Ha fatto clamore la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha disposto la scarcerazione del regista Ambrogio Crespi. Nel testo dell’ordinanza, che L’Opinione pubblica qui integralmente, si leggono le considerazioni dei giudici che hanno ritenuto il regista un uomo impegnato in prima persona nella divulgazione dei valori di legalità, evidenziando come i suoi docu-film siano anche strumenti educativi nelle scuole.
Avvocato Starace ha letto le considerazioni dei giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano che hanno disposto la scarcerazione del regista Ambrogio Crespi: che idea si è fatto in merito? È un atto importante, perché?
Certamente un caso particolare come quello che riguarda Ambrogio Crespi meritava un provvedimento che facesse un uso “umano” delle norme. E il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Milano è stato perfettamente all’altezza dell’arduo compito ricevuto. Valorizzare finalmente un profondo radicamento familiare, accanto allo straordinario impegno sociale e lavorativo del condannato, mostra quella sensibilità che fa la differenza nella Magistratura di Sorveglianza, ossia quella Magistratura cui è affidato il difficilissimo compito di accompagnare il cittadino condannato nel percorso dell’espiazione del suo debito con lo Stato. Durante questo percorso, talvolta lungo e variegato, il Magistrato deve verificare momento per momento l’efficacia rieducativa del percorso, impegnandosi nel comprendere quando il cittadino può riprendere a vivere il suo ruolo nella società.
Sembra che atti del genere siano molto rari. È un importante precedente?
I magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Milano si sono resi conto che Ambrogio Crespi non aveva bisogno di essere accompagnato nel suo percorso anche perché proprio lui aveva già accompagnato, con la sua vita e con le sue opere, tante persone a recuperare una dimensione sociale virtuosa. Sebbene al fine di evidenziare l’assenza del pericolo di fuga, il provvedimento valorizza l’importante significato della costituzione spontanea del condannato nonostante la piena consapevolezza di essere vittima di un’ingiustizia, che dimostra inequivocabilmente che si è al cospetto di una persona che accetta comunque le regole della società in cui è così bene inserito da essere un punto di riferimento per gli altri. Nonostante ci si continui a chiedere come sia stato possibile che un cittadino modello come Ambrogio Crespi abbia dovuto affrontare questa inimmaginabile situazione, pare davvero confortante sapere che esiste la concreta possibilità di una lettura costituzionalmente orientata della normativa che restituisce quella speranza così bene disegnata dalle opere di Ambrogio Crespi.
Lei ha preso parte, a marzo scorso, alla “maratona per Ambrogio Crespi” andata in onda su Radio Radicale e promossa da “Nessuno Tocchi Caino”. Che ricordo ha di questi mesi passati a rivendicare l’innocenza di Ambrogio Crespi?
La maratona è stata un’esperienza indimenticabile. Essere insieme a tante persone, unite dalla convinzione dell’ingiustizia rappresentata dall’esecuzione di una pena nei confronti di una persona che aveva già dato tanto alla società, fa sentire forte il valore della comunità e della gratitudine nei confronti di una persona altruista e generosa. Credo che tutti noi fossimo consapevoli di stare chiedendo tanto, ma allo stesso tempo eravamo convinti di essere nel giusto per il bene di Ambrogio Crespi e della società. Abbiamo cercato di offrire il nostro piccolo contributo per fare comprendere alla gente cosa stesse succedendo. Sembrava di svuotare il mare con un secchio, ma alla fine il sogno è diventato realtà.
Adesso è atteso il pronunciamento del presidente della Repubblica sulla richiesta di grazia, i presupposti sembrano incoraggianti?
Le premesse sono le migliori, incrociamo le dita con l’auspicio che il presidente della Repubblica conceda la grazia a un condannato che non ha alcun bisogno di essere rieducato.
Aggiornato il 13 luglio 2021 alle ore 16:08