Che fare?

Riflettendo sul primo anniversario del Covid-19 ci è tornata in mente una famosa frase di Lenin: “Ci sono decenni in cui non accade nulla e ci sono settimane in cui accadono decenni”. Quello che è successo in poche settimane è che, quasi tutti sul pianeta, hanno sperimentato improvvisamente e all’unisono non solo una sorprendente perdita di libertà ma anche una perdita di tutto ciò che fa funzionare una civiltà. Civiltà è il fatto stesso di unirsi e socializzare: se ne perde subito l’essenza dividendosi e vivendo in isolamento.

È universalmente noto che le autorità utilizzano le crisi per imporre “poteri di emergenza” che poi di regola, diventando permanenti, eliminano le libertà civili e economiche. La grande sciagura del Coronavirus sta nell’aver creato il precedente, secondo cui tali libertà saranno esercitabili con il permesso dei governi e quindi revocabili in ogni momento. La cosa sorprendente è che centinaia di milioni di persone hanno accettato che la società sia stata trasformata in un campo di prigionia, non diverso da quello che esisteva dietro il muro di Berlino prima che cadesse.

Tuttavia, l’impatto della pandemia è stato catastrofico non solo per l’azione dei governi ma anche per il modo in cui è stato vissuto. Infatti, è il modo in cui la comunità reagisce a una catastrofe a determinarne l’eredità nel lungo termine. L’influenza di Hong Kong uccise quattro volte il numero di persone rispetto al Covid ma, invece dell’apocalisse, ne derivò il Festival internazionale dei concerti, noto come Woodstock. l governi non sarebbero riusciti a sfruttare deliberatamente la pandemia per ottenere vantaggi politici, perché non sarebbe stato possibile manipolare persone che vivevano nella stabilità e nel benessere. Ma quando un disastro di tal genere si verifica nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria, il controllo sulla popolazione è una conseguenza immediata.

Una volta che la legge marziale medica è in atto, a causa del panico, tutta la società è paralizzata. L’elemento chiave per ottenere questo risultato risiede nella capacità dei governi di instillare paura, divisione e sfiducia tra le persone stesse così tanto da metteregli uni contro gli altri, per assicurarne l’obbedienza. Ciò porta alla servitù volontaria che è vitale per il sistema di governo, al fine di spostare l’equilibrio del potere nella società civile verso un sistema più autoritario.

Pertanto, l’obiettivo del controllo della popolazione non ha nulla a che fare con la salute pubblica ma con la necessità di trasferire tutto il potere allo Stato, affinché il dissenso e la disobbedienza a nuovi mandati totalitari siano repressi. Il Coronavirus ha così fornito il pretesto immediato e la copertura perfetta all’establishment per manipolare le masse e farle accettare l’idea di un governance globale, a cui tutti i leader occidentali hanno già aderito.

Un problema globale come una pandemia, dicono, si risolve solo con una soluzione globale. Ma i leader di orientamento globalista sono anche completamente convinti che, unendo il mondo intero sotto un unico sistema planetario, ottenendo il controllo di tutti e di tutto, potrebbero stabilire una sorta di utopia socialista rispettosa dell’ambiente dove la guerra e la povertà verrebbero sradicate. A tal fine, è necessario accelerare il collasso globale per rifare il mondo. Questo obiettivo non è segreto, è quello dell’Agenda 2030, il programma globale che prevede la costruzione di una nuova struttura monetaria, economica e sociale per istituire, in sostituzione del sistema attuale, un nuovo ordine mondiale basato su nuove regole tecnocratiche. Tali regole sono già state codificate nelle politiche di rilancio dei vari Paesi ma la persona media non ne ha ancora contezza, perché non si dà la pena o non ha tempo di documentarsi. Ma ci si metta bene in testa che, si tratti di pandemia, cambiamento climatico, distruzione e ristrutturazione economica, digitalizzazione, nuovo regime monetario o sviluppo sostenibile, tutto è legato insieme in questa grande agenda di controllo e coercizione.

Pertanto, il cittadino medio che crede che una volta mandato ad effetto il piano vaccinale si ritorni alla normalità, si sbaglia di grosso. Qualsiasi discorso sui vaccini rivendicati come salvatori è solo un’esca per gli illusi, perché ha lo scopo di ottenere, come per le maschere, sottomissione con la promessa di maggior libertà. Ci saranno altre versioni di blocchi, poiché questo colpo di stato pandemico richiede l’abitudine all’obbedienza incondizionata della popolazione, per prepararla alla transizione al nuovo ordine economico- politico.

Intanto, onde evitare di diventare zombi cerebralmente morti di un futuro apparato statale tecnocratico, chiediamoci, al modo di Lenin, che fare? È tempo di agire in prima persona. Come ha detto qualcuno, “sii il cambiamento che vuoi vedere”. A difesa delle libertà civili basterebbe seguire pochi principi. Innanzitutto, rifiutare la falsa narrativa secondo cui i blocchi danno valore alle vite umane rispetto a tutti gli altri diritti. Il diritto al lavoro, ai mezzi di sussistenza per se stessi e la famiglia e il dovere di rifornire di beni e servizi la comunità, è lo scopo della vita sociale. Imporre la chiusura della società civile, per sentirsi al sicuro, è egoistico e contro l’interesse collettivo. È per tale motivo che in seimila anni di storia non ci sono precedenti di lockdown di società intere.

Rifiutare di essere fantocci dello Stato e cominciare a ribaltare questo devastante complotto contro l’umanità, togliendosi la maschera quando si è all’aperto. Indossare la maschera significa tirannia, toglierla significa libertà. Se tutti lo facessero, lo Stato sarebbe più cauto nell’emettere mandati dispotici, per timore della disobbedienza di massa. Le maschere permanenti e l’allontanamento sociale non servono alla salute pubblica ma a prevenire rivolte e disordini civili. Opporsi al fatto aberrante che il settore pubblico percepisca reddito durante le crisi mentre il settore privato, che mantiene quello pubblico, sia impedito a percepirlo. Non cedere con compiacenza bovina ai passaporti vaccinali, che introdurranno una nuova burocrazia investita di poteri a fini intimidatori e con una sola missione: spiare e denunciare qualsiasi mancata adesione alle regole del Governo. Con o senza vaccino (che non serviranno a nulla) la vita normale scomparirà e ci si ritroverà in una prigione virtuale. La sorveglianza burocratica sarà così invasiva da eliminare ogni privacy, dentro e fuori casa.

Si ricordi che è in arrivo un’epidemia parallela di misure autoritarie e repressive e la libertà non sarà mai raggiunta con l’obbedienza. Si sopravvive agli attacchi di tirannia solo con la disobbedienza di massa. Chi ama la libertà e non vuol finire schiavo, dovrebbe almeno cominciare da questi principi. La posta in gioco non è mai stata così alta.

“Chi accetta passivamente il male ne è coinvolto tanto quanto chi aiuta a perpetrarlo. Chi accetta il male senza protestare contro di esso sta davvero collaborando con esso” (Martin Luther King).

Aggiornato il 19 marzo 2021 alle ore 11:54