Sindaci e comitati civici contro l’Anas

Manutenzioni in Toscana come in Calabria

“Chi controlla chi, come lo fa e se lo fa”: questa domanda si pongono sempre più spesso i cittadini. Interrogativo logico dopo la tragedia della funivia Stresa-Mottarone, dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, dopo il rogo colposo di Viareggio, dopo il crollo della torre piloti al porto di Genova, dopo la tragedia ferroviaria sul tratto Bari-Barletta, dopo la morte dell’operaio Luciano Sanna sui cantieri autostradali liguri. Ci fermiamo qui, l’elenco è davvero lungo: rischia d’annacquare nel lettore il senso d’indignazione, di renderlo indifferente alla morte. Perché sono tante le vittime del pressappochismo di Stato, del rimpallo di competenze… del partenariato pubblico-privato. Non vogliamo entrare nelle norme, nei meandri del codice degli appalti, ma vorremmo sapere con quale discrimine certe imprese vincano sempre, e si ritrovino a gestire cantieri in tutto lo Stivale. Si sostiene questo con la forza dei tantissimi cittadini che denunciano quotidianamente le condotte di Anas, Aspi e Ferrovie.

“Fino a poco tempo fa, Toscana, Umbria ed Emilia erano ritenute esempio da emulare per controlli e certificazioni di sicurezza. Un vanto, un fiore all’occhiello della corretta Amministrazione di sinistra – ci scrive un cittadino dei comitati in lotta contro l’Anas – ma oggi anche uno di questi simboli sembrerebbe crollare. Andate a ficcanasare tra gli appalti di Anas sul verde in Toscana. Anas ha bandito il servizio di manutenzione del verde delle strade all’interno della regione Toscana, applicando un criterio dove l’offerta economica incideva poco: quattro lotti da circa due milioni di euro ciascuno”.

Per gestire questi lavori in appalto Anas è stata costituita l’Ati (Associazione temporanea d’imprese), a capeggiarla c’è la Sicilville di Giuseppe Russo (detto Pippo) che ha offerto sulla carta delle migliorie, aggiudicandosi tre lotti su quattro. La siciliana Sicilville ha vinto in Toscana con uno sconto molto ridotto (dal 10 al 18 per cento), a differenza delle imprese concorrenti che hanno operato mediamente il 30 per cento in meno. La domanda che oggi in troppi si pongono è se la Sicilville riuscirà a realizzare quanto promesso. Altri si chiedono se meritasse di vincere, in considerazione del fatto che ha costi più alti rispetto alle altre imprese che hanno gareggiato. Domanda non certo peregrina, infatti i comitati ci inviano un articolo apparso su Qui Brescia del 26 novembre 2019, in cui si legge “Smaltisce male l’erba al pcb, titolare azienda a processo… invece di portare gli sfalci al termovalorizzatore li faceva trattare come se fossero stati dei rifiuti normali”. Scopriamo che “al tribunale di Brescia da ieri, lunedì 25 novembre, è in corso un processo a carico di Giuseppe Russo, titolare della Sicilville – scrive Qui Brescia – che nel 2016 si era aggiudicato il bando di gara per gli sfalci, la raccolta e lo smaltimento del verde pubblico in alcune aree cittadine. E una di queste zone è quella inquinata di Chiesanuova, dove vige l’ordinanza della Caffaro per l’erba contaminata da pcb. Si trattava di un bando di tre anni per un totale di 1,5 milioni di euro, ma nel 2017 il Comune di Brescia che aveva lanciato l’appalto aveva rescisso il contratto”.

Motivo? “L’azienda, come invece era specificato nella richiesta – precisa Qui Brescia – non aveva inserito persone svantaggiate al posto di lavoro”. Brescia Oggi va anche oltre, “l’impresa non avrebbe smaltito in modo corretto decine di tonnellate di verde pubblico. Per quanto riguarda quello contaminato da pcb, l’azienda si sarebbe limitata a compostare e non a portare l’erba come rifiuto speciale al termovalorizzatore”. La procura di Brescia indaga sulla Sicilville come sulle tante imprese sospettate di non corretto smaltimento dei rifiuti: nella zona di Roncadelle i comitati dei cittadini sono particolarmente attenti con le imprese che lucrano sui rifiuti, memori delle tragedie causate da diossina e pcb (policlorobifenili).

Sul sito “Lamezia Informa” (del 27 giugno 2020) leggiamo della “mancata manutenzione della fontana di piazzetta Franzì”. A Lamezia la denuncia viene presentata dal movimento culturale “Dorian-la cultura rende giovani”. L’opera di Lamezia Terme è inserita nell’elenco delle fontane monumentali, la cura dovrebbe essere assicurata dall’ente pubblico, ed anche in questo caso la manutenzione (un appalto biennale) se lo aggiudica la Sicilville. Il movimento Dorian scrive nella denuncia: “Posizionata esattamente alle spalle della chiesa Matrice, a pochi passi dalle case natali del patriota Giovanni Nicotera e del poeta Franco Costabile, la fontana risulta al momento completamente abbandonata e malfunzionante. Risulta totalmente mancante la presenza di acqua: non vi sono infatti né zampilli, né acqua sul fondo. Su quest’ultimo – sottolinea Dorian – per di più si è formato un nauseabondo strato di un liquame giallastro che, come documentato dalle foto, appare tanto denso e compatto da far sì che i rifiuti galleggino su di esso completamente immobili. Del tutto non funzionanti le luci colorate che a sera avrebbero dovuto rallegrare i giochi d’acqua della fontana”.

Sempre a Lamezia Terme, scopriamo tramite “Lamezia Informa” che la pulizia del parco Peppino Impastato è stata fatta da CasaPound: eppure il bando pubblico per la manutenzione l’ha vinto la Sicilville. “Sono stati raccolti rifiuti di ogni genere ed è stata messa in sicurezza una grata pericolante - scrive il quotidiano – ma il bando per l’affidamento della stessa è in essere come vigente, è quello per il verde pubblico con la Sicilville”.

Intendiamoci, non stiamo parlando d’una piccola impresa. La Sicilville è entrata in Sicilia in un appalto di circa trecento milioni di euro: i lavori dei lotti (6/7/8) dell’autostrada Siracusa-Gela, per congiungere la A18 da Rosolini a Modica, un tronco di quasi venti chilometri. L’appalto era stato affidato alla Rti (consorzio imprese) Società per le Condotte d’Acqua spa (capogruppo) e con subappalto alle cinque imprese Cossi Costruzioni, Ital Edil Costruzioni, Sicilville, Begen ed Ati Gionfriddo-Fercal. L’importo complessivo (come da base d’asta) delle opere è di 289.560.523,89 euro, complessivo di 7.826.110,67 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso d’asta.

Qualcuno obietterà che la Sicilia non è la Toscana né, tantomeno, la Liguria o l’Umbria o le Marche. Il Consorzio per le Autostrade siciliane è un ente pubblico non economico, sottoposto al solo controllo delle Regione autonoma Sicilia, che può dare il ben servito ad imprese quando e come vuole, quindi chiamarne altre a proprio piacimento. Del resto, lo hanno fatto con la Technital spa di Verona, che gestiva in proroga le autostrade siciliane: l’azienda veronese è stata messa da parte dalla mattina alla sera, quindi affidato l’appalto in Rti (consorzio temporaneo d’imprese) con capogruppo la Società per le Condotte d’Acqua spa.

Ora che anche l’Anas ha acquisito una visione privatistica di strade ed autostrade (un tempo bene comune) la scelta è giustamente caduta sulla Sicilville che, solo per citare qualche tratta, gestirà il verde lungo la Senese-Aretina, l’autostrada Bettolle-Perugia, l’Umbro-Casentinese- Romagnola, la “3 BIS Tiberina”, la strada statale 398 “Val di Cornia”, la Sarzanese-Valdera, il Valico del Cerreto, la “Massese”, la strada statale 12 “dell’Abetone e del Brennero”, la strada statale 1 “Aurelia”. Una gara per l’importo di 2.252.491,00. Il consorzio temporaneo d’impresa (l’Ati) dichiara che “non farà ricorso al subappalto per il servizio in oggetto”. Sono lontani in tempi in cui la Sicilville s’accontentava dei subappalti. Giuseppe Russo, titolare della Sicilville e della Vivai Russo Vincenzo (azienda storica di famiglia) è già stato consigliere provinciale a Catania nelle file del Movimento per le Autonomie, oggi è un imprenditore proiettato alle grandi opere. Il resto sono solo chiacchiere e lasciano il tempo che trovano.

Certo vi sono mugugni e lamentele del personale che lavora nelle competenze dell’Anas della Regione Toscana: sarebbe male attrezzato, non disporrebbe di Dpi (Dispositivi di protezione individuali) adeguati, non vi sarebbero segnaletica e mezzi di cantiere idonei. I soliti curiosoni giurano d’aver visto il taglio a mano di sterpaglie ed erba, senza l’utilizzo di macchine operatrici. I vertici Anas non sembra controllino granché, nonostante le tante segnalazioni, anche dei cantonieri. I sindaci di Toscana ed Umbria pare abbiano già chiesto lumi alla sede Anas, perché i comitati dei cittadini non sembrano più disposti a subire le metodiche delle grandi aziende.

Qualche buontempone pare abbia pure paragonato i lavori lungo le tratte toscane ed umbre a quelli che, per cinquant’anni, hanno funestato la Salerno-Reggio Calabria e da sempre le autostrade siciliane. Suvvia non scherziamo: la sede competente di Anas per Toscana e Umbria è a Perugia, città capoluogo con sede di Tribunale. Quest’ultimo vede come nuovo capo della procura Raffaele Cantone, che fino a giugno 2020 ha presieduto l’Autorità nazionale anticorruzione. Quindi si spera in Toscana e dintorni non valga l’adagio del “chi controlla chi” o, peggio, che su qualche incidente si metta di traverso l’italianissimo rimpallo di competenze.

Aggiornato il 28 maggio 2021 alle ore 12:59