Non possiamo più aspettare
L’allarme lo dà la Polizia Postale, che annuncia l’aumento del 110 per cento di abusi sui minori durante il periodo della pandemia. La pedofilia e la pedopornografia non temono il Covid ed è di fondamentale importanza tutelare il diritto di tutti i bambini alla protezione dagli abusi e dallo sfruttamento. Non possiamo non rilevare la carenza, pressoché totale, di misure atte a tutelare i bambini dalle violenze in famiglia, la cui emersione è evidentemente impossibile in caso di lockdown.
I pedofili spesso sono accanto ai bambini, in casa
Il brivido corre sul web e nelle mura domestiche. Per capirlo, si riportano alcuni dati che destano allarme e preoccupazione. Nel dossier del Telefono Azzurro sull’abuso sessuale e pedofilia, che raccoglie i dati e le testimonianze ottenute, emerge che nel 47 per cento dei casi una vittima ha meno di 10 anni e nel 62 per cento dei casi il responsabile è un membro della famiglia. Secondo un recente rapporto Istat, il 69 per cento delle donne vittime di violenza che contattano il 1522 dichiarano di avere figli, il 59 per cento minori, e che nella maggior parte dei casi hanno assistito alla violenza e che l’hanno anche subita. I link pedopornografici sono quasi raddoppiati (14.521 nel 2020 e 8.489 nel 2019), i video più che raddoppiati (dai 992.300 del 2019 ai 2.032.556 del 2020). Nel mondo si registra un incremento del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020. In seguito alle misure di confinamento, è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato alla rete Internet da parte dei minori.
Sono aumentate le chat scoperte con contenuti pedopornografici (da 323 nel 2019 a 456 nel 2020). Attraverso messaggi su Facebook, WhatsApp, Telegram si sfrutta la tecnologia end-to-end e si assicura la privacy del pedofilo! Per non parlare del deep web e del dark web (spazio libero e nascosto del web) in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici. Aumenta, ancora, il fenomeno cosiddetto pedomama ovvero l’abuso sessuale perpetrato da donne sui loro figli minori.
Ma quali sono le tipologie di pedofili in rete?
“L’Associazione Meter (come riportato su Avvenire) traccia l’identikit dei diversi pedofili in rete. C’è il collezionista armadio, che conserva gelosamente la sua collezione pedopornografica e non è mai coinvolto in prima persona negli abusi sui minori. Il collezionista isolato che accumula pedopornografia, scegliendo una particolare categoria ed è coinvolto direttamente nell’abuso sui minori. C’è il collezionista casetta, che condivide la sua collezione e le sue attività sessuali con altri, senza trarne profitto. Il collezionista commerciale, il quale sfrutta personalmente i minori e produce, copia, vende materiale pedopornografico. Infine, ci sono i pedocriminali organizzati, ordinati in strutture complesse che, con il consenso forzato dei genitori, agganciano le vittime per metterle a disposizione di violenze sessuali e farne un business a base d’incontri reali o virtuali”.
Lo Stato deve intervenire urgentemente per poter prevenire e reprimere il fenomeno. Le istituzioni locali ed i Comuni devono attivare al più presto servizi sociali specializzati di sostegno e supporto ai bambini ed alle loro famiglie, per proteggerli e sostenerli, soprattutto in questi tempi di lockdown forzati. Non possiamo più aspettare.
Aggiornato il 02 aprile 2021 alle ore 09:52