Commercio: variante inglese “buca” le mascherine chirurgiche, serve più sicurezza

Brutte notizie per i lavoratori del commercio: la variante inglese del Covid “buca” le mascherine nei luoghi chiusi. Non solo: contagia anche chi si attiene alle disposizioni di sicurezza. Questa la dichiarazione di Pier Luigi Bartoletti, il responsabile della task force anti-contagio Uscar (Unità speciale di continuità assistenziale regionale) dei medici e degli infermieri volontari di Roma: “Se indossiamo le mascherine chirurgiche o di stoffa in un luogo chiuso e non areato, senza mantenere la distanza di sicurezza, il virus inglese penetra meglio nelle mucose e quindi la probabilità di infettarsi aumenta”. Mentre “se utilizziamo le mascherine Ffp2, Ffp3, che esercitano una azione filtrante, il pericolo non sussiste. Dobbiamo adottare misure più rigide per evitare il contagio”.

“Quanto apprendiamo dal responsabile della task force anti-contagio Uscar dei medici e degli infermieri volontari di Roma è estremamente preoccupante – ha affermato Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – e rende inefficaci i protocolli anti-Covid attuati da pressoché tutte le aziende del commercio”.

“Stiamo già inviandole note con la richiesta di aggiornamento dei dispositivi di protezione individuale alle aziende della Gdo – ha terminato il rappresentante sindacale – perché appare ovvio che lavorare otto ore al giorno in un luogo chiuso con l’impossibilità di mantenere le distanze di sicurezza, alla luce di queste nuove evidenze scientifiche, mette a rischio la salute di ben tre milioni di lavoratori. Il virus muta e noi dobbiamo avere la capacità di adattare le norme di sicurezza alle sue mutazioni. E se questo comporta uno sforzo economico lo si faccia senza indugi. Perché la vita dei lavoratori vale molto di più dei profitti delle multinazionali”.

Aggiornato il 28 gennaio 2021 alle ore 15:04