Coprifuoco: no alle notti barbare

Come dar torto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini contro il coprifuoco alle 22. Lei una leader moderna che fa battaglie concrete e lui a fianco delle partite Iva, dei liberi professionisti, dei ceti imprenditoriali. Alle 22, in particolare d’estate, in Italia è da poco tramontato il sole, fa caldo, come si può tirare giù le saracinesche di bar, ristoranti, pub, cinema, teatri e attività notturne? Sicuramente il limite sarà ritoccato da maggio. La Meloni ci ha raccolto le firme e Salvini ne ha fatto un punto di tenuta contro la corrente più proibizionista dei seguaci del ministro della Salute, Roberto Speranza. Tutto giusto fin qui. Anche i sondaggi sono in calo: dal 51 per cento dei favorevoli alle chiusure si è passati al 41 per cento, secondo i dati di Agorà. Però, ad essere veramente politicamente scorretti, bisogna notare che anche l’indiscriminata riapertura presenta delle negatività.

Intanto occorre notare che, nell’ansia di contrapposizione tra schieramenti, il dibattito spesso si limita ad un antagonismo da marketing. Intendo dire che spesso le istanze del centrodestra sembrano più mirate a marcare l’avversario che non a sostenere principi e visioni. Ovvio che in questo momento stare dalla parte di ristoratori, albergatori, commercianti, ambulanti e categorie più penalizzate consenta una rendita di posizione. Ma il “dopo Covid” è tutto qui, esaurito in un resiliente ripristino dell’ante? “Nulla sarà uguale”, si leggeva sugli striscioni dei lockdown con l’auspicio che la terribile pandemia segnasse un solco e ci trasformasse. Ecco, occorre cogliere questa attesa di cambiamento ora che stanno per entrare in vigore i provvedimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ridisegniamo l’Italia della sicurezza e del benessere, che sono la vera libertà.

Nella battaglia “contro i coprifuoco” s’invoca il diritto dell’individuo ad autoregolamentarsi, giusto. Però questa difesa “della notte tout court”, come se questo tempo nulla ci avesse insegnato e come se non avessimo fatto esperienza, indifferenti come il metallo, rappresenta l’altra faccia di una mancanza di indirizzo. Chi ha conoscenza dei modelli esteri sa che pochi Paesi come l’Italia non hanno il senso dell’orologio. Le economie dei settori della ristorazione, svago, cultura e intrattenimento in Europa hanno orari precisi e direi “civili”. In Italia invece la “dolce vita” è diventata morte e orrore. È giusto che un occupato nella ristorazione debba finire il turno alle tre del mattino? Non è più decente quanto avviene in Germania, Francia e tanto altro mondo dove a mezzanotte si chiude? E per discoteche e pub è sensato tirare fino all’alba?

Sarebbe auspicabile una riflessione. Si vuole tornare alle notti sregolate, senza orari, senza limiti, delle movide violente, dello spaccio, dello sballo, delle prime luci dell’alba con incidenti spaventosi in una successione implacabile con una catena di delitti, risse, sciagure. Ma ci ricordiamo? Sull’asfalto di Corso Francia, a Roma, ancora urla il sangue di Gaia e Camilla, le sedicenni travolte dall’auto sfrecciante di Pietro Genovese, il figlio del regista ora sotto processo. Anche lui di ritorno con alcuni amici da una notte di eccessi, soprattutto alcolici. Siamo tutti “il popolo del Billionaire”, delle discoteche che prolungano il loro rituale sino al mattino quando tra musica, alcol e droga si esce trasformati in pericolosi zombi o mine violente. Abbiamo visto anche nel recente caso del figlio di Beppe Grillo come finiscono le notti brave degli adolescenti di questa cultura dello sballo. Ci siamo forse dimenticati della fine di Willy, il ragazzino pestato a Colleferro da una categoria di energumeni allenati per i massacri notturni? O quello che è accaduto a un 22enne di Bastia Umbra trovato morto morto in un fossato?

La notte italiana è malata, pericolosa, mortale, divorata dalle bande del narcotraffico, dove sono sparite ragazzine come Desirée Mariottini, la sedicenne morta per un coktail di sesso e stupefacenti a San Lorenzo, una delle tante piazze dello spaccio di cui Roma è infestata. Nell’imminenza del voto per le comunali romane questa dovrebbe essere la priorità nell’agenda dei partiti. La sicurezza! Che ci vuole a stabilire che a mezzanotte la ristorazione può anche chiudere, semmai con qualche concessione estiva per i locali delle attrazioni turistiche.

E quanto alle discoteche della roulette della vita, che succede se alle tre di notte spengono luci e volume. Perché dalle tre all’alba impazzano malavita, sregolatezza, diseducazione, che hanno trasformato il Belpaese in un antro oscuro. Ripensare lo svago, il turismo, il divertimento per un’offerta che celebri cultura, tradizioni, made in Italy. Il Pil e la libertà non si difendono con le notti barbare. E non chiamiamolo “coprifuoco”, ma civiltà.

Aggiornato il 30 aprile 2021 alle ore 11:49