Due dosi diverse di vaccini? Un cibreo che potrebbe rivelarsi sinistro

Una strategia di vaccinazione mista di cui si sta testando già da un po’ l’efficacia: sono i cosiddetti “cocktail di vaccini Covid”. Nel marzo appena trascorso, l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, aveva aperto un fascicolo per la segnalazione di complicanze tromboemboliche dopo l’inoculazione del vaccino Astrazeneca. Diversi Paesi europei hanno sospeso l’uso del siero, fra cui l’Italia, la Francia, la Germania, la Danimarca, la Norvegia, la Lettonia, l’Estonia, la Lituania, la Bulgaria, l’Islanda, la Spagna, Cipro, la Slovenia, l’Austria e il Lussemburgo. Salvo poi raccomandare di riprendere ad utilizzarlo e così è stato.

Il 4 febbraio 2021, nel Regno Unito parte il primo studio sui cocktail di vaccini contro il Covid. Si tratta di Astrazeneca e Pfizer, che produce effetti collaterali da lievi a moderati negli adulti. I dati dello studio Com-Cov condotto dall’Università di Oxford sono stati pubblicati all’inizio di questa settimana sulla rivista medica The Lancet. I primi risultati completi potremmo averli a giugno. Lo studio mira a stabilire se la somministrazione di un vaccino diverso nella seconda dose può dare a una persona un’immunità duratura, una protezione più efficace dalle nuove varianti del Coronavirus e comprendere se lo scambio dei vaccini in caso di problemi nel processo di fornitura dei sieri anti-Covid possa arrecare degli eventi avversi. Augurandoci che i tempi e il numero di persone inoculate per stabilirlo siano sufficienti.

Alcuni titoli sul tema:

11 dicembre 2020, Covid, cocktail di vaccini? Si studia mix AstraZeneca-Sputnik;

21 marzo 2021, Cocktail di vaccini, allo Spallanzani si sperimenta la tecnica;

16 aprile 2021, Coronavirus, Francia e Germania usano il cocktail di vaccini;

17 aprile 2021, La Cina sta studiando un cocktail di vaccini anti Covid;

30 aprile 2021, Passaporto e cocktail di vaccini.

Per citare alla lettera, il Segretario della Cisl Medici Lazio a tal proposito aveva scritto: “Leggevo che non più tardi di pochi giorni fa qualcuno ha buttato li con nonchalance addirittura l’ipotesi della somministrazione di un cocktail di vaccini. A me il termine cocktail fa venire in mente il Bloody Mary o il Daiquiri. Forse ad altri fa venire in mente il Black Russian che è sì un cocktail con vodka e liquore al caffè, ma che di questi tempi potrebbe in maniera subliminale evocare un vaccino prodotto al di là della ex cortina di ferro”.

Al di là dell’ironia per il riferimento alle bevande alcoliche, resta l’invito alla cautela in considerazione dei frequentissimi cambi di marcia e di opinione sull’argomento vaccini, dall’efficacia agli effetti collaterali, dalle difficoltà di approvvigionamento al rifiuto di molte persone di farsene inoculare uno in particolare, motivo per il quale ne sono aumentati i depositi, per cui si fanno ogni weekend gli Open Day come si fanno gli sconti nei supermercati, e tutti vorrebbero ora il vaccino americano e non quello britannico.

Gravi errori di comunicazione hanno caratterizzato la campagna vaccinale con un tira e molla sulle fasce di età, sui bugiardini che vengono sbugiardati, sulle categorie da privilegiare e su quelle più o meno deboli, sui luoghi di somministrazione, sugli operatori cui demandare il compito. Dai medici delle Asl ai medici di medicina generale, gli infermieri, i farmacisti. Una babele di dichiarazioni risultate alla lunga troppo spesso contraddittorie e che hanno determinato confusione e stanchezza nei cittadini ma anche negli stessi operatori sanitari.

Buona ultima, ma non necessariamente definitivamente ultima, la notizia dello spostamento del timing vaccinale dai 21 giorni previsti tra la prima e la seconda somministrazione Pfizer a qualche settimana più in là. Motivazioni? Valle a capire. Problemi di approvvigionamento? Può darsi. Aggiornamento a seguito di nuove evidenze scientifiche? Possibile ma improbabile, considerato che il direttore medico della multinazionale americana è dovuta intervenire pubblicamente per richiamare alla conformità di quanto approvato dagli enti autorizzativi in materia di farmaci.

La nuova frontiera della cattiva comunicazione rischia di essere il ventilato cocktail di vaccini che, piano piano, inizia a fare capolino nelle dichiarazioni dei tuttologi della telepandemia. Occorre cautela, tanta cautela prima di ventilare questa ipotesi, che in assenza di evidenze scientifiche certe sarebbe elemento di ulteriore confusione. Non siamo complottisti e non crediamo ad un disegno mondiale tipo “Ordo ab Chao”, si cerca solo di riflettere e di avere delle risposte serie basate su dati scientifici comunicati adeguatamente.

@vanessaseffer

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 12:31