Secondo la tassonomia semantica odierna il sottoscritto, per quello che dirà, sarà classificato dal pensiero dominante fra i negazionisti, parola abusata e scientificamente usata a sproposito perché riguarda le sanguinarie e psicopatiche vicende dell’Olocausto. Quindi, il suo uso trasforma i dissidenti in bersagli di odio e la lingua aiuta efficacemente tale processo. Cosa fanno i dominatori per contrastare l’opposizione e la dissidenza.
Prima fase: iniziano con pratiche “morbide”. Iniziano a screditare le opinioni dei dissidenti utilizzando sagacemente i mezzi comunicativi a disposizione, con la regia di squadre di psicologi assoldati profumatamente alla bisogna in quanto esperti di tecniche di sovversione, del terrore, della subornazione, del caos. Iniziano ad usare pratiche sempre più frontali e più dure se l’opposizione continua a farsi sentire, fino ad arrivare agli omicidi stradali mirati prima sui soggetti sorvegliati e poi sulle loro famiglie. La Storia è percorsa dalla presenza permanente del controllo sociale realizzato per gradi: la persuasione, il consenso, l’intimidazione, la repressione individuale, l’interruzione a singhiozzo della fornitura dei servizi pubblici (acqua, luce, linee telefoniche, farmaci salvavita, cibo) e infine le esecuzioni di massa.
Seconda fase: questo copione è attraversato, sostenuto, programmato dalla manipolazione della lingua nazionale, continuamente sfregiata dalla irruzione di decine di parole inglesi ogni mese nel linguaggio quotidiano e diffuso volutamente da canali televisivi, carta stampata, rete. L’azzeramento di un popolo passa attraverso la demolizione della lingua.
Terza fase: si innesta una crisi economica permanente aggravandola con misure depressive a sostegno della moneta e con forte tassazione per diminuire il debito, che tuttavia si accresce per erosione della base produttiva che sarebbe in grado di pagare le tasse. Insomma, un cerchio infernale che imprigiona gli Stati-bersaglio nella morsa di un debito permanente. È lo stesso ben sperimentato meccanismo usato dagli usurai per impossessarsi a poco prezzo dei beni dell’indebitato che non può pagare i propri debiti.
Quarta fase: la crisi socio-economica produce aspettative di futuro non solo negative ma perfino distruttive. Non ci sono investimenti, il lavoro è precarizzato e sottopagato per costringere la popolazione a indebitarsi per sopravvivere usando le carte di credito rotative.
Quinta fase: l’ipotesi di futuro negativo fa diminuire rapidamente le nascite. Il deficit demografico viene usato dalle forze politiche globaliste come giustificazione per l’importazione di milioni di immigrati, la cui gestione viene affidata a strutture private dette Ong e lo smistamento a una efficientissima struttura di accoglienza monopolizzata dal Vaticano – tramite famose “Comunità” caritatevoli – che manovra miliardi di euro, con probabili reati di riciclaggio.
Tutte le fasi sopra descritte sono state narrate da David Goldman, quello della chiacchieratissima banca Goldman Sachs. Cito un passo delle sue riflessioni: “Goldman scopre allegramente che il nemico smette di combattere quando viene eliminato il 30 per cento della sua gioventù maschile in età militare. Siccome è molto colto, cita storici ebraici che hanno studiato esattamente questa “soluzione” avvenuta nella storia più volte. La guerra del Peloponneso, durata 30 anni (431-404 a. C.) fra Sparta e Atene, finì per esaustione delle truppe: ad Atene, “secondo lo storico Barry Strauss, gli opliti vennero ridotti del 50 per cento e più, da 22mila nel 431 a 9500” alla fine. Atene scomparve dalla storia e dall’economia, la sua popolazione maschile essendosi ridotta del 60%. Sparta praticamente sparì del tutto”.
Nel caso italiano, cosa fanno coloro che ritengono l’intero caos una pianificazione elaborata a tavolino? Dubitano! Non credono alla vulgata diramata a martello dal sinedrio che sovragestisce la ex-Italia per razziarne il patrimonio industriale, creativo, bancario, finanziario. Anche in questo caso, ma a livelli macroscopici, la tecnica è sempre quella del cappio dello strozzino. Cosa fa la macchina disinformativa dominante? Procede ad una sapiente e ben programmata opera di linciaggio sociale usando parole con inferenze spregiative e di odio. Una fra queste è complottismo. Complottista è un lemma carico di notazioni negative (appioppate dal pensiero dominante) interamente e passivamente sottoscritte da coloro che ne fanno uso per conformismo e sottomissione mentale e sociale. Seguono negazionismo, populismo, destra.
Una informazione corretta farebbe ricorso a termini equilibrati quali scettici, dissidenti, malpensanti, dubbiosi, sospettosi. Fondamentale è l’eliminazione totale di espressioni e di parole inglesi: hate, speech, cancel culture, Blm, gender, lgbt. Di fronte a tutto ciò, io sono un adepto permanente della cultura del sospetto e incessante umile seguace del dubbio, parola che non va confusa con l’incredulità. Il dubbio crea le premesse di una serrata inchiesta sul processo che ha determinato i contenuti di una informazione spesso diffusa in maniera martellante quando è interamente o parzialmente falsa.
Due lemmi più appropriati sono sospetto e dubbio privi della carica di odio strisciante quale è il termine complottista affibbiato a chi non crede supinamente a tutto quello che viene diffuso da tecnologi del terrore nascosti in istituzioni governative, economiche, farmaceutiche e simili. Una squadra di individui pagatissimi e tecnologi della subordinazione della paura, incaricati di diffondere “notizie ufficiali”. Nessun cittadino è minimamente in grado di procedere ad una verifica diretta dei dati diffusi confrontando le fonti di raccolta e i metodi di elaborazione degli stessi. Nessun giornalista di inchiesta seriamente intenzionato è riuscito ad accedere ai dati. Nessuno.
Al posto dell’usurato e conflittuale complotto sarebbe meglio utilizzare sospetto e dubbio che non sono cariche di odio e di fanatismo inquisitore. Le parole sono pietre, sono pericolose come la nitroglicerina e vanno usate con delicatezza.
Aggiornato il 18 giugno 2021 alle ore 17:21