“Abbiamo scherzato”. Mancava questo come annuncio a reti unificate. Peccato non sia arrivato, ma non è escluso che qualcuno l’abbia pensato. Il progetto della Superlega è durato quanto un gatto in tangenziale. Una fuitina che ha scosso il mondo del calcio, con giocatori contrari, allenatori indispettiti, tifosi sul piede di guerra, Uefa e Fifa imbufalite, dichiarazioni piccate, sfottò: bagarre a livello del film “Mutande pazze”. Quella che doveva essere novità, a detta degli organizzatori, si è smosciata come i dolci venuti male. Ma male-male, perché non fatti con il cuore.

C’era una volta la Superlega

“La Super League – come è scritto sul portale della competizione partorita in teoria, direbbe Immanuel Kant, ma non nella pratica – è una nuova competizione europea tra 20 club che comprendono 15 club fondatori e 5 qualificati annualmente. Ci saranno due gironi composti da 10 squadre ciascuno, che giocheranno sia in casa che in trasferta. La Super League, riunendo i migliori club e i migliori giocatori al mondo, riuscirà ad offrire un’emozione e un coinvolgimento mai visti prima nel calcio. Dopo la fase a gironi, 8 squadre si qualificheranno per un torneo ad eliminazione diretta, giocando in casa ed in trasferta fino alla finale a gara secca della Super League, in un palpitante finale della stagione di quattro settimane. Le partite si giocheranno a metà settimana, e tutti i club continueranno a giocare nei loro campionati nazionali”. Questi i club fondatori: Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham.

Agnelli e il lungo addio, che lungo non è

“Il progetto della Superlega non esiste più senza i club inglesi”. Così alla France Presse l’entourage del presidente della Juventus. Il numero uno bianconero non ha fatto in tempo a parlare che il titolo in borsa ha perso il 12,35 per cento a 0,76 euro. Gli stessi tifosi della Vecchia Signora hanno detto la loro con tanto di striscione, dove non c’era traccia di rose e fiori: “La nostra storia non va infangata, barattata e commercializzata, noi siamo la Juventus Fc, no alla Superlega… vergognati”.

Il comunicato della Juve

“Con riferimento al comunicato stampa diramato da Juventus Football Club  in data 19 aprile 2021, relativo al progetto di creazione della Super League, e al successivo dibattito pubblico, l’Emittente precisa di essere al corrente della richiesta e delle intenzioni altrimenti manifestate di alcuni club di recedere da tale progetto, sebbene le necessarie procedure previste dall’accordo tra i club non siano state completate. In tale contesto, Juventus, pur rimanendo convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali del progetto, ritiene che esso presenti allo stato attuale ridotte possibilità di essere portato a compimento nella forma in cui è stato inizialmente concepito. Juventus rimane impegnata nella ricerca di costruzione di valore a lungo termine per la Società e per l’intero movimento calcistico”.

L’Inter si sfila

L’Inter, in una nota ufficiale, ha spiegato: “Fc Internazionale Milano conferma che il club non fa più parte del progetto Super League. Siamo sempre impegnati a dare ai tifosi la migliore esperienza calcistica; l’innovazione e l’inclusione sono parte del nostro Dna fin dalla nostra fondazione. Il nostro impegno con tutte le parti interessate per migliorare l’industria del calcio non cambierà mai. L’Inter crede che il calcio, come ogni settore di attività, debba avere interesse a migliorare costantemente le sue competizioni, per continuare ad emozionare i tifosi di tutte le età in tutto il mondo, in un quadro di sostenibilità finanziaria. Con questa visione continueremo a lavorare insieme alle istituzioni e a tutte le parti interessate per il futuro dello sport che tutti amiamo”.

Così parlò il Diavolo

Il Milan ha annunciato: “Abbiamo accettato l’invito a partecipare al progetto di Super League con la genuina intenzione di creare la migliore possibile competizione Europea per i fan di tutto il mondo, per tutelare gli interessi del Club e della nostra tifoseria. Il cambiamento non è facile, ma l'evoluzione è necessaria per progredire, e anche la struttura del calcio Europeo si è evoluta e modificata negli anni. Ma la voce e le preoccupazioni dei tifosi in tutto il mondo rispetto al progetto di Super League sono state forti e chiare, e il nostro Club deve rimanere sensibile e attento all'opinione di chi ama questo meraviglioso sport. Continueremo comunque ad impegnarci attivamente per definire un modello sostenibile per il mondo del calcio”.

 

Il patron del Liverpool si scusa

Jurgen Klopp, tecnico del Liverpool, aveva chiarito: “Sulla Superlega le mie sensazioni non sono cambiate, la mia opinione non è cambiata. Le persone non sono felici e lo posso capire. Non ho molto in più da dire, perché io e giocatori non siamo stati coinvolti in alcun processo decisionale”. E ancora: “Mi piace l’aspetto competitivo del calcio, mi piace l’idea che il West Ham possa giocare in Champions nella prossima stagione. Certo, non lo vorrei perché preferire che ci andassimo noi, ma mi piace il fatto che abbiano una chance”. Così John W. Henry, patron americano dei Reds, ha dovuto fare un passo indietro. Un bel passo indietro, con tanto di capo cosparso di cenere: “Voglio scusarmi con tutti i tifosi e i sostenitori del Liverpool per i disagi causati nelle ultime 24 ore”.

Il dietrofront delle squadre inglesi

La prima defezione è stata quella del Manchester City. A seguire, tipo effetto domino, Chelsea, Manchester United, Arsenal, Tottenham e Liverpool. Scuse ai propri fan sono state espresse anche dai Gunners, con un tweet: “Come risultato dell’ascolto e della comunità calcistica in generale negli ultimi giorni ci stiamo ritirando dalla proposta di Super League. Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo”.

Adios firmato Atletico Madrid

Anche l’Atletico Madrid non fa più parte della Superlega: “Il Consiglio d’Amministrazione dell’Atletico Madrid ha deciso di comunicare alla Superlega e al resto dei club fondatori la propria decisione di non ufficializzare definitivamente la propria adesione al progetto”.

E ora?

Qualunque cosa si pensi della Superlega – da che sia un’idea geniale alla stessa considerazione che aveva il ragioniere Ugo Fantozzi della corazzata Potëmkin – è il caso che adesso le parti, come dicono quelli bravi, si siedano a un tavolo. E affrontino temi come caro costi, ingaggi faraonici, mezzecartucce vendute al prezzo di un Cristal del 1996. Ma lo facciano seriamente: non tanto per salvare la poltrona, bensì per non perdere la faccia. Che già ha cambiato colore in queste ultime ore.

Aggiornato il 21 aprile 2021 alle ore 14:02