
La sorpresa è che si tratti di una giornalista romana di 47 anni a guidare la prestigiosa agenzia di notizie “Reuters”. Prima donna in 170 anni. Alessandra Galloni si era laureata ad Harvard e alla London School of Economics ed è stata corrispondente del Wall Street Journal da Londra, Parigi, Roma. La spinta editoriale sarà il digitale e una più penetrante copertura degli eventi economici.
A Londra l’attende una bella sfida tutta al femminile: il quintetto rosa. Sono le direttrici del Financial Times, del Sun, del The Economist, dell’agenzia Reuters e del Guardian. In pratica, le donne hanno conquistato i vertici della stampa britannica. Alcune sono addirittura cresciute giornalisticamente nel mitico mondo di Fleet Street.
Donne hanno scalato le vette dopo aver duramente lavorato nei vari settori della cronaca, della politica, nell’economia, nello spettacolo. Alessandra Galloni succede a Stephen Adler e si è presentata alla selezione con la conoscenza di quattro lingue ed era tornata alla Reuters dopo 13 anni passati al Wall Street Journal. Dovrà guidare un organico di circa 2500 giornalisti dislocati in 200 città del mondo, per “incrementare un giornalismo indipendente e imparziale”. È stata, però, Zanny Minton Beddoes, inglese, classe 1960, laurea a Oxford e master ad Harvard a rompere la tradizione dopo 172 di guida maschile del prestigioso settimanale economico britannico “The Economist”. È diventata così il diciassettesimo direttore, succedendo a John Micklethwait che lasciava dopo 10 anni di direzione del settimanale, famoso per le sue copertine, per gli articoli non firmati e per l’autorevolezza dei suoi giudizi.
Il 90 per cento delle vendite arriva dall’edizione cartacea. Susan Jean Elisabeth, quattro figli, madre tedesca, aveva iniziato come corrispondente nei mercati emergenti e lavorato al Fondo monetario internazionale seguendo le vicende dell’Africa e le economie di transizione dell’Europa dell’Est. Oggi la proprietà è della famiglia Agnelli con la holding Exor, presieduta da John Elkann, che controlla il 43 per cento delle azioni.
Mossa a sorpresa anche al “Financial Times” nel 2019 quando il decano del giornalismo britannico Lionel Barber decise di lasciare la direzione dopo 15 anni. Si trattava di convincere l’imprenditore giapponese Tsuneo Kita maggiore azionista del Financial Times ma anche della conglomerata Nikkei proprietaria della Borsa di Tokyo a scegliere il successore. Il nome era una donna e neanche inglese. Ma le perplessità furono superate perché la libanese Roula Khalaf era un’esperta del Medio Oriente, aveva coperto giornalisticamente la guerra in Iraq e le vicende delle Primavere arabe, aveva lavorato per il quindicinale Forbes. La nomina di Roula Khalaf fu una rivoluzione in redazione e nel mondo della stampa britannica. Il quartier generale del Financial Times è tornato ad essere ospitato dopo 30 anni di ristrutturazioni nella sua sede storica a Bracken House al 10 di Cannon Street a ridosso della City, il centro nevralgico londinese della finanza.
E sono donne altre due direttrici di quotidiani. Il tabloid Sun, che ha una diffusione di oltre un milione di copie, è guidato da Rebekah Mary Wade, classe 1968. Un giornale popolare, scandalistico che deve i suoi successi a scoop e veleni. Dal 1969 appartiene al cosiddetto “squalo” Rupert Murdoch. Fu imprevista, infine, nel 2015 la nomina di Katharine Viner alla guida del quotidiano Guardian, fondato nel 1821 e considerato il giornale di sinistra più letto nel Regno Unito, molto vicino alle tesi del partito laburista.
Aggiornato il 20 aprile 2021 alle ore 13:16