I pubblicisti: gli invisibili della stampa italiana

Di norma nelle relazioni sindacali lo scontro è tra la proprietà e i dipendenti ma nel giornalismo italiano sta accadendo una cosa un po’ strana, che dei colleghi giornalisti professionisti vogliono eliminare i pubblicisti, il tutto utilizzando l’Ordine dei giornalisti come mannaia ufficiale per eliminarli. A prima vista sapendo che i pubblicisti sono gli sfruttati del giornalismo, l’iniziativa poteva sembrare interessante nel senso che si poteva ipotizzare la richiesta delle stesse tutele e degli stessi diritti per coloro che non hanno avuto la fortuna di un rapporto organico con le redazioni giornalistiche, ma la realtà è diversa. Non a caso nel 2018 nasce l’associazione Piue (Pubblicisti italiani uniti per l’Europa), con presidente Carlo Felice Corsetti. I pubblicisti di fatto sono minacciati dal Decreto legislativo n. 67/2017 che li ha marginalizzati nella composizione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Questo decreto legislativo è ritenuto viziato da profili di incostituzionalità e presenta quattro aspetti critici:

1) Violazione del diritto di rappresentanza (una regione senza rappresentante pubblicista).

2) Disparità di rappresentanza tra ordini regionali con numero di iscritti molto diverso (Lombardia o Lazio hanno un solo rappresentante come il Molise o la Val d’Aosta).

3) Violazione del principio “No taxation without representation”: pubblicisti e professionisti pagano la stessa quota d’iscrizione all’Ordine dei giornalisti nonostante la rappresentanza sia di un pubblicista ogni due professionisti.

4) Violazione del diritto di eguaglianza tra candidati ai consigli regionali e al nazionale (solo per quest’ultimo è richiesta la posizione previdenziale attiva presso l’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani).

La prima gravissima conseguenza del Decreto legislativo n. 67/2017 è stata l’approvazione da parte del Consiglio nazionale dell’Ordine tuttora in carica (e con i pubblicisti marginalizzati) delle “Linee Guida per la Riforma dell’Ordine dei giornalisti”, un testo che penalizza fortemente la categoria dei pubblicisti aprendo la strada al blocco delle iscrizioni all’elenco pubblicisti.

Si deve a Piue la presentazione alla Camera dei deputati della proposta di legge Ac 591 che in due articoli affronta adeguatamente questi aspetti critici riportando al rispetto dei diritti costituzionali nella composizione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Le ormai imminenti elezioni per il rinnovo dei consigli regionali e nazionale dell’Ordine hanno indotto Piue ad aggiornare i contatti con l’onorevole Mauro d’Attis, primo firmatario della proposta di legge e ad estenderli, trovando ascolto, al sottosegretario alla Giustizia onorevole Francesco Paolo Sisto per la sua competenza sugli ordini professionali, e al sottosegretario all’Editoria senatore Giuseppe Moles, per gli altri temi legati al mondo dell’Informazione. Se la politica manterrà la sua colpevole inerzia nei confronti dei pubblicisti, gli stessi saranno costretti, dopo le elezioni, ad agire nelle sedi opportune contro le violazioni dei diritti costituzionali.

Gli altri punti del Decalogo Piue, che intende essere una road map, un riferimento operativo per i prossimi mesi e che è stato approvato nel corso di un’assemblea in streaming sono: Etica del giornalista e questione morale; Requisiti omogenei a livello nazionale per l’accesso all’elenco pubblicisti; Formazione professionale continua e gratuita del giornalista; Uffici stampa con giornalisti iscritti all’Ordine; Equo compenso, garanzia della funzione sociale dei giornalisti; Inpgi e Casagit; Definizione giuridica dell’attività giornalistica; Fake news; Ordine e nuove figure del giornalismo; Rivoluzione Internet; voto elettronico.

Ma una domanda rimane, perché dei colleghi giornalisti professionisti si ergono a casta nei confronti di colleghi meno fortunati? La gestione dell’Inpgi (cassa pensionistica) è messa male per colpa dei pubblicisti? E la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) non ha nulla da dire?

Aggiornato il 05 luglio 2021 alle ore 12:01