“Il maresciallo Antonino Lombardo era una persona seria, molto preparato nel suo ambito. Conosceva benissimo Tano Badalamenti, lui era in servizio alla stazione carabinieri di Terrasini e Badalamenti vive in quel paesino. Nel viaggio in Usa eravamo assieme, per raccogliere le dichiarazioni di Badalamenti. Eravamo in una delegazione composta da carabinieri del Ros, uomini della Dia e magistrati delle procure di Palermo e Perugia. Conservo di lui un piacevole ricordo”. Parla così del maresciallo Lombardo l’ex colonnello dei carabinieri Domenico Di Petrillo, con una lunga esperienza dell’antiterrorismo.
Grazie al maresciallo Lombardo si ebbero le prime indicazioni precise sul covo in cui si nascondeva Totò Riina. Non solo. Fu lui a convincere a venire in Italia il boss Tano Badalamenti, tanto che lo stesso dichiarò: “Vengo solo se viene a prendermi il maresciallo Lombardo”. Se un boss di quel calibro si esprime così è perché si fida solo di quell’interlocutore. Badalamenti non arriverà mai in Italia perché, dopo alcune deposizioni negli Usa (alla presenza di un magistrato della Procura di Palermo e uno della Procura di Perugia, di uomini del Ros e della Dia) sarà bloccato dalla morte del maresciallo Antonino Lombardo. A distanza di 26 anni i familiari non credono al suicidio. In questa intervista, il figlio Fabio ci racconta delle anomalie che circondano questa tragica vicenda.
Voi non credete alla versione del suicidio.
Assolutamente no. La Procura di Palermo ha archiviato il caso come suicidio, dicendo di avere le certezze e le giuste testimonianze per confermare la tesi del suicidio. Io posso dire che l’unica cosa sicura in tutta questa vicenda è la presenza di un morto. Tutte queste certezze che la Procura dice di avere non esistono. Potrei iniziare a parlare della mancata autopsia, dove si sarebbe scoperto dove, come e quando è successo l’episodio delittuoso.
La foto di tuo padre con la pistola in mano, in effetti, lascia esterrefatti. Cosa vi è stato detto dai magistrati che hanno indagato su questa circostanza?
Praticamente niente. Dalla foto si può vedere mio padre ricoperto di sangue e, molto stranamente, la pistola in mano in una posizione strana. Quindi abbiamo un colpo di pistola. I magistrati hanno scritto che diverse persone hanno sentito un colpo d’arma da fuoco. Chi? Il capitano De Caprio? Totalmente inattendibili. I testimoni presenti quella sera in caserma dicono esplicitamente di non aver sentito nessun colpo d’arma da fuoco. Anzi il piantone della porta carraia dice non aver visto né entrare né uscire il maresciallo Lombardo.
Un’altra anomalia: il bigliettino piegato sul sedile accanto al corpo di tuo padre: pulito nei lembi esterni e sporco di sangue all’interno.
Anche in questo caso la Procura non ha fatto nulla. I magistrati hanno tenuto la lettera per 17 anni e nel 2012, dietro nostra richiesta, ce l’hanno consegnata, dicendo che non era più utile alle indagini. Quali indagini? In tutti quegli anni non hanno fatto nessuna perizia calligrafica e non hanno preso le impronte digitali sul foglio per capire chi avrebbe potuto averla in mano. Loro, senza un esame, dicono che la lettera è scritta da mio padre è non si chiedono perché il fogliettino è piegato e pulito esternamente, ma all’interno sono presenti delle macchioline di sangue. Mi sembra la tesi confermata solo da un morto, una pistola in mano e una lettera. Vergognoso!
Spariscono anche documenti importanti relativi ai viaggi americani. Giusto?
Sicuramente sparisce la borsa di mio padre dall’auto in cui viene trovato il cadavere. Inoltre i carabinieri, quando vengono a dare la brutta notizia alla mia famiglia, ne approfittano per fare una perquisizione, mai verbalizzata. Cosa cercavano? Chi ha dato l’ordine? Un fatto strano che peggiora questa vigliacca perquisizione è che vengono fatte delle iniezioni a mia madre e mia sorella, che le rendono incapaci di reagire, pur sentendo e vedendo tutto.
Hai richiesto di essere ascoltato dalla “Commissione parlamentare Antimafia” presieduta dal senatore Nicola Morra. A oggi non ti hanno ascoltato?
Mi viene da ridere. Ho fatto richiesta due volte ma non ho mai avuto risposte. Anzi, sia il presidente Morra che il senatore Pietro Grasso avevano dichiarato in un’intervista che mi avrebbero sentito a breve. La solita presa in giro all’italiana. Mi chiedo: come posso essere ascoltato da chi anni prima ha archiviato il caso quando era Procuratore a Palermo?
Che appello ti senti di lanciare a chi sa la verità che potrebbe onorare la memoria di tuo padre e finalmente chiarire cosa accadde quella notte del 1995?
Mi prenderei in giro da solo. Ci sono carabinieri che hanno la coscienza sporca e così continueranno a vivere. Mi chiedo come avranno potuto guardare i propri figli negli occhi e spiegargli che nella vita bisogna essere leali e onesti. In questi anni ho visto solo omertà da parte di alcuni colleghi vigliacchi e sentito che devo accettare la storia del suicidio.
Aggiornato il 01 luglio 2021 alle ore 10:23