Con riferimento alle carenze organizzative ed al connesso rischio infettivo corso dalle persone presenti alla sfilata con cui è stata festeggiata la Nazionale italiana lo scorso 12 luglio a Roma, sono emerse alcune significative novità comunicate ai media solo dopo la pubblicazione del nostro articolo del 13 luglio per cui è opportuno tornare sull’argomento per ragioni di completezza informativa.
Tali circostanze si traducono essenzialmente in un classico poco lusinghiero scaricabarile all’italiana su cui bisogna provare a mettere un po’ di ordine in una vicenda che ha fatto sicuramente gioire molti cittadini, ma che ne ha fatto rabbrividire molti altri perché i tempi potrebbero non essere ancora maturi per quel tipo di comportamento da cui potrebbero scaturire anche eventuali focolai di infezione e conseguenti responsabilità.
Secondo il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi – che ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera il 14 luglio – la sfilata della Nazionale non era autorizzata e la Federazione italiana giuoco calcio (Figc) avrebbe sostanzialmente eluso gli accordi con la Questura, permettendo al corteo di creare un assembramento mai visto da quando è scoppiata la pandemia nel marzo del 2020.
A queste affermazioni – che lasciano molto perplessi, perché la Nazionale era scortata da 14 auto delle forze dell’ordine – ha replicato il presidente della Figc, Gabriele Gravina, con un comunicato che lascia altrettanto perplessi sull’effettiva congruità logica della loro ricostruzione. Quindi, secondo il prefetto di Roma la sfilata non era autorizzata, ma la massiccia presenza delle forze di polizia che scortava l’assembramento lascia ragionevolmente presumere il contrario, a meno che qualcuno non ci voglia raccontare che la polizia ha obbedito agli ordini dei calciatori dopo aver ricevuto un secco “no” da parte dei superiori a scortare la squadra e questo sembra estremamente improbabile, considerata la notoria professionalità della polizia italiana.
Come detto, all’intervista del prefetto ha replicato il presidente della Figc, Gravina, con un comunicato davvero sorprendente per la poca eleganza dimostrata nell’avere indirettamente scaricato la responsabilità di quanto accaduto sul fatto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia voluto ricevere personalmente la squadra al Quirinale all’indomani della vittoria a Wembley. Secondo la nota della Figc, l’invito a Roma non era previsto e il piano originario non contemplava alcun festeggiamento se non un mesto ritorno della squadra da Londra direttamente a Coverciano, ritiro della Nazionale. In altri termini, la Federazione ha tenuto a sottolineare di non aver sollecitato alcunché, ma la vittoria degli Azzurri ha stravolto il piano di rientro, “obbligandoli” a recarsi al Quirinale e questo fatto avrebbe permesso ai tifosi di riversarsi in massa per le vie della Capitale.
Ma la nota ufficiale della Figc diventa tragicomica nella parte in cui attribuisce alla Nazionale – scortata in un assembramento di gente di questi tempi mai visto nemmeno in Inghilterra – addirittura il merito di aver evitato guai peggiori per la rischiosa situazione di ordine pubblico e sanitario originata dal fatto che gli Azzurri erano stati ricevuti al Quirinale in assenza di condizioni di sicurezza, in quanto il Paese era in assembramento già da molte ore per via dei festeggiamenti iniziati la sera prima.
Quindi secondo il presidente Gravina, grazie al bagno di folla, sarebbero stati evitati guai peggiori in quanto la situazione era ormai fuori controllo e la voglia di festeggiare della gente aveva creato degli assembramenti del tutto indipendenti dal fatto che la Nazionale avrebbe sfilato dal Quirinale a Palazzo Chigi. Tuttavia, piuttosto che compiere l’atto “eroico” di sfilare non autorizzati in mezzo a un colossale assembramento vietato dalla legge, una diversa soluzione poteva essere quella di annullare tutto e mandare la squadra direttamente in vacanza dopo la cerimonia al Quirinale, ma forse i riflettori si sarebbero spenti troppo rapidamente e qualcuno al centro della scena non avrebbe gradito.
Sulla delicata questione non poteva astenersi dall’intervenire a Radio Punto Nuovo anche l’onnipresente professor Matteo Bassetti, un virologo di Genova, che fortunatamente ha rincuorato tutti sostenendo che l’assembramento di Roma non va strumentalizzato perché, secondo il medico “ci sarà un lieve aumento dei contagi, ma chi ha fatto entrambe le dosi può stare tranquillo”.
Ci domandiamo come faccia ad essere così tranquillo, atteso che alla sfilata della Nazionale avranno sicuramente partecipato chissà quante persone non vaccinate oppure vaccinate con una sola dose, ma il medico non ha spiegato che sorte potrebbe toccare alle persone assembrate non adeguatamente vaccinate, se finiranno direttamente al camposanto oppure semplicemente in rianimazione ed è sembrato incurante di questo “piccolo” particolare.
In conclusione, è evidente che la Figc non ha alcun potere in merito, ma gli organi competenti a intervenire sono il prefetto, per ragioni di ordine pubblico o, per ragioni sanitarie, il presidente della Regione e il ministro della Salute. Come detto, il prefetto ha sostenuto di non aver autorizzato la sfilata mentre per la Figc la situazione era diventata così ingestibile da far sembrare più prudente permettere alla Nazionale il bagno di folla a cui ha assistito il mondo attonito.
Per bloccare la sfilata poteva anche intervenire il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, massima autorità locale in materia sanitaria oppure il ministro della Salute, unica autorità a cui la Costituzione permette di intervenire direttamente per situazioni a rischio sanitario. Anche queste due autorità saranno state sicuramente a conoscenza della rischiosa situazione serpeggiante per le strade di Roma, ma nessuno è intervenuto per impedire alla Nazionale di compiere un inutile, rischioso e davvero poco lusinghiero giro d’onore nel più vistoso assembramento da quando è comparso il Covid-19, che ha parzialmente macchiato lo straordinario successo ottenuto con la vittoria agli Europei di calcio.
C’è da chiedersi come abbia fatto il nostro Paese a passare così velocemente da una politica rigorosa di tipo cinese ad una gestione sanitaria alla Boris Johnson solo grazie ad una partita di calcio. E per restare in terra anglosassone, appare davvero appropriata in proposito una delle numerose frasi attribuite ad una delle persone più intelligenti e brillanti che abbia mai calcato la scena politica di ogni tempo, l’ex premier inglese Winston Churchill, secondo cui “rimangiarmi le mie parole non mi ha mai dato l’indigestione”.
Aggiornato il 20 luglio 2021 alle ore 10:03