Galli contro Nostradamus

Le note quartine delle Centurie di Michel de Nostredame, meglio conosciuto al volgo come Nostradamus, si sa, si prestano da cinque secoli ad innumerevoli e non sempre coincidenti interpretazioni, ma soprattutto questi strani versi vergati in un gramelot o meglio in un argot fatto di molte lingue, sono comprensibili soltanto – e non sempre – dopo che l’evento al quale fanno riferimento si è verificato.

Le Centurie allora vanno sempre bene potremmo dire, e così di volta in volta, ad ogni tragedia dell’umanità qualcuno le rispolvera, particolarmente coloro che meno hanno titolo a comprenderle quali giornalisti e commentatori vari, gli stessi tuttologi che passano tranquillamente da una Madonna di Leonardo da Vinci all’essere esperti in xenobiologia molecolare e nel contempo in geopolitica o in qualsiasi altra disciplina. È il bello degli italiani, come si diceva un tempo: “Tutti commissari tecnici di calcio”. Tuttavia, per celia e un po’ per gioco, in attesa che il Governo di Mario Draghi chiuda nuovamente tutto il Paese per il “nostro bene”, mentre leggo a più riprese il lancio di varie agenzie che riportano come il vaccino russo Sputnik V verrà prodotto in Italia, su licenza ovviamente, e particolarmente da alcune industrie mediche del Lazio, non può non tornarmi in mente proprio un passo di una delle quartine da sempre più temute, scritte dalla buonanima di Nostradamus.

La quartina in questione è sempre infatti stata interpretata con sospetto da coloro che vi volevano leggere una possibile invasione comunista dell’Italia, cosa del resto plausibile in tempi di Guerra fredda e di blocchi contrapposti, ma oggi che l’Unione Sovietica è caduta e la Russia di Vladimir Putin si sta sempre più rivelando uno dei pochi luoghi ancora resistenti alla caduta finale, le parole del Veggente francese potrebbero essere interpretate in maniera diversa e anche favorevole. Nostradamus, infatti, scrive nelle sue Profezie che “ci saranno tanti cavalli dei cosacchi che berranno nelle fontane di Roma”. Quindi, e questo mio vuol essere soltanto un divertimento e nulla più, chi ci vieta di pensare che tale sibillina frase non faccia riferimento all’aiuto datoci dai biologi russi proprio a Roma? I cavalli dei “cosacchi” in fin dei conti si abbeverano pacificamente alle fontane dell’Urbe. Magari questa volta la profezia non è negativa, ma ci indica un po’ di salvezza, non vorrei dire Speranza, visto che ormai in questo rovesciamento di significati che stiamo vedendo, tale parola ha assunto la connotazione trista e triste di un noto politico, preposto proprio alla salute pubblica.

Tuttavia, procedendo nella lettura, il nostro buon dottore devoto alla Vergine Maria, ritorna più esplicitamente a descrizioni da Giorno del Giudizio dicendo: “… Roma sparirà e il fuoco cadrà dal cielo e distruggerà tre città. Tutto si crederà perduto e non si vedranno che omicidi; non si sentirà che rumori di armi e bestemmie. I giusti soffriranno molto. (…) Roma perderà la fede e diventerà il seggio dell’Anticristo. I demoni dell’aria, con l’Anticristo, faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell’aria e gli uomini si pervertiranno sempre di più”. A volte uno sarebbe persino indotto a pensare che Nostradamus abbia ante-visto il Festival di Sanremo, ma non osiamo spingerci così tanto.

Fatti i debiti scongiuri e toccati tutti gli apotropaici amuleti di rito, carnali o metallici, ciò che possiamo dire – sempre restando in un clima di leggerezza – che il futuro appare ancor più apocalittico di quanto vorrebbero anche i vari “profeti” di sventure sempre pronti a produrre instant book su tale tema, tra invasioni di Kaiju lovecraftiani e indicibili complotti al cui cospetto la Spectre e l’Hydra sarebbero riunioni da dopolavoro ferroviario. Ma nulla di tutto ciò può farci veramente paura, perché personalmente è maggiore il terrore assoluto che provo quando sento parlare l’esimio professor Massimo Galli di “Terza ondata”.

Questa sì è vera propaganda dell’incubo e dell’orrore, il continuo insistere con volontaria pervicacia nel peggio che deve ancora giungere. L’intera Apocalisse cristiana, unita a tutte le altre tradizioni escatologiche quali il Ragnarokkr norreno o le previsioni per il Kali Yuga delle tradizioni indù, impallidiscono davanti al continuo spettro terrorizzante agitato da Galli. Gli incubi nucleari di Skynet, lo schianto dell’asteroide Apophis, sembrano soltanto un videogioco se paragonate alle profezie di Galli l’infettivologo, il quale a tratti indurrebbe a sospettare che quasi-quasi provi – ma noi non vogliamo crederlo – un malcelato e sottile piacere nel prospettare agli ascoltatori, un futuro di annichilimento dell’umanità, se non si prenderanno drastiche e draconiane decisioni.

Insomma, molto più delle terrificanti profezie delle Centurie di Nostradamus, avvolte nella nebbia dell’occulto rinascimento europeo, ci fa paura la visione futura di Galli dall’ospedale Sacco di Milano, illuminata dai led della nostra tecnologia digitale. Aspettiamo i cosacchi allora, l’Anticristo temo sia già arrivato.

Aggiornato il 10 marzo 2021 alle ore 10:19