-2019 (335.035 decessi): nel I semestre 2021 si sono verificati, almeno, oltre 28mila (28.513) decessi in più rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. E, tuttavia, secondo il bollettino a somministrazione quotidiana del Dipartimento della Protezione civile, nel primo semestre 2021, vi sono stati in Italia 53.407 decessi Covid-19 (127.566 decessi al 30 giugno 2021 meno i 74.159 al 31 dicembre 2020). Ciò significa che, stando ai dati ufficiali diffusi in Italia dalla Protezione civile e dall’Istat, i decessi Covid-19 del periodo gennaio-giugno 2021 rappresentano un valore che è poco meno del doppio dell’eccesso di mortalità. In altre parole, incrociando i dati ufficiali della Protezione civile e dell’Istat, nel primo semestre del 2021, per ogni decesso avvenuto in più rispetto al valore medio dei decessi del I semestre degli anni 2015-2019 ci sono stati due decessi Covid-19.

Infatti, i 53.407 decessi Covid-19 censiti dal 1° gennaio al 30 giugno 2021 rappresentano il 187 per cento dei decessi in eccesso avvenuti nel I semestre del 2021. Alla luce dei dati ufficiali esposti è più che legittimo domandare, ancora una volta, se le cifre dei decessi Covid-19 diffuse giornalmente dai canali ufficiali del Dipartimento della Protezione civile siano affidabili (in modo particolare per l’anno 2021). Inoltre, se si sottraessero dal numero dei decessi avvenuti in Italia per qualsiasi causa nel periodo gennaio-giugno 2021 (363.548, appunto), i 53.407 decessi Covid-19 annoverati per lo stesso periodo, rimarrebbero 310.141 decessi (per qualsiasi causa) nell’arco dei primi sei mesi dell’anno. In Italia riscontrare 310mila decessi nel I semestre dell’anno sarebbe veramente indice di una mortalità significativamente bassa, trattandosi di un valore talmente esiguo che non si verifica nel paese da dieci anni (dal 2011, con i suoi 310.053 decessi avvenuti nei primi sei mesi dell’anno), e nettamente inferiore ai decessi avvenuti nel I semestre degli anni 2012-2019 (pre Covid-19) e che non sembra coerente né verosimile rispetto all’andamento higher-highs, higher-lows proprio della tendenza rialzista della mortalità che si nota in Italia nell’ultimo decennio, e che è vieppiù crescente, anche in considerazione della sempre più ingente quota di popolazione anziana residente nel paese (con le persone over 80 che hanno raddoppiato la propria consistenza numerica in appena vent’anni – dal 2000 al 2021 – passando da essere 2,23 a 4,46 milioni e l’hanno aumentata del 25 per cento nell’ultimo decennio), cioè fisiologicamente quella all’interno della quale la mortalità si verifica con maggiore frequenza.

Ad esempio, nonostante si tratti di una stima evidentemente sommaria, si potrebbe affermare che se il primo semestre 2021 avesse avuto – nelle rispettive classi di età – la stessa “intensità” di mortalità che si verificò nel I semestre 2019 (che presentò una mortalità mite, con appena un +3,3 per cento rispetto al valore medio dei decessi del I semestre del quinquennio 2014-2018) avrebbe potuto presentare all’incirca 340-350mila decessi. Idem se il I semestre 2021 avesse avuto una mortalità con tassi analoghi, all’interno di ogni classe di età, a quelli del valore medio degli anni 2015-2019. Ma se, come afferma la professoressa Odone, in Italia stanno aumentando i decessi per altre patologie non curate e non attenzionate negli ultimi mesi, come è possibile che quasi il doppio dell’eccesso di mortalità (che si riscontra nel I semestre dell’anno) sia rappresentato esclusivamente da decessi Covid-19? E, ancora: se la professoressa Odone – nella citazione riportata da Il Messaggero – afferma che nel 2021 i decessi Covid-19 rappresentano meno del 20 per cento dell’eccesso di mortalità (il che significa che i decessi Covid-19 sarebbero meno di 2 decessi ogni 10 decessi che si verificano in eccesso rispetto al valore medio degli anni precedenti) è plausibile che, in base agli stessi dati ufficiali diffusi in Italia dagli enti a ciò preposti, i decessi Covid-19 del 2021 risultino, invece, essere non 2 ogni 10 decessi in eccesso ma 2 per ogni decesso in eccesso? Domande, semplici ma non eludibili, che meriterebbero attenzioni e chiarimenti, alla luce della consapevolezza che uno Stato che si trincera lungamente dietro un silenzio imperscrutabile da parte del cittadino è uno Stato che si avvia speditamente su un declino pericoloso, giacché “l’opacità del potere è la negazione della democrazia” (Norberto Bobbio).

Aggiornato il 10 settembre 2021 alle ore 11:58