
Solo in Italia abbiamo 55mila casi di tumore della mammella all’anno. Viene colpita una donna su otto, rappresentando il 25 per cento fra i tumori del sesso femminile. Ciò non accade solo adesso, perché abbiamo una pandemia in corso alla quale stiamo cercando di addebitare ogni tipo di colpa sia economica che sociale o sanitaria. Avveniva anche prima del suo avvento. Per questo si cercava un luogo al di fuori delle mura degli ospedali deputato alla salute delle donne, alla prevenzione e cura del male che più le affligge. Tale luogo, anni fa, era stato individuato in Palazzo Baleani, nel centro storico di Roma. Un centro avanzato per la salute della donna che faceva riferimento al Policlinico Umberto I che, in sinergia con gli specialisti dell’Ifo- Regina Elena e San Gallicano, erogava le attività cliniche per le sospette patologie tumorali alla mammella e all’apparato riproduttivo. Il Centro, qualche anno fa, rischiava di chiudere e nel dicembre 2019 la Regione Lazio è intervenuta, facendolo diventare un riferimento delle sue Asl. La gestione odierna, dal gennaio 2020, afferisce solo all'Ifo. Vediamo oggi come è la situazione. Ne parliamo con l’avvocato Maria Letizia Rosati, che fa parte dell’associazione e del direttivo di Palazzo Baleani.
Ci parli dell’associazione: come è attualmente la situazione di Palazzo Baleani? Funziona regolarmente il Centro di salute per le donne?
La nostra associazione è formata da donne ma anche da uomini, che anche se più raro possono essere toccati dal tumore alla mammella. Siamo guidate dall’ottimo presidente Pietro Campagnola, che ci sostiene ed ispira con il suo impegno a tutela della salute. Attualmente, il Centro ha una attività ridotta poiché eroga al massimo e solo la mattina 10/11 visite, mentre il pomeriggio resta chiuso, così come viene risposto all’utenza da parte del recapito telefonico dedicato. L’attività che si svolge è dedita alla prevenzione del tumore della mammella e il giovedì e venerdì si effettuano visite ginecologiche. Ciò perché, a oggi, il grande progetto, così come deliberato dal Dca- Decreto della Regione Lazio – numero 488/19 – che ha istituito il centro avanzato per la tutela della salute della donna, prevenzione diagnosi e cura dei tumori femminili di Palazzo Baleani (dicembre 2019), non è ancora pienamente operativo. Il personale non è stato potenziato, vi è confusione in fase di prenotazione delle visite, poiché non vi sono chiare indicazioni per l’accesso, i macchinari nuovi sono, quindi sottoutilizzati. Come associazione, abbiamo raccolto, in tutti questi mesi, le lamentele delle donne ed abbiamo richiesto chiarimenti all’assessore regionale alla Sanità, Alessio Damato ed al Project manager, dottor Francesco Vaia, senza ricevere riscontri.
Quanti professionisti lavorano fra le migliori competenze della Sapienza e dell’Ifo a Palazzo Baleani?
All’interno è sempre presente un solo oncologo, la professoressa Maria Luisa Basile, nonché due radiologi e due volte a settimana un ginecologo. Il venerdì è disponibile un chirurgo che visita qualora venga diagnosticato il tumore della mammella.
Quanti i casi trattati durante questo anno di pandemia? Sappiamo che proprio a causa della paura per il Covid molte persone non hanno fatto prevenzione.
Come associazione non possiamo conoscere il numero dei casi trattati in questo periodo di pandemia, sappiamo però – e per questo ci siamo attivate – che nel periodo di chiusura dell’attività di prevenzione (da febbraio a novembre 2020) molte donne si sono lamentate, non potendo accedere a Palazzo Baleani proprio per la prevenzione, sentendosi rispondere dalla struttura:
- che era aperta solo per i pazienti oncologici con l’esenzione ticket, poiché non era stata attivata una cassa ticket;
- che doveva essere operativo di lì a poco il grande progetto previsto dal Dca di istituzione del Centro e dovevano pazientare.
Da novembre 2020, quando finalmente è stata riattivata la prevenzione, l’attività del Centro è ripartita ma in maniera ridotta perché il grande progetto previsto non era ancora operativo. Non vi è stato alcun potenziamento del personale previsto. Vi è una grande confusione in fase di prenotazione, con sottoutilizzo delle nuove apparecchiature (due ecografi e un mammografo). Situazione, questa, che perdura a tutt’oggi, a sette mesi dalla riattivazione della prevenzione. Quello che vogliamo evidenziare come associazione è che Palazzo Baleani è sempre stato un centro di eccellenza, storicamente in prima fila per la prevenzione e, quindi, proprio nel periodo della pandemia, avrebbe potuto consentire una attività di prevenzione oncologica con maggiore sicurezza per l’utenza intimorita dal Covid-19, poiché ubicato fuori dal contesto ospedaliero. Invece ha dovuto subire, prima, l’interruzione della prevenzione e, oggi, ancora una attività ridotta.
Cosa era accaduto a Palazzo Baleani, perché vi fosse bisogno di una ristrutturazione lo scorso anno, prima che il Centro di salute per le donne diventasse il punto di riferimento regionale per patologie tumorali?
L’associazione Baleani per la Salute è nata nel 2019 per scongiurare la chiusura del centro di prevenzione oncologica, diagnosi e cura di Palazzo Baleani, decisa dal Policlinico Umberto I, al quale afferiva. La nostra battaglia è stata sentita a livello nazionale (a seguito di un servizio della Rai) tanto da portare la Regione Lazio ad emanare un decreto (Dca 488/19), con il quale è stato istituito il centro avanzato per la tutela della salute della donna con un progetto di ampliamento dell’offerta di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori femminili e con un finanziamento di quasi tre milioni di euro annunciato dall’assessore regionale alla Sanità, dottor Alessio d'Amato. Quindi da febbraio 2021 Palazzo Baleani afferisce all’Ifo.
Che progetti ha Palazzo Baleani per il futuro?
Noi come associazione stiamo aspettando che venga reso pienamente operativo il progetto deliberato con il decreto di istituzione di dicembre 2019, che renderebbe la struttura operante a pieno regime per la quale abbiamo lottato.
“Si avvierà un percorso multidisciplinare di livello regionale… verrà redatto un decreto commissariale per definire ruoli e funzioni – disse l’assessore D’Amato nell’ottobre 2019 – il Centro salute della Donna di Palazzo Baleani avrà carattere strategico per il Sistema sanitario regionale. Questo è quanto ho rappresentato al Magnifico Rettore dell’Università la Sapienza di Roma e mi fa piacere che l’iniziativa abbia trovato ampio riscontro tra i professionisti dell’oncologia romana che si sono dichiarati disponibili sin da subito a collaborare”. Come è andata poi, hanno collaborato tutti?
Come associazione, possiamo solo dire che stiamo ancora aspettando che il Dca 488/19 venga attuato pienamente dal project manager, nominato contestualmente quale responsabile del progetto, per essere in grado di svolgere a pieno regime, con apertura anche pomeridiana e potenziamento del personale e conseguente ampliamento dell’utenza, le seguenti funzioni:
- diagnosi e presa in carico delle donne con sospetta patologia tumorale con particolare riferimento a quello della mammella e dell’apparato riproduttivo in collegamento con l’Ifo;
- approfondimento del rischio di sviluppare tumori della mammella, dell’ovaio e di altre neoplasie con particolare riferimento alla sospetta predisposizione genetica e indicazione della specifica sorveglianza;
- gestione collegiale dei casi ad alto rischio promozione del coinvolgimento e della partecipazione attiva delle donne, con riferimento particolare all’adozione di corretti stili di vita in linea con il piano regionale della prevenzione.
@vanessaseffer
Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 14:44