
Per molti “progressisti”, demolitori pregiudiziali e professionali di ogni tradizione e di ogni tabù, modernità significherebbe “vivere senza valori sacri”. Cioè senza limiti perché il sacro è proprio il Limite, l’Inviolabile. Se non che si vedono da tempo gli effetti della desacralizzazione totale: se non c’è limite tutto è permesso, possibile e lecito. Se viene meno ogni valore sacro resta il nulla, il nichilismo.
Però il sacro resiste e talvolta, gettato via dalla porta, ritorna dalla finestra in forme nuove e inusitate per il bene e talvolta per il male. Per il male come quando nel Novecento si sono sacralizzati sciaguratamente gli “assoluti terrestri”: lo Stato o il Partito, o la Classe o la Nazione o la Razza.
Il sacro ritorna anche per il bene come si vede quando molti laici anche laicisti e atei considerano sacra la famiglia anche se non santificata da un matrimonio religioso. Non bisogna perciò identificare del tutto il sacro con il santo (la religione) anche se è vero che le due cose si sono identificate a lungo nella storia. Il sacro precede storicamente il santo e lo include. È una categoria più ampia del santo.
Aggiornato il 15 giugno 2021 alle ore 11:58