Fake news, bugie e bugiardini

Nell’epoca in cui più si parla di fake news (ma poi esistono davvero? Chi le crea? Chi le sbugiarda? Come si distinguono le fake news dal resto in un contesto in cui tutta l’informazione è spesso manipolata per scopi commerciali, politici o ideologici? Se tutte le opinioni sono equivalenti e se la verità non esiste, come distinguere il vero dal falso?) per smascherarle ci si trova, per i paradossi della storia, a dover riflettere anche su bugie e bugiardini.

Se, infatti, coloro che chiedevano prudenza qualche mese or sono in riferimento all’obbligo vaccinale, agli eventuali effetti negativi di lungo periodo del vaccino, al passaporto sanitario in grado di limitare la libertà di circolazione, venivano automaticamente etichettati come no-vax, e come tali delegittimati ed espulsi dal pubblico dibattito, oggi la situazione appare diversa.

Adesso che l’Oms conferma che il vaccino non esclude la contagiosità – al massimo la riduce – adesso che il rischio di trombosi, per quanto marginale, viene introdotto nei bugiardini che accompagnano il vaccino Astrazeneca, adesso che comincia a dimostrarsi che la prudenza iniziale di alcuni non era una ingenua posizione no-vax, bisogna porsi degli interrogativi ulteriori.

Chi alcuni mesi or sono riteneva che i vaccini fossero assolutamente e incontestabilmente sicuri mentiva in buona fede per scarsa conoscenza delle dinamiche scientifiche o in malafede per motivi ideologici o interessi economici? Chi oggi sostiene la necessità del passaporto o della patente immuno-sanitaria, con grave sacrificio della più elementare libertà, cioè quella di circolazione, mente in buona fede, ignorando la reale portata del vaccino sul contagio, o in malafede per connotare socio-politicamente una emergenza sanitaria? Chi è stato vittima – seppur statisticamente irrilevante – dei rari effetti collaterali aveva il medesimo diritto alla vita e alla verità di chi non è stato vittima, o proprio perché vittima statisticamente minoritaria è divenuto automaticamente giuridicamente irrilevante?

Il tutto, peraltro, sembra fondarsi su un insieme di menzogne di fondo di cui sono intrise la mentalità e la cultura contemporanea, cioè che la scienza sia sempre infallibile, che la gestione della pandemia sia soltanto un problema scientifico, che il diritto alla vita e alla salute dei pochi morti a causa del vaccino sia una questione trascurabile in considerazione della marginalità degli eventi avversi, o, come ama ripetere l’Ema, che è sono accettabili poiché i benefici sono superiori ai rischi.

Dinnanzi a queste ed altre inesattezze occorre ripensare la definizione di fake news nonché la funzione dei mezzi di informazione – perfino quelli comunemente ritenuti più accreditati, autorevoli e diffusi – che in questi mesi convulsi e confusi non sono riusciti a fare altro che vera e propria disinformazione di massa.

Dal quadro delineato in questi mesi, emerge, dunque, una realtà desolante in cui proprio coloro che dovrebbero nutrire uno spirito scientifico sono spesso stati veicolo di menzogne ed inesattezze, mentre coloro che si occupano di diritto e legalità hanno voltato la propria attenzione verso altre direzioni senza difendere quel diritto primario che fonda teoricamente tutti gli altri quale è, appunto, il diritto alla verità, da rivendicare nei confronti delle istituzioni politiche e scientifiche.

Senza il diritto al vero, infatti, o con una verità manipolata e manomessa proprio da quelle istituzioni che dovrebbero esserne garanzia e tutela imparziale, tutto il resto della gestione dell’emergenza sanitaria si trasforma in azioni prive di senso soggette al mero capriccio. Senza la difesa del diritto al vero, il diritto in sé, compreso l’obbligo di vaccinarsi, perde ogni fondamento razionale e ragionevole venendo sempre più frainteso dalla comunità scientifica e incompreso dalla collettività.

Recuperare il diritto al vero, nonché la capacità di discernimento autentico tra ciò che è falso e ciò che è vero, tra ciò che è probabile e ciò che certo, è il solo mezzo possibile per evitare che la scienza e il diritto si rovescino nel loro opposto, cioè in menzogna e tirannia, e per evitare questo ribaltamento occorre sempre aver presente che, sempre e in ogni circostanza, nella scienza come nel diritto: veritas, non auctoritas facit legem.

Aggiornato il 09 aprile 2021 alle ore 15:01