Viro-star

Abbiamo rinunciato a Natale e feste comandate, abbiamo espiato gli stravizi estivi, abbiamo tinto l’Italia di rosso-galera o di arancio-libertà vigilata. Ci siamo scoperti molto più diligenti dei tedeschi, più vigilanti delle guardie carcerarie nei confronti dei trasgressori. Ma c’è qualcuno a cui nulla basta. Sono le Viro-star, i Covi-divi del momento, persone più gettonate delle Movie-star e delle Archi-star. Ora che il vaccino esiste, ed è comparso molto prima delle loro previsioni, gli Andrea Crisanti evocano crisantemi e prevedono stragi, dipingendo di nero anche quest’anno e pure il prossimo. Chi li critica è spesso tacciato di leonismo da tastiera, non avendo le competenze scientifiche per contrastare questi colossi del microbo. Ai quali siamo comunque grati, anche se qualche osservazione potremmo permettercela.

Ad esempio, polemiche e ruberie a parte, il fatto che, all’inizio della pandemia, era difficile trovare le mascherine, le cure non erano mirate e spesso errori in buona fede costavano la vita a pazienti in terapia intensiva. La storia si ripete con i vaccini: raramente case farmaceutiche hanno avuto, come in questo momento, un potere contrattuale così forte da sfidare Stati e la stessa Unione (parola grossa) europea. Ma, come per le mascherine che ora invadono il mercato, così il vaccino, la cui diffusione è partita con lo scatto di un vecchio diesel a precamera, entro pochi mesi inizierà ad essere diffuso in misura tale da contrastare validamente la pandemia, già attenuata dalle restrizioni di questi mesi. Dunque, le due linee si dovrebbero incrociare in tempi ragionevoli.

Certo, accanto alle Viro-star nostrane ci sono quelle americane come la leggenda Anthony Fauci, il quale, però, ha altri problemi: una pandemia Usa realmente incontrollabile, che gli ha fatto ipotizzare addirittura una doppia mascherina da indossare perché una non filtrerebbe a sufficienza. Oppure Angela Merkel che, sullo zerbino della porta d’uscita, evoca un futuro nero dopo un recente passato stile Oktoberfest. Ma sono i crisantemi del nostro vivaio a martellare sempre più forte, incuranti del morale sempre più nero della popolazione e, soprattutto, di quelle categorie che vedono la tristezza e l’inattività come un lusso che non possono permettersi, perché rischiano di salvarsi dal virus per poi morire di fame. Forse questo non l’ha studiato la professoressa Ilaria Capua, la quale riceve gettoni televisivi cospicui per togliere speranze, chiudendo persino gli spiragli da cui la luce si comincia a vedere. E viene da chiedersi che senso abbia terrorizzare gente in fondo disciplinata e, comunque, costretta alle restrizioni dal governo prima che dagli scienziati. Dunque, seguiamo con interesse la diffusione dei vaccini contro il Covid, ma anche contro le Viro-star, terrorizzate dalla scomparsa di una pandemia che le farà ripiombare nell’ombra mediatica.

Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 11:21