I soldi dei campioni del calcio per i giovani

È un sogno. Non solo la straordinaria vittoria a Londra degli Azzurri campioni d’Europa. È un sogno che ora le loro quotazioni super milionarie possano avere un impiego virtuoso, perché i guadagni dei calciatori sono a tal punto stratosferici che in questo scorcio di tempo non ci si può esimere dal ragionare. Lo so, pare antipatico e ideologico rincorrere gli ingaggi, ma si può non battere ciglio quando si viene a sapere che Cristiano Ronaldo porta a casa 31 milioni l’anno? E sapete quanto hanno fatto guadagnare alla Federazione Italiana Calcio i nostri magnifici 24 con la vittoria contro l’Inghilterra: 31,5 milioni di euro, cioè 250mila euro a testa. E secondo voi, mentre il Paese patisce la crisi e soffre un regime fiscale soffocante ci si può limitare alle manifestazioni di tripudio ignorando le cifre colossali che girano intorno alle partite? E a noi, che torna indietro? Può bastare una notte di grida, abbracci, bandiere e cori? A che serve la gloria sportiva?

La storia del calcio è lastricata di polemiche e anche di scandali, ma non si è arrivati a nulla di utile. A cicli regolari si apre il dibattito, poi però i calciatori restano milionari, il calcio tira sempre e le proposte restano aria fritta. Speriamo che stavolta l’esultanza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Avete reso orgogliosa l’Italia”) e del presidente del Consiglio Mario Draghi (“Siamo grazie a voi al centro dell’Europa”), che ieri hanno ricevuto i campionissimi, non si limiti al festeggiamento e non serva solo a rinfocolare la fama di un Paese di tifosi sfegatati. Auspichiamo, o meglio sogniamo, che venga da questi traguardi sportivi, compresa la finale a Wimbledon del tennista Matteo Berrettini, una progettualità e un impiego nuovi. Non solo spot, pubblicità, scommesse e calcio mercato. È ora di cambiare. L’Italia e gli italiani, l’Europa e il mondo, ne hanno bisogno. Ma cosa si può fare?

La vittoria di questi Europei 2020 è già una manna, per tante ragioni. Per spezzare la negatività dell’isolamento, per uscire dalla depressione, per recuperare il contatto e sconfiggere i divieti. E poi per tutte le batoste avute dalle Ue ci voleva proprio di arrivare sul tetto d’Europa da campioni. Già ieri la Borsa ha fatto segnare la sua positività e sicuramente ci saranno ricadute positive sia per gli italiani in Inghilterra e sia per la nostra immagine in Europa. Può bastare? È residuale che uomini tanto virtuosi come i vip del calcio siano solo i protagonisti di un business commerciale con scarse ricadute sociali e culturali, soprattutto sui giovani. La fama calcistica per ora alimenta una tifoseria che non ha solo esiti positivi, anzi spesso tutt’altro.

E allora, ce la vogliamo mettere un po’ di volontà? Sapete quanto guadagna Gianluigi Donnarumma, il mitico portiere? Si parla di un ingaggio per il Paris Saint-Germain da 12 milioni per 5 anni. E Leonardo Bonucci? 6,5 milioni l’anno. E così via: 5 milioni l’anno Federico Chiesa nella Juventus, 4,6 milioni Lorenzo Insigne nel Napoli, 4 milioni Ciro Immobile nella Lazio, 3,5 milioni Giorgio Chiellini nella Juve, 3 milioni Leonardo Spinazzola nella Roma. La questione fiscale dei calciatori italiani è una parentesi tortuosa e non sempre limpida, ma comunque non credo che nessuno si auguri che siano tartassati di gabelle. Però che la fama, il ruolo, la presa sul pubblico producano poco di buono e utile è inaccettabile. Ipotesi. Perché non pensare a una “fondazione dei goleador”, o dei campioni sportivi, in cui questi assi devolvano una percentuale delle loro somme iperboliche per finanziare iniziative e progetti di cui siano essi stessi il motore? Ce ne sarebbe un gigantesco bisogno: realizzare strutture, creare vivai, portare lo sport nelle scuole veramente, varare progetti educativi. E se il committente è il campione il risultato diventa una sfida possibile.

C’è da pensarci seriamente. Anche perché non sempre gli investimenti di questi uomini d’oro vanno a gonfie vele. E, comunque, tutto e solo commerciale. Penso all’hotel a cinque stelle nel Portogallo meridionale e alla linea di abbigliamento di CR7. Agli affari della famiglia di David Beckham, che pare abbia prodotto lo scorso anno dividendi per 38 milioni di euro. Ma anche all’allevamento di molluschi a Corigliano Calabro di Gennaro Gattuso. Però come per Gianluigi Buffon e Francesco Totti non sempre l’immobiliare dà sicurezze e ampi margini. Anche gli affari dei calciatori possono finire in rosso. Invece, creare una palestra, far nascere un campo di calcio, aprire una piscina e, soprattutto, varare progetti e realizzare iniziative che insegnino ai ragazzi e alle ragazze la grinta, la frustrazione, la paura e la tenuta di un campione allontana sicuramente dalla violenza, dalla droga e dalla illegalità. È un sogno. Ma se anche Fedez e Chiara Ferragni hanno scoperto che fare del bene è un grande business possono cominciare anche i nostri calciatori d’oro. L’Italia glielo chiede.

Aggiornato il 13 luglio 2021 alle ore 12:45