Bomber in Purgatorio: gli eroi della serie B

Questa pioggia che cade lenta è fastidiosa. Inizia a fare caldo, ma il tempo là fuori non ha voglia di vedere gente vestita con costume e infradito. Un outfit comodo, spartano e con pochi fronzoli. Una roba per andare dritti al sodo, come i bomber di provincia. Già, il pensiero va a chi cammina sul filo del rasoio e respira per un gol. Esserci sempre, anche quando il risultato è compromesso. Questa è la vita dell’attaccante, che assume un sapore particolare se diramata lungo i binari lontani dai riflettori. Binari che conducono al Purgatorio, ovvero alla serie B. Un mondo a parte, capace di regalare storie di calcio che avvicinano alla bellezza di questo sport, dove hanno fatto tappa tanti big: Christian Vieri, Luca Toni, Fabrizio Miccoli, Cristiano Lucarelli, Dario Hubner, Gabriel Omar Batistuta, Filippo Inzaghi per citarne alcuni. Senza dimenticare Alessandro Del Piero e David Trezeguet (l’anno della retrocessione della Juventus per la vicenda Calciopoli, anche se Pinturicchio da giovanissimo aveva già calcato i campi di periferia con il Padova) o il più recente Mario Balotelli al Monza: il suo talento e basta non è servito per raggiungere la finale playoff. A queste latitudini ci vuole altro, come insegna Enrico Baldini: sua la tripletta che alla fine ha consentito al Cittadella, nel doppio confronto, di superare Balo e soci.

Nella classifica marcatori hall of time troviamo il bolzanino Stefan Schwoch, a segno 135 volte. Il centravanti è apparso anche in A, ma è nella serie inferiore che costruisce il suo trono. La lista è lunga: Daniele Cacia, “Totò” De Vitis, Andrea Caracciolo detto l’Airone, Francesco CiccioCaputo (ora al Sassuolo e nel giro della Nazionale, forse approdato troppo tardi nella massima serie) e Igor Protti (capocannoniere, al pari di Hubner, in Seria A con il Bari poi retrocesso, in B e C con il Livorno). Ma anche Bruno Giordano della Lazio (uno che ha duettato nel Napoli con un certo Diego Armando Maradona), re dei cannonieri (18 reti) nella stagione 1982-1983 – davanti a Costante Tivelli e Loris Pradella – e Massimo Palanca, l’imperatore di Catanzaro (anche lui 18 marcature, nella stagione 1977-1978) famoso per i gol da calcio d’angolo. Roba forte.

Gli eroi, però, non finiscono qui. E la mente va indietro, in attesa di Novantesimo Minuto. E poi l’angolo della B con i gol di Luigi Marulla, bandiera del Cosenza. “Babbo, perché Marulla non va in Nazionale” era la domanda che sorgeva spontanea, per il continuo ripetere “gol di Marulla, gol di Marulla”. “Quelli della B non vanno in Nazionale” era la risposta. Una frase, questa, ancora viva. E che oggi, come allora, sembra una sorta di ghettizzazione. Come dire: non possono andare in Paradiso.

In tanti passano anche per poco in questo girone dantesco. Uno tra i tanti è Gioacchino Prisciandaro, conosciuto come Jack lo Squartaporte: 300 gol in carriera, ha segnato in tutti i campi dove ha giocato. Poi, quasi insperata, la tappa in B a 35 anni con la Cremonese (due gol e nove presenze). Nel libro il Bomber dei poveri, scritto da Mimmo Giotta (Adda editore) viene detto: “Poteva ambire a qualcosa di più dalla sua carriera. Se avesse avuto più voglia, Prisciandaro avrebbe potuto calcare i campi della serie A. Questo è il leitmotiv di tutti i presidenti quando parlano di Priscia”. Lo stage di una settimana a Formello, dove si allena la Lazio, ai tempi di Dino Zoff allenatore. E qualche rimpianto: “Ha provato a vivere di calcio, ma non c’è riuscito… Gioacchino Prisciandaro è una di quelle persone che non vive di ricordi e di struggente nostalgia. Si alza alle tre del mattino per aprire il bar e per servire i primi caffè… sa che deve continuare a lavorare, ma non può e non vuole dimenticare il primo amore: il calcio, una passione che lo fa svegliare tutte le mattine e lo fa sentire atleta a prescindere”.

Di padre in figlio, dalle zampate al calcio. Ed ecco Riccardo Zampagna. Unico, inimitabile, ribelle. Tappezziere, la gavetta e la serie A quando ha 30 anni suonati. Regalerà perle e gol in acrobazia, ma lui è restio al viver sano: fuma e mangia, ma questo non lo rende più debole. Anzi, è il carattere a frenarlo. Zampagna se ne frega e chiude la carriera con una partita d’addio allo stadio Libero Liberati di Terni, città dove il suo cuore batte più forte. Il pezzo pregiato del proprio menù tecnico è la rovesciata: la vide fare a suo padre in una partita sulla neve e da quel momento non smise di emularlo.

Fedeli, operai del pallone e il girone di chi non è mai riuscito a fare una sforbiciata nemmeno sulla spiaggia. Così, nei casi più disperati, rimangono una penna, un foglio e qualche idea. Poca roba, soprattutto se sei miscredente e non meriti nemmeno l’inferno. Figurarsi il Purgatorio.

Aggiornato il 21 maggio 2021 alle ore 10:10