“Non parliamo di certi giornalisti che noi al Csm e all’Anm – quando ne facevo parte – definivamo come magistrati onorari aggregati, impegnati sempre a portare avanti nelle loro campagne di stampa le verità rivelate dei loro referenti tra le correnti in magistratura”.
La vera inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 è quella che arriva dalle parole di Luca Palamara. Non è stata certo quella scialba e un po’ imbarazzante che si è svolta in Cassazione, con il solito modello “a distanza e in sicurezza”. In compenso le cose importanti – come quella su citata – si sono sentite in occasione della presentazione tenutasi nella sede del Partito Radicale a Roma del libro “Il Sistema”. Scritto a quattro mani dal direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti proprio con il “neo capro espiatorio delle magagne in toga”, l’ormai reietto Luca Palamara.
Quest’ultimo, che quel tipo di stampa e di giornalismo che va a braccetto con quel tipo di magistratura vorrebbero fare passare da pazzo e delinquente come fece la mafia con Joe Valachi – piuttosto che dar lui almeno la dignità di un Tommaso Buscetta della categoria, o, non sia mai, quella di uno che ha scelto di sacrificarsi per tutti confessando i misfatti della casta – mena fendenti a destra e a manca.
Non solo nelle rivelazioni ex post di una venticinquina d’anni di storia d’Italia, dalle sentenze contro Silvio Berlusconi a oggi in particolare, ma anche nella chiamata in causa di istituzioni terze alla magistratura stessa. Vedi la attuale Presidenza della Repubblica. Asseritamente e inspiegabilmente ansiosa di piazzare un suo vecchio amico come procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
Manovra che Palamara oggi svela nel libro precisando di avere detto “no” alle sollecitazioni in materia che gli arrivarono quando era potente. Il libro è ovviamente una miniera anche per le rivelazioni su Henry John Woodcock e le sempre asserite indegne manovre per incastrare l’ex premier Matteo Renzi puntando su inchieste che riguardavano i genitori. Ma soprattutto appare in ogni caso una sia pur tardiva scelta di verità del tutto in contrapposizione con l’aplomb della cerimonia dei vari anni giudiziari in un paese in cui la giustizia non funziona. Quando non fa orrore.
È di oggi in un pezzo di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera (imperdibile) la cronaca delle lunghe code di persone colpite da ingiusta detenzione preventiva – e poi assolte nel successivo lungo quando non interminabile processo – che chiedono i risarcimenti negli uffici giudiziari delle rispettive città. E sembra che le percentuali di questi errori per cui vengono chieste le dovute riparazioni vada da un caso su tre di media nazionale a una punta di due su tre che riguarda la Corte di Appello di Varese.
Diciamo che Palamara nella sua conferenza stampa di oggi con Sallusti ha fatto la sua contro-inaugurazione dell’anno giudiziario 2021. Quella fuori dai denti che ogni cittadino può comprendere. E allora oggi cosa è la magistratura italiana? Quella delle inaugurazioni di repertorio a distanza o quella che racconta Palamara?
Speriamo non sia una domanda retorica.
Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 18:03