L’illusione virtuale

Ingannato è colui che ha perso il valore di una parola detta guardandosi negli occhi. Ingannato è chi non ha più confini di confidenza, pudore, limite di affetto e relazione. Ingannato è chi pensa che, dalla tastiera, si possa far uscire tutto, per tutti, in tutti i modi.

Ingannato è chi non ricorda più che tutto questo è virtuale e che la vita vera ha odori, suoni, sapori e immagini che appartengono solo ad una vita di contatti umani e non virtuali, che si consumano nella frazione di un “invio”. Invio di cui la mente ingannata non arriva a percepirne il peso emotivo, morale, etico e che è un invio privo del valore più importante: un tempo e uno spazio relazionale che prevede un incontro.

L’invio virtuale è assenza e non presenza, è vuoto emotivo e non contatto relazionale, è oltre la mente individuale perché diviene patrimonio di una mente collettiva senza confini, senza legami, senza umana comprensione, senza cognizione di causa.

Mi piace pensare che nel nostro Paese, in questo momento pandemico, si stia avviando un percorso di disinganno che ci conduca a ritornare a guardarci negli occhi e parlarci. Mi piace pensare che tutto possa essere iniziato dal silenzio mediatico del premier Mario Draghi. Senza link, senza like, senza Twitter o Facebook… senza il dover dare contro attraverso una tastiera, ma con le parole e i fatti. Mi piace immaginare che ci sia una ventata di consapevolezza che riporti a guardarci negli occhi, per segnare il confine della confidenza e per tracciare la differenza tra la realtà e la virtualità.

Mi piace pensare che possa finire il fenomeno “specchio, specchio delle mie brame, chi ha fatto il post migliore della realtà virtuale?”. Post sconsiderati, scostumati, inopportuni, svergognati che non conoscono fascia d’età, cultura e posizione sociale. I ragazzini come gli adulti, gli operai come gli amministrativi, gli acculturati come gli ignoranti, tutti insieme uniti nella frenesia dell’esserci nella piattaforma che ti permette di sentirti libero di esprimerti, di scrivere il tuo pensiero.

Libertà che ha solo il sapore amaro dell’illusione, che rende gli internauti ingabbiati dalla smania dello specchio, mio specchio… con gli occhi che non guardano più al contatto umano, al valore dell’incontro e dello scambio. Internauti con la mente ossessionata a capire come fare ad ottenere più like per sentirsi visti, valorizzati, riconosciuti. Riconosciuti da profili e non da persone, da un gregge che ormai ha perso il suo pastore e che vaga alla ricerca di una eco che è senza voce, senza sapore e senza odore.

Profili che sanno di vuoto relazionale che ormai si riempie di tutto e di niente. Siamo amici anche se non ci siamo mai guardati negli occhi, sediamo vicini su poltrone illustri e non ci parliamo ma sui social ci insultiamo, arrossiamo ma dietro la tastiera osiamo. Osiamo inconsapevolmente usando gli insulti come vomito che la mente usa per liberarsi dalla frustrazione, dall’invidia, dall’insoddisfazione mentre si dice “specchio specchio delle mie brame”.

Insoddisfatti, vaghiamo senza meta nel mondo virtuale approdando ora su una piattaforma ora sull’altra per commentare, pubblicare, pulpitare e perché no ingiuriare, additare, fare sermoni non dimenticando mai di immortalare il piatto del giorno. Insoddisfatti, non riusciamo a trovare la strada che ci riconduce verso la realtà in quest’epoca pandemica, che quasi come un sortilegio ci ha offerto il canale virtuale come unico canale d’ incontro, di scambio, di lavoro, di svago.

Tutti appassionatamente davanti agli schermi durante la pandemia Covid-19, certi che andrà tutto bene. Andrà tutto bene se cominciamo a renderci conto che dentro la pandemia ce ne è un’altra, che sta infettando le menti e si chiama “specchio, specchio delle mie brame chi ha scritto il post con più like del reame?”. Allora forza, disconnettiamoci e ricominciamo a sentire la meravigliosa sensazione di esserci attraverso l’incontro che ha sapore, ha odore, ha le ciglia che sbattono e i gomiti che si toccano.

(*) Psicoanalista e Docente universitario di Psicologia generale

Aggiornato il 11 marzo 2021 alle ore 10:35