Cara civiltà ti scrivo, per non dimenticarti

Oggi più che mai tutti abbiamo bisogno di te, della tua protezione, degli abbracci che solo tu sai dare, delle parole di conforto e rassicurazione che solo tu sai pronunciare con pacatezza e dolcezza. Cara civiltà che nostalgia del tempo in cui solo pronunciare il tuo nome voleva dire rifugio e protezione. Oggi sei cambiata, sei cresciuta ma sei anche diventata un po’ “infantile” e capricciosa. Troppo spesso ospiti conflitti, incomprensioni, solitudine e dolore. Tanti sono stati i cambiamenti che ti hanno reso a volte irriconoscibile, indefinita. A volte cancelli il senso di responsabilità e rispetto che da sempre rappresentano le tue impronte digitali; lo fai quando dai voce al risentimento e alla vendetta e dimentichi che, anche nei momenti di conflitto, hai a disposizione la comprensione e la condivisione. Che ne hai fatto del sentimento di appartenenza, del legame affettivo, dell'amore? Che ne hai fatto dell’ascolto, della pacatezza e del garbo? Se provi a contattare le emozioni che ti hanno dato vita e che ti hanno fatto crescere e andare avanti, forse trovi dentro di te il modo per vivere meglio i cambiamenti, che hai dovuto subire o che hai voluto. Chissà, forse con un po’ di buona volontà puoi tornare ad essere più che mai luogo di confronto, di crescita e di vita. Io lo spero, perché noi tutti ne abbiamo tanto bisogno.

Cara civiltà, troppo spesso ti rifugi nell’indifferenza per non affrontare la dura realtà delle differenze che se riconosciute possono imparare a tollerarsi. Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te, dei tuoi principi e di vedere attuate le tue verità. La nostra mente ha bisogno di te, di ricordarti e ricordarci che noi siamo parte di te, siamo il civile e non il barbarico convivere, siamo il materiale e lo spirituale che in te si manifesta. Siamo la plastica del mare, siamo i cavalcavia che implodono, siamo la corruzione, la confusione, siamo il degrado e la maleducazione. Siamo la violenza e la rabbia, siamo TikTok che fa ballare ma che fa anche piangere. Siamo il Nord e il Sud, siamo l’Oriente e l’Occidente, siamo gli opposti che non si comprendono ma che si aggrediscono, si ignorano, si violentano. Mi chiedo e ti chiedo quale vorrei che fosse il simbolo che ti rappresenta. Vorrei che fosse l’acqua pulita del mare, l’ordine e la pulizia delle strade delle nostre città, scuole sicure, relazioni “sane”, amministratori coscienziosi e consapevoli, educatori e curanti responsabili e competenti, genitori e figli in relazione.

Vorrei che tu ritornassi ad essere orgoglio, fiducia e speranza. Vorrei non doverti definire civiltà suicida, quella civiltà da cui Christopher McCandless fugge per non esserne più avvelenato, fugge alla ricerca di “terre selvagge” per perdersi, per ritrovarsi, per morire. Cara civiltà perduta, vorremmo ritrovarti per non continuare a percorrere la via che ci conduce verso il vissuto depressivo e ansiogeno, che oggi più che mai domina la nostra mente e che ci impedisce di vivere la vita, ma ci conduce verso la morte. Cara civiltà, mi pongo in fiduciosa attesa di una tua vitale, virtuosa e sana manifestazione. Io, dal canto mio, ci provo divulgando la necessità di un’alfabetizzazione psicologica che ci conduca verso la conoscenza del funzionamento della nostra mente. Mente alleata della vita, della virtuosità e del benessere.

(*) Psicoanalista e Docente universitario di Psicologia generale

Aggiornato il 03 febbraio 2021 alle ore 11:49