Ponte Morandi: meglio che parli il silenzio

Leggiamo sul Corriere della Sera del 27 giugno, a quasi tre anni  dal crollo del Ponte Morandi, delle dichiarazioni paradossali dell’ex Ad Giovanni Castellucci, premiato con lauto compenso per i notevoli servigi forniti alla società in cui ha prestato servizio.

L’intervistato diventa perito ed al contempo avvocato in stile arringa processuale, definisce elementi ovviamente a sua discolpa, prendendo spizzichi a destra e manca cucinando un polpettone.

Certo che le responsabilità saranno molteplici e con diversi livelli di gravità, infatti abbiamo ben 59 indagati; certo che, come in molte strutture, c’era anche qualche difetto costruttivo, che non ha impedito al ponte di resistere arrivando a consunzione, 50 anni, ma tentare di utilizzare questo elemento per lavarsi la coscienza non lo possiamo permettere.

Il Ponte Morandi, con adeguata ed attenta cura, di cui ogni anno di più necessitava, nel 2001 più che nel 1993, nel 2011, 2015 e 2016 più che nel 2001, non sarebbe crollato, questo è ormai stato acclarato da periti indipendenti.

Il fatto che esistano varie responsabilità, non legittima la verginità di nessuno e dice bene il giornalista Fabio Savelli, “...insomma, la colpa è sempre di qualcun altro...”.

Per noi assistere ancora a questo teatrino, prima dell’inizio del processo francamente non è accettabile, vorremmo un po di classe, ma si sa per difendere la “pellaccia” si cerca ovviamente di fare di tutto; peccato che, al contrario, non siano stati fatti gesti concreti per difendere le vite di tutte le persone che sono transitate sopra e sotto questo ponte in circa 20 anni di gestione, non in pochi mesi, altrimenti il ponte non sarebbe crollato.

Questo lo stile di alcuni dei nostri manager, buttano una pietra in un mare d’acqua sperando che le onde possano far perdere di vista l’orizzonte e soprattutto sperando che cavillo dopo cavillo si arrivi alla tanto agognata prescrizione.

State pur certi che probabilmente anche in questo processo ci sarà il tentativo di tutti gli imputati, come purtroppo avvenuto per altre stragi, di ricercare la prescrizione come unica ancora di salvezza.

Noi siamo qui, piccolini ma con il cuore grande e spezzato da quello che abbiamo perso, che è impagabile ed inaccettabile, faremo tutto quanto in nostro lecito potere per inchiodare i colpevoli alle loro responsabilità, noi pretendiamo però dallo Stato al completo giustizia per i nostri cari, pretendiamo di essere trattati con dignità come parenti di vittime e come cittadini.

Prima o poi vorremmo sentire dire da qualcuno “abbiamo sbagliato...”, sarà troppo tardi, sempre troppo tardi, ma forse potrà dare un po’ di pace a qualche coscienza. Ci vediamo al processo, grazie.

(*) Presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi

Aggiornato il 30 giugno 2021 alle ore 16:10