Pubblicità in calo e i conti di Sanremo

Crollano gli introiti della pubblicità. Nonostante il leggero recupero del mese di dicembre, l’andamento del periodo 2020 è stato negativo per oltre l’11 perc ento. Il calo riguarda tutti i mezzi. La raccolta dei quotidiani è scesa a meno di 400 milioni di euro, i periodici di quasi 200, le televisioni di 2,8 milioni, le radio di 290 milioni. In questo periodo i quotidiani e periodici calano in doppia cifra. Il mezzo televisivo, nonostante l’aumento degli ascolti dovuti alla necessità di stare in casa a causa del Covid, presenta un bilancio fortemente in rosso. La Rai è in flessione di quasi il 10 per cento (appena 575 milioni di raccolta), Mediaset ha un meno del 12 per cento (con 181 milioni di raccolta totale), La7 perde quasi il 4 per cento pari a 146,7 milioni, Sky vede ridotti gli introiti del 13,8 per cento con 380 milioni e Discovery conosce un salasso del 13,4 per cento con 198, 4 milioni.

Tutte le società del mondo dell’editoria sono fortemente preoccupate. Solo Internet, sulla base dei dati dell’agenzia specializzata Nielsen, contiene la perdita dell’intero anno a circa il 3,5 per cento. La flessione congiunturale delle vendite al dettaglio, la caduta dei non alimentari e di altri settori merceologici hanno causato un decremento del mercato pubblicitario, che già nella crisi finanziaria del 2008-2011 ebbe gravi conseguenze, con oltre il 16 per cento in meno della raccolta.

Per la Rai le preoccupazioni arrivano dall’organizzazione del Festival di Sanremo. Sono settimane febbrili nei piani alti di viale Giuseppe Mazzini: hanno chiesto allo staff del direttore artistico della manifestazione, Amedeus, un’attenta revisione dei costi del budget. Si parte da due fatti. Il primo riguarda i dati economici illustrati dall’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri in audizione Commercio della Commissione parlamentare di vigilanza. Parlava come azionista di maggioranza dell’ente televisivo. “Ricavi in flessione”, precisò, soprattutto per meno introiti dalla pubblicità. E poi: “Nel primo semestre 2020 la Rai ha registrato entrate per 1.254 milioni, con una flessione del 9 per cento in un anno, sommando canone e pubblicità”. Il secondo elemento è che a giugno scade l’attuale Consiglio di amministrazione, quindi i vertici dell’azienda pubblica non vorranno presentare al Parlamento un bilancio negativo della loro gestione.

Prima che inizi la partita che potrebbe portare alla rivoluzione (come sempre ad ogni cambio di Governo) dei vertici del settimo piano e dei direttori delle numerose reti e testate giornalistiche, c’è da fare il Festival che da sempre rappresenta il fiore all’occhiello della Rai. Mancherà il pubblico. A quale cifra giungerà il crollo degli introiti della pubblicità? I costi della manifestazione canora sono sempre stati consistenti. A fronte di ingenti investimenti dati da un budget milionario, la settimana canora ha sempre garantito un notevole margine di guadagno, da poter reinvestire in altre produzioni nel corso dell’anno. Gli elevati cachet delle star (oltre 500mila euro ad Amadeus) fanno sempre discutere e lo faranno maggiormente in questo anno di crisi economica e di disuguaglianze.

L’anno scorso la Rai stanziò circa 18 milioni di euro, ripartiti in 12 milioni di costi vivi, 5 per la convenzione con il Comune di Sanremo per l’Ariston e i fiori, 1,5 milioni di costi esterni. A fronte delle spese, anche se non si conosce il bilancio esatto, nelle casse dell’azienda di Stato entrarono circa 37 milioni, tra sponsor, pubblicità. I costi di Sanremo 2021 dovrebbero essere inferiori. Si vedrà quanto di meno.

Aggiornato il 19 febbraio 2021 alle ore 09:23