
Per una volta si potrebbe gridare “al miracolo!”. La cronaca nera ci ha così abituati a finali drammatici che la vicenda del piccolo Nicola Tanturli, il bimbo di 21 mesi ritrovato dopo 36 ore nei boschi del Mugello, potrebbe appartenere alla saga delle “buone notizie”. Per i genitori apicoltori Leonardo e Pina, che hanno scelto di vivere in campagna senza acqua e né luce, per il giornalista Giuseppe Di Tommaso de “La vita in diretta” di Rai Uno che ha ritrovato il bambino in fondo a una scarpata, per il carabiniere Danilo Ciccarelli – comandante della stazione locale – che lo ha preso in braccio tra i rovi e si è sentito chiamare “mamma”. Finale lieto una volta tanto per la società civile, per la tv spettacolo e per le forze dell’ordine, così a dimenticare i troppi tragici casi di scomparsi e mai più ritrovati come Denise Pipitone e Angela Celentano, o trovati purtroppo morti come fu per Alfredino Rampi, il bambino di Vermicino o come per Viviana Parisi e il suo Gioele di 4 anni rinvenuti a Caronia, in Sicilia, straziati dagli animali.
L’impotenza dei fatti in questo caso si è dissolta in un enorme sospiro di sollievo quando il giornalista ha comunicato “Nicola è vivo”, quando il carabiniere ha aggiunto “sta bene” e quando finalmente la mamma lo ha riabbracciato in diretta tv. Un miracolo e basta. Avremmo dovuto chiuderla lì. Stavolta è andato tutto bene, visto che Nicola non ha mostrato alcuna sofferenza dopo 36 ore all’addiaccio, due notti in preda a lupi e cinghiali, così piccolo e solo. Ma il sogno è durato poco. A interromperlo, pur senza malizie, è stata la trasmissione “Chi l’ha visto?” di Rai Tre specializzata in scomparsi e ritrovamenti, quando la conduttrice Federica Sciarelli non ha potuto fare a meno di notare alcuni particolari, rimbalzati subito di casa in casa. E si è aperto “il giallo”.
Il piccolo Nicola sarebbe stato messo a nanna dalla mamma alle 19,30, a quanto pare sul lettone ancora vestito, ma senza scarpine ai piedi. Dopodiché Pina sarebbe andata a mungere le capre, mentre il marito Leonardo si era recato nella vicina frazione. Solo verso la mezzanotte i due genitori si sono accorti che il figlioletto non era più nel letto, lo hanno cercato in casa inutilmente. Quindi, poiché Nicola è audace e indipendente, hanno iniziato a cercarlo fuori, in un campo dove era solito andare.
Per nove ore Pina e Leonardo hanno riferito di aver setacciato la zona con l’aiuto dei vicini. Era buio e faceva freddo, ma non hanno dato l’allarme, non hanno chiamato le forze dell’ordine fino alle nove del mattino seguente. “Un errore, è stato un errore”, ha ammesso il papà davanti ai microfoni. E si è venuto a sapere che un anno prima anche il figlio più grande, quando aveva tre anni, si era allontanato allo stesso modo percorrendo un chilometro e anche quella volta riportato a casa da un vicino sano e salvo.
Particolari su cui ora indaga la Procura di Firenze al momento senza indagati e ipotesi di reato. Il rischio per la coppia potrebbe essere quello di “abbandono di minore”. Certo è che la vita scelta dai coniugi Tanturli è particolare per due bambini molto piccoli: niente acqua, niente luce, niente telefoni, abitudini libere e selvatiche. “Non volevo sfruttare ed essere sfruttata”, si è giustificata la donna. Ma l’interrogativo aleggia: dietro queste modalità potrebbe celarsi dell’incuria? Il web si è subito diviso: chi ha criticato lo stile fricchettone e chi ha difeso il politicamente corretto con le frasi tipiche, “hanno diritto di vivere come meglio vogliono”. Sì, certo, fino ai limiti per la sicurezza dei bambini però!
Dunque Nicola si sarebbe svegliato, avrebbe inforcato i sandaletti, li avrebbe chiusi alla perfezione, si sarebbe diretto fino all’uscio, dove sono state ritrovate alcune macchioline di sangue ora al vaglio di chi indaga e si sarebbe diretto nel buio tra i boschi, vagando per chilometri, circa due ma forse anche quattro, per due notti e tante ore. Il tutto ha dell’incredibile senza ricorrere al miracolo. Sul destino felice del “piccolo elfo del Mugello” si è imbattuto Giuseppe Di Tommaso che, inviato da “La vita in diretta” sul luogo del fatto, appena arrivato ha avvertito una strana sensazione, come un malore, che lo ha costretto a scendere dall’auto e a incamminarsi a piedi. È stato a questo punto che il giornalista ha sentito un lamento, una vocina, si è precipitato giù per la scarpata fino al punto in cui ha visto il bambino tra i rovi. È tornato di corsa sul ciglio della strada, dove per caso passava una pattuglia e ha convinto il carabiniere a scendere con lui. Così Nicola è stato tratto in salvo.
Il bimbo lo abbiamo visto tutti tra le braccia del luogotenente: scarpine perfette per nulla sporche sotto le suole, maglietta intatta, capelli puliti, visino sconcertato con appena un piccolo graffio. Tant’è che lo stesso carabiniere ha detto: “Era fresco, sicuramente non ha dormito dove lo abbiamo trovato perché l’erba non era calpestata”.
Dove è stato Nicola per 36 ore a 21 mesi? Niente acqua e niente cibo, niente pipì e niente popò? Il bambino a quanto pare era senza pannolino, ma non aveva neppure i segni delle normali funzioni a quella tenerissima età. Resta il giallo. Oppure il miracolo.
Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 13:01